L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO
LA LAMA DELL’ASSASSINO di Salvo Toscano
Ed eccola, la decima indagine avventurosa dei fratelli Corsaro: “La lama dell’assassino”.
Salvo Toscano ha una penna così immediata e accattivante che è capace di conquistare in poche pagine chi si accosta alle sue opere la prima volta, oppure rinnovare la magia dell’incontro con chi lo segue con affetto e attenzione, come la sottoscritta che non si perde un suo romanzo.
I fratelli protagonisti di questa serie, Roberto l’avvocato e Fabrizio il giornalista, sono carismatici, istintivamente veri e simpatici, hanno punti di forza, debolezze, una sottile ironia che li rende scanzonati quando serve, e una grande umanità e profondità che apprezziamo. Sono empatici, seri professionisti, conoscono cosa sia l’amore famigliare e sanno anche mostrarlo, in modalità diverse e personali, ma genuine.
La trama di questo nuovo romanzo è, come le precedenti, accattivante. Non ha importanza che siate amici da sempre dei personaggi principali, che sappiate o meno ciò che è accaduto in precedenza, il libro si regge benissimo da solo, comprensibile in ogni sua parte. Se comincerete da qui attenzione: vorrete recuperare i libri precedenti e saranno belle avventure.
La storia è raccontata a capitoli alternati tra Roberto e Fabrizio, con un io narrante in prima persona. Affrontiamo così l’indagine da due punti di vista diversi: quello del legale, che si trova a dover difendere un mafioso, e quello del giornalista a caccia di notizie e di scoop. Alcune cose le saprà prima uno, altre saranno appannaggio dell’altro, quando arriveranno a unire ciò che sanno e a fare squadra, il team Corsaro porterà alla luce la verità innalzando la tensione.
Tra le pagine però non sentiremo solo la loro voce, perché ci sarà chi si unirà a loro, una narratrice femminile, che racconterà qualcosa di amaro, qualcosa di terribile, ma anche qualcosa di dolce, alimentando così nel lettore domande ed emozioni.
Non c’è nulla di scontato in questo romanzo. A partire dal titolo che, lo scoprirete, è più profondo di quello che può apparire al primo impatto. Nell’opera l’autore parte da una scomparsa, per accendere ancora una volta i riflettori sulle tante persone che spariscono senza lasciare traccia nel nostro paese; prende spunto per narrare come a volte le indagini vengano bloccate e infilate su binari sbagliati per voglia di protagonismo, per carriera dei magistrati, perdendo tempo prezioso a volte irrecuperabile. Ho potuto fare così l’ennesima riflessione: a volte ci si accanisce alla ricerca di un colpevole, quello che magari piacerebbe di più all’opinione pubblica, che aiuta la scalata, invece di concentrarsi su il colpevole.
Non mancano momenti in cui ci si sofferma sui tanti che aprono la bocca senza sapere, magari solo per spingere un’idea, senza pensare ai danni che possono fare.
“La lama dell’assassino” parte da un tema circoscritto per divenire sempre più corale ed esplorare così la catena del male, le ripercussioni dolorose, anche a distanza di anni, che un solo evento può riverberare su più persone. Ed è così che capiamo perfettamente a quale assassino appartiene la lama che titola l’opera.
Le pagine finali lasciano spazio alla commozione, per una chiusura in grande stile.