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LA GUERRA IN UCRAINA

LA GUERRA IN UCRAINA

Oggi è il 182° giorno di guerra

UCRAINA, OGGI LA GIORNATA DELL’INDIPENDENZA

Si celebra oggi in Ucraina l’indipendenza dalla Russia, risalente al 1991. Oggi però sono anche sei mesi dall’invasione russa dell’Ucraina, con i bombardamenti che non hanno mai avuto fine ma con una resistenza che non demorde. La Turchia ha chiesto nelle scorse ore alla Russia di lasciare la Crimea.

Ieri, voluto dal presidente Zelenski come segno di speranza, è cominciato il campionato di calcio ucraino.

 

Mosca: A Zaporizhzhia “ogni giorno il rischio di un incidente radioattivo”

I combattimenti vicino la centrale nucleare di Zaporizhzhia comportano “ogni giorno il rischio di un incidente radioattivo” che “avrebbe conseguenze catastrofiche per l’intero continente europeo”. Lo ha dichiarato il rappresentante della Russia alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “La situazione si è ulteriormente deteriorata, gli ucraini bombardano il territorio della centrale praticamente ogni giorno”, ha affermato il diplomatico, secondo il quale i soldati della quarantaquattresima brigata d’artiglieria ucraina stanno colpendo i dintorni della struttura con obici da 150 millimetri.

Con i bombardamenti nei dintorni della centrale nucleare di Zaporizhzhia, l’Ucraina “sta tenendo i cittadini europei ostaggio di un ricatto nucleare”, ha aggiunto Nebenzya.

Secondo il diplomatico russo, le azioni attribuite da Mosca a Kiev sono una conseguenza della “criminale accondiscendenza” dei sostenitori occidentali dell’Ucraina, i quali “continuano a vivere in una realta’ parallela dove i russi si bombardano da soli la centrale che stanno difendendo”. Nebenzya ha poi smentito nuovamente le voci su maltrattamenti commessi dai militari russi ai danni del personale ucraino della centrale e ha assicurato che nell’infrastruttura “c’è un’atmosfera salutare e collaborativa”. Il rappresentante russo ha poi negato ancora una volta che le forze di Mosca nascondano armi pesanti nel territorio della centrale e ha auspicato che l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica possa inviare una sua missione presso la centrale “nell’immediato futuro” allo scopo di “appurare la verità”.

 

Kiev chiede la presenza permanente dell’Aiea

La risposta dell’Ucraina è arrivata dal rappresentante permanente alle Nazioni Unite, Sergiy Kyslytsya, che ha chiesto una “presenza permanente” dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia “in attesa che gli ucraini ne riprendano il pieno controllo”. Durante la riunione, Kyslytsya ha ricordato che Kiev chiede da tempo una missione dell’Aiea presso l’infrastruttura, rimasta coinvolta nelle ostilità.

“La Russia continua a prendere in giro la comunità internazionale convocando riunioni per discutere le sue stesse provocazioni, il suo stesso terrore”, ha aggiunto il diplomatico, auspicando che l’arrivo del personale Aiea “consenta alla comunita’ internazionale di avere elementi per capire davvero cosa sta succedendo e non sia uno show russo”.

Kyslytsya ha respinto ancora una volta le accuse russe secondo le quali l’Ucraina e’ responsabile dei bombardamenti: “Nessuno dotato di consapevolezza puo’ immaginare che l’Ucraina possa bombardare una centrale nucleare sul suo stesso territorio, e’ la Russia che ci spinge tutti deliberatamente sull’orlo del disastro”.

Onu: “Subito accordo per la demilitarizzazione della centrale”

La vice segretaria generale per gli Affari politici delle Nazioni Unite, Rosemary DiCarlo, ha aperto la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia chiedendo a Russia e Ucraina di trovare “urgentemente un accordo” sulla demilitarizzazione dell’area. DiCarlo, che partecipa in luogo di Guterres assente per ragioni di agenda, ha ribadito la richiesta di “cessare immediatamente ogni attività militare”.

“Non ci deve essere alcun ulteriore spiegamento di forze, una centrale nucleare non può in alcun modo essere teatro di scontri”, ha proseguito la diplomatica, “dovrebbe essere raggiunto un accordo per la delimitarizzazione dell’area ma continuiamo ad assistere un’escalation e a rischi allarmanti di incidenti”. “Il buon senso devo prevalere”, ha concluso DiCarlo, avvertendo che “l’elettricità che proviene dalla centrale di Zaporizhzhia appartiene all’Ucraina”.

 

Pechino: soluzione politica per crisi Zaporizhzhia

Per scongiurare una catastrofe nucleare a di Zaporizhzhia occorre uno sforzo della comunità internazionale a sostegno di “un cessate il fuoco e una soluzione politica”. Lo ha dichiarato il vice rappresentante permanente della Cina alle Nazioni Unite, Geng Shuang, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. “È sconcertante che la centrale sia ancora sotto bombardamento” ha affermato il diplomatico cinese “non possiamo permettere che Chernobyl e Fukushima si ripetano”, ha proseguito Shuang, invitando Mosca e Kiev a esercitare la “massima moderazione” e auspicando una tempestiva missione dell’Aiea.

 

Zelensky sfida Putin: ci riprenderemo anche la Crimea

La vittoria, per l’Ucraina, passa dalla “riconquista” della Crimea. Alla viglia della festa per l’indipendenza dell’Ucraina, che cade il 24 agosto, il presidente Volodymyr Zelensky infrange il tabù del Cremlino, quel ritorno a casa della penisola annessa dalla Russia nel 2014 che Vladimir Putin considera come un assalto alla madrepatria. Uno scatto d’orgoglio, certo. Ma forse pure qualcosa di più, visti i recenti attacchi a basi e infrastrutture russe dislocate in Crimea. Insomma, mentre a Mosca pezzi da novanta del regime di Putin sfilano al funerale di Darya Dugina, a Kiev va in scena il secondo summit della Piattaforma per la Crimea, iniziativa lanciata l’anno scorso da Zelensky per sensibilizzare la comunità internazionale a non abbandonare la penisola al suo destino di occupazione russa. Un anno fa, missione quasi impossibile. Oggi, invece, suona tutt’altra musica. Sul palco, seppure virtualmente, si sono alternati oltre 40 tra premier e capi di Stato, tra cui Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Justin Trudeau, Mario Draghi e i vertici dell’Unione Europea. Il presidente polacco Andrei Duda ha invece sfidato i timori dello stesso governo ucraino, che ha vietato eventi di massa nella capitale fino a giovedì per paura di massicci attacchi missilistici russi, e si è recato di persona a Kiev. “La Crimea è ucraina e tornerà a far parte dell’Ucraina, come Rotterdam è parte dell’Olanda o Nizza è parte della Francia”, ha detto Duda. “Dopo i crimini di Bucha e la distruzione del Paese, Mosca non solo deve arretrare ai confini pre 24 febbraio ma deve riconoscere il diritto dell’Ucraina di tornare alle frontiere internazionalmente riconosciute”, ha rincarato la dose assicurando che la Polonia “resterà per sempre al fianco dell’Ucraina”.

luciani.2006@libero.it

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