HomeCronaca e AttualitàGLI AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA DI PUGLIA ATTUA LO SCIOPERO DELLA FAME AD OLTRANZA

GLI AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA DI PUGLIA ATTUA LO SCIOPERO DELLA FAME AD OLTRANZA

GLI AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA DI PUGLIA ATTUA LO SCIOPERO DELLA FAME AD OLTRANZA

Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe:

La goccia che ha fatto traboccare il vaso pieno di sacrifici, stress, malesseri e maltrattamenti, è stata la teatrale operazione dei carabinieri – sotto la regia della Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere – con cui, con procedure da smantellamento di organizzazione camorrista,  sono stati notificati ai poliziotti penitenziari in servizio presso il carcere campano, avvisi  di garanzia per ipotesi di reati accaduti durante le rivolte.

Sicuramente la magistratura farà chiarezza su tutto, compresa la denuncia penale che il SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, presenterà per l’eventuale violazione dell’articolo 431 codice penale  per l’umiliazione e l’offesa della dignità professionale di un Corpo di Polizia che da solo ha fatto fronte alle rivolte ben congegnate, come stanno verificando varie inchieste,  per  ricattare lo Stato.

Peccato che tale solerzia non ci sia ancora  nei confronti di chi ha minacciato, pestato, distrutto, mandato all’ospedale poliziotti, avvalorando  le molte  tesi che parlano di  carceri  in mano ai delinquenti.

Abbiamo notizia che i detenuti  di Santa Maria C.V., dopo aver  brindato, con  i familiari  che avrebbero  fatto festa con fuochi pirotecnici ricordandoci pagine amare della storia di questo Paese quando venivano ammazzati o fatti saltare in aria dalla criminalità servitori della Stato, hanno ripreso quello che  viene meglio loro,  seminare distruzione  e mandare all’ospedale poliziotti.

Tutto ciò grazie anche ai  Garanti dei detenuti, un poltronificio nazionale  creato da una certa politica non per vigilare(a nostro parere) sulla correttezza delle azioni in carcere, ma per picchiare in una direzione unica(smantellare il sistema penitenziario, compresa  l’eliminazione del 41 bis ecc.),  tra la disattenzione se non la compiacenza   di strutture dello Stato e  dell’informazione che a parole si dicono inarridite.

Eppure basterebbe che qualsiasi cittadino  si legga l’articolo 69  dell’ordinamento penitenziario   per rendersi conto che esiste già un “garante dei detenuti” molto più competente e professionale di questi personaggi, (in molte  occasioni strapagati centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici,) che è il magistrato di sorveglianza.

Il SAPPE chiede all’inquilino di via Arenula di battere un colpo perché, dopo essere sparito quando le rivolte sono scoppiate, ora non lo vediamo intervenire per  stigmatizzare comportamenti che colpiscono al cuore la dignità di dei poliziotti penitenziari,  già giudicati e condannati da una certa politica e stampa.
Chiediamo poi  al Ministro ed al Capo del DAP di spiegare ai poliziotti,  come si devono d’ora in poi, comportare per  fronteggiare  eppoi sedare le rivolte violente da parte dei detenuti senza scrupoli, visto che loro sono autorizzati ad aggredire, picchiare, distruggere senza pietà, ma non possono essere toccati nemmeno con un fiore.

Abbiamo provato a chiedere una commissione parlamentare d’inchiesta alla senatrice 5 stelle, Piarulli (ex direttore di carcere) per capire che gioco politico si sta realizzando, visto che le rivolte hanno dimostrato (cosa già nota agli addetti ai lavori),   che nelle carceri comandano i detenuti che in qualsiasi momento, con sincronismo perfetto,  possono metterle a fiamme e fuoco.

Come pure vogliamo capire il perché non si sono volute costruire nuove carceri per evitare il sovraffollamento dei detenuti,   che poi danno la stura a benefici come amnistie, condoni, riduzione scandalosa delle pene ecc.ecc., nonché il perché si è azzerata la sicurezza dei penitenziari Italiani,  riducendo sistematicamente gli organici  e delegittimando la polizia penitenziaria, unico baluardo di legalità.

Basterebbe che i politici di qualsiasi schieramento facessero un giro nelle carceri pugliesi (la senatrice Piarulli lo sa), per accorgersi che un manipolo di poliziotti, non può garantire alcuna sicurezza poiché costretto     a  gestire   nelle ore pomeridiane, serali e notturne, diverse centinaia di detenuti!
Invece, nonostante  14 detenuti morti, 72 evasi ufficiali (molti di più ufficiosi) e decine di milioni di danni, non c’è stata nessuna inchiesta ministeriale (almeno per quanto è dato sapere), nessun  giornalista famoso ha dedicato l’attenzione che questi fatti meritavano, quando poi hanno fatto maratone di ogni tipo con decine se non centinaia  di ore di trasmissioni televisive,  o fiumi  di inchiostro su vari giornali, per seguire, per esempioil caso  CUCCHI,  dando addosso alla polizia penitenziaria in maniera spregevole, e senza poi nemmeno una pur minima scusa.

Come pure, se escludiamo qualche politico,   nessuno ha perso un solo minuto del suo tempo per queste tragedie, forse perché erano chiare le responsabilità di una politica penitenziaria fallimentare che sembra voglia la criticità,    solo partorire provvedimenti favorevoli per i detenuti,  che umiliano ancora di più la legalità e  le vittime dei delitti.

Così  ora per sviare l’opinione pubblica su una questione molto grave che qualche tv in solitario sta facendo emergere(grazie Giletti),   sono partite in pompa magna le indagini su chi  ha subito le rivolte ,  ed ha cercato di  difendersi  dalla violenza di  questi delinquenti.

Forse se i poliziotti penitenziari fossero stati neri, profughi o clandestini, sarebbero stati meglio tutelati da uno Stato che, invece, li ha costretti per giorni a lavorare 13, 14, 15 ore  per evitare che il fiume in piena delle proteste rompesse gli argini, oppure per  far fronte alla grave emergenza del coronavirus,  evitando che le carceri diventassero dei focolai con le tragedie che ne sarebbero conseguite.

La rabbia dei poliziotti, invece, non si fermerà certo allo sciopero della fame ad oltranza iniziata   spontaneamente, nelle carceri pugliesi a partire da Taranto a Lecce, da Bari a Foggia, da Brindisi a Trani,  per solidarietà ai colleghi campani,  poichè  nei prossimi giorni per protestare contro uno Stato che sembra molto più attento ai delinquenti  che  non ai propri   fedeli servitori, presenteranno  per protesta  dimissioni di massa, perché così non si può più lavorare.

E non ci vengano a dire i politici buonisti e le loro associazioni che le rivolte le fanno poche migliaia di detenuti e gli altri sono belli e buoni,  poiché chi cerca  il passaporto per ritornare con rispetto nella società,  non può mettere la testa sotto la sabbia dichiarandosi estraneo ai fatti ; il reinserimento e i lauti  benefici a partire dai forti sconti di pena , semilibertà ,affidamento servizi sociali, detenzione domiciliare, permessi ecc.ecc., vanno  conquistati  con i fatti e  si devono  meritare anche affrontando con qualche rischio i più facinorosi,  per dimostrare la propria buona fede e voglia di riscatto; altrimenti il ravvedimento senza alcun impegno se non quello di dire che sono “uomini migliori” che “il carcere li ha fatti pensare” e tante banalità simili che piacciono molto ai radical chic,  è solo un grande bluff per abbindolare uno Stato che si dimostra sempre più  caino con i figli migliori.

 

redazione.lecceoggi@gmail.com

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