Alla Biblioteca Bernardini “Aldo Giuffré, una vita per lo spettacolo. 1924 – 2024”
“Questa è una professione scritta sull’acqua di cui non resta null’altro che il ricordo, l’esempio, l’insegnamento.
Con la nuova tecnologia lasciamo qualche cassetta, ma è poca cosa, fredda rispetto alla passione, al sangue che c’è in quest’arte”.
Aldo Giuffré
Anche Lecce, nella ricorrenza del centenario della nascita, rende omaggio alla maestria di Aldo Giuffrè; dopo le celebrazioni tenute negli scorsi mesi a Napoli, con la mostra dedicata all’attore e regista – grazie alla donazione della moglie Elena Pranzo Zaccaria Giuffré – negli spazi della Biblioteca Nazionale; l’intitolazione della scalinata in via Sanfelice al Vomero e l’evento al Teatro Mercadante, giovedì 3 ottobre 2024, alle 18.30, la vita e l’arte dell’attore saranno ricordati in una serata a lui dedicata. Intervengono con Elena Pranzo Zaccaria Giuffrè, il Sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone; Francesco Ceraolo, professore associato in Discipline dello spettacolo dell’Università del Salento; Luca Bandirali, critico cinematografico e ricercatore del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento; gli attori Angela De Gaetano, Simone Franco e Piero Rapanà.
Attore, regista, doppiatore, scrittore Aldo Giuffré, nasce a Napoli il 10 aprile del 1924. Suo padre, contrabbassista al Teatro San Carlo di Napoli, muore quando lui ha solo dodici anni.
La sua voce annuncia la fine della II Guerra Mondiale
La sua carriera inizia quando, giovanissimo, viene assunto alla RAI come annunciatore radiofonico, un’esperienza che lo porterà per un breve periodo a Roma: sua è la voce che il 25 aprile 1945, da via Asiago, annuncia agli italiani la fine del secondo conflitto mondiale.
Il Teatro
Nel 1946 entra nella compagnia di Eduardo De Filippo. Nel corso delle quattro stagioni passate a recitare con il celebre maestro assimila una spontaneità nella recitazione e una versatilità che gli saranno utili nel corso della sua lunga carriera teatrale in cui sarà ottimo interprete di opere in lingua napoletana come di testi classici (da Cechov a Goldoni a Pirandello). Spaziando dal dramma alla commedia; diretto da registi come Luchino Visconti, Giorgio Strehler o Virginio Puecher, calca le tavole di celebri palcoscenici – il Teatro di Roma, il Piccolo di Milano o lo Stabile di Palermo – accanto a interpreti come Andreina Pagnani, Renzo Ricci, Anna Magnani.
Nel 1972 dà vita con il fratello Carlo, ad una sua compagnia, debuttando con la commedia “Un coperto in più” scritta da Maurizio Costanzo. Le loro messe in scena, che comprendono un vasto repertorio di commedie e farse in napoletano, riscuotono gran consenso di pubblico tanto che, nel 1983, ai due fratelli viene consegnato il “Premio Positano” per aver ottenuto il più alto incasso al botteghino fra tutte le compagnie di prosa italiane. Fra i testi portati in scena con maggior successo figurano: “Francesca da Rimini” di Antonio Petito, “A che servono questi quattrini?” e “I casi sono due”, entrambe di Armando Curcio e, soprattutto, “La Fortuna con l’effe maiuscola”, scritta da Eduardo e dallo stesso Curcio.
Il cinema
Durante i suoi anni di impegno nella compagnia di De Filippo avviene anche l’incontro con il grande schermo. Il suo esordio cinematografico è nel film “Assunta Spina” con Anna Magnani nel 1947 per la regia di Mario Mattoli. Seguiranno, negli anni, 197 film. Tra le sue più intense interpretazioni si segnalano l’eroico marinaio Pitrella di “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy, del 1962; il popolano napoletano Pasquale Nardella nell’episodio “Adelina” inserito in “Ieri, oggi, domani” di Vittorio De Sica, del 1963; il capitano nordista Clinton – interpretazione molto apprezzata negli USA – in “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone, del 1966; il balordo Cocò in “Mi manda Picone” di Nanni Loy, del 1984, che gli vale il premio David di Donatello come migliore attore non protagonista.
La televisione
Molto consistente, forse al pari del teatro, è la sua attività in televisione dove partecipa a romanzi sceneggiati (tra cui “La trincea”, del 196,1 che inaugura le trasmissione del secondo canale RAI, e “La figlia del capitano” del 1965), commedie moderne (“Le donne oneste”, “La maschera e il volto”, del 1965), classici della letteratura (Shakespeare, Schiller, Puskin, Tolstoj) e serie TV (“Le avventure di Laura Storm”, del 1965), arrivando persino a condurre trasmissioni di varietà come “Senza rete” nel 1973 e partecipando alla celebre “Canzonissima”. In questi stessi anni si avvicina al doppiaggio e la sua voce continua a passare anche attraverso l’etere con radiodrammi, testi teatrali e trasmissioni di intrattenimento come “Gran Varietà”, “Voi ed io”, “Ciao domenica”. In televisione vengono anche trasmesse le commedie che lo vedono interprete accanto a Peppino De Filippo.
Nel giugno del 1979, Giuffré è costretto a sottoporsi a un intervento per carcinoma spinocellulare della corda vocale sinistra ma la sua carriera non si ferma. Tra l’88 e l’89 partecipa ai film “Scugnizzi” di Nanni Loy, “L’ultima scena” di Nino Russo e “Mortacci” di Sergio Citti.
Tornerà al cinema nei primi anni del 2000 con i film “Il mare non c’è paragone” nel 2001, di Eduardo Tartaglia, “La repubblica di San Gennaro” del 2001, di Massimo Costa e “Rosa Funzeca” del 2002, di Aurelio Grimaldi, con Ida De Benedetto..
La scrittura
Negli anni Ottanta, Aldo Giuffré da avvio alla scrittura del suo primo romanzo “Viaggio con amore” edito nel 1985 con la prefazione di Dacia Maraini e successivamente rieditato nel 2003. Seguono “Amici come prima” (del 2003); “I Coviello” (del 2007) lungo racconto dedicato all’epopea di una famiglia di guitti e “La meravigliosa storia di Antonio Maraviglia” (del 2009).
Muore all’età di 86 anni, il 26 giugno del 2010, all’Ospedale San Filippo Neri di Roma.