Guerra Hamas – Israele
Oggi è il 561° giorno di guerra
In una nota il Pentagono annuncia che gli Stati Uniti ridurranno il numero di soldati schierati in Siria nei prossimi mesi
Gli Stati Uniti ridurranno il numero di soldati schierati in Siria da circa 2.000 a meno di1.000 nei prossimi mesi, ha dichiarato il Pentagono. “Oggi il Segretario alla Difesa ha ordinato il consolidamento delle forze statunitensi in Siria… in località selezionate”, ha dichiarato il portavoce del Pentagono Sean Parnell in una nota. “Questo processo ponderato e basato su determinate condizioni ridurrà la presenza statunitense in Siria a meno di 1.000 soldati nei prossimi mesi”, ha affermato.
Almeno 80 i morti negli attacchi statunitensi che ieri hanno colpito un porto di rifornimento nello Yemen
Sono saliti ad almeno 80 i morti negli attacchi statunitensi che ieri hanno colpito un porto di rifornimento nello Yemen. Lo hanno dichiarato i ribelli Houthi, ribadendo che si tratta dell’attacco più mortale della campagna di 15 mesi di Washington contro il gruppo sostenuto dall’Iran. Gli attacchi al porto di Ras Issa miravano a interrompere rifornimenti e finanziamenti per i ribelli, che controllano vaste aree del Paese più povero della Penisola Arabica, ha dichiarato l’esercito statunitense. L’emittente televisiva dei ribelli, Al-Masirah, citando funzionari locali, ha dichiarato che il bilancio dell’attacco è “salito a 80 morti e 150 feriti”. In seguito ai raid, gli Houthi hanno annunciato attacchi missilistici contro Israele e due portaerei statunitensi, con l’esercito dello Stato ebraico che ha dichiarato di aver intercettato un missile lanciato dallo Yemen. Manifestanti, al grido di “Morte all’America! Morte a Israele”, si sono radunati nelle città controllate dai ribelli in tutto il Paese, inclusa una grande manifestazione nella capitale Sanaa. “Il rafforzamento militare americano e la continua aggressione contro il nostro Paese porteranno solo a ulteriori contrattacchi, scontri e confronti”, ha dichiarato alla folla aSanaa il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree.
Hezbollah “non permetterà a nessuno di disarmarlo”. Lo ha assicurato il leader del gruppo libanese Naim Qassem
Hezbollah “non permetterà a nessuno di disarmarlo”. Lo ha assicurato il leader del gruppo libanese Naim Qassem, mentre Washington fa pressione su Beirut affinchè costringa il movimento filoiraniano a consegnare le armi.”Non permetteremo a nessuno di disarmare la resistenza” contro Israele, ha dichiarato Qassem in un intervento su un canale televisivo affiliato a Hezbollah, “dobbiamo cancellare questa idea di disarmo dal dizionario”.Poche ore prima un altro funzionario di Hezbollah ha dichiarato che il gruppo rifiuta di discutere la consegna delle armi a meno che Israele non si ritiri completamente dal Libano meridionale e non cessi la sua “aggressione”.
“Non si tratta di disarmare”, ha dichiarato Wafic Safa in un’intervista alla stazione radio Al-Nur di Hezbollah “Ciò che il presidente libanese Joseph Aoun ha detto nel suo discorso d’insediamento è una strategia difensiva”.Safa, considerato un ‘falco’ della fazione più radicale del movimento, ha risposto alle parole con cui Aoun ha annunciato di voler “fare del 2025 l’anno in cui il possesso delle armi sarà prerogativa dello Stato” rilanciando sul ruolo che Hezbollah ha nella resistenza a Israele. “Non sarebbe logico che Israele prima si ritirasse, poi rilasciasse i prigionieri, poi cessasse la sua aggressione e solo dopo discutessimo di una strategia difensiva?” ha detto, sottolineando che bisogna pensare a come proteggere il Libano, non a consegnare le armi.