HomeLe donne nella storiaLA DONNA NELLA STORIA: RITA LEVI-MONTALCINI

LA DONNA NELLA STORIA: RITA LEVI-MONTALCINI

LA DONNA NELLA STORIA: RITA LEVI-MONTALCINI

Seconda parte segue da venerdì 26 Marzo 2021

Nel 1946 il biologo Viktor Hamburger, la invitò a St.Louis per proseguire le sue ricerche e a cercare di comprendere la natura delle differenze dei risultati ottenuti. Continuò, quindi, le ricerche embrionali sui polli portando sul terreno sperimentale il problema delle relazioni tra neuro sviluppo e periferia organica. Innestando in embrioni di pollo frammenti di speciali tumori, poté osservare il prodursi di un “gomitolo” di fibre nervose a carico delle cellule gangliari, deducendone l’ipotesi di un fattore chimico, liberato dal tessuto ospite e attivo sullo sviluppo dei neuroni. Tra la fine del 1950 e il 1951, agganciandosi alle ricerche dell’embriologo Elmer Bueker, delineò l’idea di un agente promotore della crescita nervosa, presentando nel dicembre 1951 la sua tesi che cercava di spiegare la differenziazione dei neuroni e la crescita di fibre nervose, l’esistenza di fattori liberati da altre cellule capaci di controllare questa differenziazione. La tesi venne approfondita e precisata con nuove esperienze, condotte nel 1952 con la coltura in vitro all’Istituto di biofisica dell’ Università di Rio de Janiero in collaborazione con Hertha Meyer.

Rimase negli USA sino al 1977, realizzando gli esperimenti fondamentali che la condussero, nel 1951/1952, durante la sperimentazione di un trapianto di tumore di topo sul sistema nervoso dell’embrione di un pulcino, alla scoperta del fattore di crescita nervoso, una proteina che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche. Nel 1954, giunse all’isolamento di una frazione nucleoproteica tumorale e all’identificazione di tale sostanza presente in quantità ingenti nel veleno dei serpenti e nella ghiandola salivare dei topi: una proteina che viene sintetizzata da quasi tutti i tessuti e in particolare dalle ghiandole esocrine, con cui meglio accertò la molecola proteica tumorale chiarificandone i meccanismi di crescita e di differenziazione cellulare. Designata come Nerve growth factor (NGF), essa si sarebbe dimostrata attiva sul differenziamento, il trofismo e il tropismo di determinati neuroni del sistema nervoso periferico e del cervello.[ La loro ricerca è stata di fondamentale importanza per la comprensione della crescita delle cellule e degli organi e svolge un ruolo significativo nella comprensione del cancro e di malattie come l’Alzheimer ed il Parkinson.

Questa scoperta “andava contro l’ipotesi dominante nel mondo scientifico che il sistema nervoso fosse statico e rigidamente programmato dai geni”. Sviluppi successivi poterono chiarire appieno il significato di questa scoperta: alcune cellule del sistema simpatico sono stimolate dall’organo di cui regolano l’attività, una maggior richiesta è in grado di modificare in senso ipertrofico le cellule di questo sistema. Dopo aver sperimentato che, trattando alcuni topi con un siero Lyon-NGF, questi presentavano gravi problemi neuroendocrini, dovuti ad alterazioni irreversibili dell’ipotalamo, Rita Levi-Montalcini lo utilizzò per controllare la crescita dei tumori delle cellule nervose.

Ottavia Luciani

Fine seconda parte seguito venerdì 9 Aprile 2021

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