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L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO

L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO

QUANDO TERESA SI ARRABBIÒ CON DIO di Alejandro Jodorowsky

Oggi vi suggeriamo un libro di Alejandro Jodorowsky, scrittore, poeta, drammaturgo e cineasta cileno di origine ebraica, “Quando Teresa si arrabbiò con Dio” pubblicato nel 1998. Una saga familiare che racconta con toni leggendari e tragicomici la vita degli antenati dell’autore.

Quando l’inondazione del fiume Denpr portò via il figlio prediletto, Teresa si arrabbiò con Dio, e con quanti credevano in lui, non perdonò al Creatore questa crudeltà e lo maledisse rinnegando la sua fede ebraica e decidendo di cambiare per sempre vita. Una storia ironica, magica, dissacrante, un’epopea familiare, una favola surrealista ai confini tra pazzia e genialità. Una serie di personaggi epici e fantastici, le cui avventure, attraverso stati e continenti, si tramandano di padre in figlio con la palese deformazione causata dalla memoria, dalla fantasia e dalla superstizione.
Di seguito un breve brano: «Nel 1903 mia nonna Teresa, madre di mio padre, si arrabbiò con Dio e anche con tutti gli ebrei di Dnepropetrovsk, in Ucraina, perché continuavano a credere in Lui malgrado la micidiale inondazione del fiume Denpr. Durante l’inondazione era morto Giuseppe, il suo figlio prediletto. Quando l’acqua aveva cominciato ad invadere la casa, il ragazzo aveva spinto in cortile un armadio e ci si era arrampicato sopra, ma il mobile non rimase a galla perché era gravato da trentasette trattati di Talmud… Dopo il funerale, inseguita dal marito e stringendo a sé i quattro piccini che le rimanevano, Giacomo e Beniamino, Lola e Fanny, fabbricati più per dovere che per passione, entrò come una furia in Sinagoga, interruppe la lettura del Levitico, capitolo 19, “Parla a tutta la congregazione dei figli di Israele, e di’ loro…”, e ruggì: “Sarò io a dirvi qualcosa!”. Irruppe nella zona che era vietata in quanto donna, spintonando gli uomini che travolti da un terrore infantile nascosero i volti barbuti sotto i manti di seta bianca, scagliò al suolo la sua parrucca, esibendo un lucido cranio arrossato dall’ira, e appoggiando il viso rugoso sulla pergamena del Torah imprecò rivolta alle lettere ebraiche:

“I tuoi libri mentono! Dicono che hai salvato il tuo popolo, che hai aperto il Mar Rosso con la stessa facilità con cui io taglio le carote, ma non hai fatto niente per il mio povero Giuseppe… Se quell’innocente non aveva alcuna colpa, quale monito hai voluto darmi? Che il tuo potere è illimitato? Questo già lo sapevo. Che sei un mistero insondabile, che ti devo dimostrare la mia fede accettando con rassegnazione questa sventura? Mai! Questo andrà bene per i profeti della taglia di Abramo, per coloro che possono alzare il coltello contro i loro figli, non per una povera donna come me. Con quale diritto mi chiedi tanto? Ho rispettato i tuoi 613 comandamenti, ho pensato a te senza posa, non ho mai fatto del male a nessuno, ho dato un santo focolare alla mia famiglia, ho cucinato e spazzato pregando, mi sono lasciata rasare la testa in tuo nome, ti ho amato più dei miei genitori, e tu, ingrato, che cosa mi hai fatto? Dinanzi al tuo potere di morte il mio bambino non è stato che un verme, una formica, un escremento di mosca. Non hai pietà! Sei un mostro! Hai creato un popolo eletto solo per torturarlo! Basta! Ti parla una madre che ha perso la speranza e perciò non ti teme! Ti maledico, ti nego, ti condanno al tedio! Resta pure nella tua Eternità, fa’ e disfa universi, parla e tuona, io non ti ascolto più. E’ definitivo e per sempre: fuori da casa mia, meriti solo il mio disprezzo! Mi punirai? Se anche mi riempirò di lebbra, se anche mi faranno a pezzi, e i cani si ciberanno della mia carne, non me ne importerà nulla. La morte di Giuseppe mi ha già ucciso”».

 

redazione.lecceoggi@gmail.com

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