Guerra Hamas – Israele
Oggi è il 432° giorno di guerra
Media: “Hamas ha dato a Egitto lista ostaggi, accordo più vicino”
Hamas ha consegnato ai mediatori egiziani un elenco con i nomi degli ostaggi israeliani attualmente tenuti prigionieri dal gruppo. Lo ha riferito l’emittente saudita Al Arabiya citando ”contatti segreti” in corso per arrivare a un accordo. Fonti palestinesi hanno riferito ad Haaretz che i leader di Hamas all’estero hanno espresso una nuova flessibilità nei negoziati per il ritorno degli ostaggi e un accordo di cessate il fuoco a Gaza.
Il capo dello Shin Bet al Cairo, incontri sul Corridoio Philadelphi
Il capo dello Shin Bet Ronan Bar ha incontrato oggi al Cairo il capo dell’intelligence egiziana Hassan Rashad e alti ufficiali dell’esercito egiziano . Lo riferisce Walla. La visita, prevista qualche settimana fa, non è avvenuta nell’ambito dei negoziati sul rilascio degli ostaggi, bensì sulla questione della sicurezza al confine tra Egitto e Striscia di Gaza, ossia sul controllo del Corridoio Philadelphi. La delicata questione entra inevitabilmente nei negoziati anche con Hamas. “Questa visita è stata molto importante, ma questa non è la delegazione che dovrebbe discutere i dettagli dell’accordo per la liberazione dei sequestrati e il cessate il fuoco a Gaza”, ha detto una fonte a conoscenza dei dettagli. In Israele intanto, riferisce il sito di notizie, c’è un cauto ottimismo riguardo alla possibilità di riuscita dell’accordo per la liberazione degli ostaggi. Si tratta di un accordo parziale in base al quale verranno rilasciate donne, uomini di età superiore ai 50 anni e rapiti in gravi condizioni mediche. “Fino a poco tempo fa, il punto di partenza era che Hamas non voleva un accordo, ora sembra che le cose stiano cambiando, che Hamas potrebbe aver cambiato idea. C’è la possibilità di raggiungere un accordo nel prossimo mese”, ha detto un funzionario israeliano.
Netanyahu al processo per corruzione: “Sono vessato dai media”
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è salito per la prima volta sul banco dei testimoni nel suo annoso processo per corruzione, affermando di essere perseguitato per le sue politiche di sicurezza da falco. Netanyahu, 75 anni, è il primo primo ministro israeliano in carica a essere accusato di un reato. Egli sta testimoniando nello stesso momento in cui Israele è impegnato in una guerra a Gaza e sta affrontando nuove possibili minacce poste dalle turbolenze regionali, anche in Siria. La scorsa settimana i giudici hanno stabilito che Netanyahu, incriminato nel 2019, deve testimoniare tre volte a settimana, costringendo il longevo leader israeliano a destreggiarsi tra l’aula del tribunale e la war room del ministero della Difesa israeliano, a pochi minuti dal Palazzo di giustizia. Ha testimoniato per circa quattro ore e riprenderà a farlo mercoledì. Per due volte il suo segretario militare gli ha consegnato messaggi scritti, la prima volta richiedendo una pausa e sottolineando il fatto che deve fare il doppio lavoro come primo ministro. Leader del partito di destra Likud, Netanyahu ha attaccato i media israeliani per la loro posizione, definita di sinistra, e ha accusato i giornalisti di averlo vessato per anni perché le sue politiche non erano in linea con la spinta per uno Stato palestinese. “Ho aspettato per otto anni questo momento per dire la verità”, ha detto Netanyahu alla corte di tre giudici. “Ma sono anche un primo ministro… Sto guidando il paese attraverso una guerra su sette fronti. E penso che le due cose possano essere fatte in parallelo”. Netanyahu è stato incriminato in tre casi relativi a regali da parte di amici milionari e per la presunta ricerca di favori normativi da parte di magnati dei media in cambio di una copertura giornalistica favorevole. Egli nega ogni illecito e si è dichiarato non colpevole. “Se avessi voluto una buona copertura, tutto ciò che avrei dovuto fare sarebbe stato dare un segnale verso la soluzione dei due Stati. … Se mi fossi spostato di due passi a sinistra sarei stato acclamato”, ha detto. Durante la testimonianza è rimasto in piedi anziché seduto al banco dei testimoni. In lunghe risposte, si è presentato come un convinto difensore della sicurezza di Israele, resistendo alle pressioni delle potenze internazionali e dei media nazionali ostili.
Netanyahu ha sorriso con sicurezza quando è entrato nel tribunale distrettuale di Tel Aviv verso le 10 del mattino. Il processo è stato spostato da Gerusalemme per ragioni di sicurezza non divulgate e si è svolto in un’aula sotterranea. Prima che Netanyahu salisse sul banco degli imputati, il suo avvocato Amit Hadad ha esposto ai giudici quelle che, secondo la difesa, sono le falle fondamentali dell’indagine. I procuratori, ha detto Hadad, “non stavano indagando su un crimine, ma su una persona”. Alcune decine di manifestanti si sono radunati all’aperto, alcuni dei quali sostenitori e altri che chiedevano a Netanyahu di fare di più per negoziare il rilascio di circa 100 ostaggi ancora detenuti da Hamas a Gaza.
Manifestazione contro Netanyahu all’esterno del tribunale
Un gruppo di dimostranti ha manifestato davanti al tribunale di Tel Aviv contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che oggi è salito per la prima volta sul banco dei testimoni nel processo che lo vede coinvolto per presunta corruzione. È accusato di frode, violazione della fiducia e accettazione di tangenti in tre casi distinti. Tra i manifestanti anche alcuni dei familiari degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas a Gaza. Su un cartello con una foto del figlio del premier, Yair, si legge: “I nostri figli sono sul campo di battaglia, il tuo sulla spiaggia di Miami
Fonti egiziane a Yedioth Ahronoth: “Molto vicino” l’accordo sugli ostaggi
Un alto funzionario egiziano ha riferito a Ynet che l’annuncio di un accordo che porterà ad un cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi è “molto vicino”. Il funzionario ha aggiunto che questa settimana è prevista la partenza di una delegazione israeliana per il Cairo, per un incontro presso la sede dell’intelligence, durante il quale verranno consegnate le liste dei rapiti da scambiare con i detenuti palestinesi. Hamas ha fatto capire all’Egitto che “ci sono maggiori possibilità di prima di concludere un accordo” in cambio del rilascio dei detenuti e del ritiro di Israele dall’asse di Filadelfia e da altre zone di Gaza.
Francia, Germania e Regno Unito esortano l’Iran a fermare l’escalation nucleare
La Francia, la Germania e la Gran Bretagna hanno esortato oggi l’Iran “a mettere immediatamente fine alla sua escalation nucleare”, secondo i portavoce dei tre ministeri degli Esteri, che condannano le misure adottate da Teheran per aumentare in modo netto il ritmo di produzione di uranio fortemente arricchito.