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LE DONNE NELLA STORIA – COLOMBA ANTONIETTI

LE DONNE NELLA STORIA – COLOMBA ANTONIETTI

LE DONNE NELLA STORIA – COLOMBA ANTONIETTI

(Bastia Umbra 19 ottobre 1826 – Roma 13 giugno 1849. Morta per difendere Roma)

Di umili natali, Colomba, nata a Bastia Umbra il 19 ottobre 1826, figlia di Michele e di Diana Trabalza, si trasferì, giovanissima, con la famiglia a Foligno. Qui, appena quindicenne conobbe il conte Luigi Porzi,  cadetto delle truppe pontificie, con cui condivideva il cortile di casa. I due si parlavano dalle finestre delle rispettive stanze, e si incontrarono più volte scambiandosi una promessa di matrimonio, come rivelerà Porzi molti anni dopo. Purtropo, il diverso ceto cui le due famiglie appartenevano, ricca e nobile quella di Luigi, originaria di Imola, borghese quella di Colomba, determinava molte ostilità, verso questa unione, da parte di entrambe le famiglie, pur se per opposti motivi. Una volta che i giovani furono sorpresi a parlare dalle proprie finestre, scoppiò uno scandalo in seguito al quale il giovane fu trasferito a Senigallia, ma ciò non riuscì ad impedire che i due convolassero a nozze. La cerimonia nuziale fu officiata nella Chiesa della Misericordia di Foligno, all’una di notte del 13 dicembre 1846 Colomba sposò Luigi Porzi. Alla celebrazione erano assenti quasi tutti i parenti degli sposi, con l’unica eccezione del fratello di lei, Feliciano.

I novelli sposi partirono subito alla volta di Bologna, città in cui abitava la madre di Porzi, ma vi rimasero solo due mesi, prima di trasferirsi a Roma, dov’era di stanza il battaglione di Luigi, nel frattempo promosso tenente. Giunto a Roma, il militare fu arrestato per avere contratto matrimonio senza la necessaria autorizzazione e rinchiuso a Castel Sant’angelo con lo stipendio dimezzato. L’intervento di un suo zio, prelato, permise di revocare quest’ultima misura, ma Porzi dovette scontare ugualmente la reclusione, alleviata dalle quotidiane visite della moglie. Scontata la pena, uscito dalla galera, Luigi Porzi aderì alla Repubblica Romana e Colomba, romantica figura, per combattere al suo fianco, si tagliò i capelli e vestì l’uniforme da bersagliere.

Inizialmente affrontò le truppe borboniche nella Battaglia di Velletri (18 – 19 maggio 1849) e di Palestrina, dimostrando coraggio, valore ed intelligenza, tanto da meritarsi l’elogio di Giuseppe Garibaldi. Venuta a Roma, si impegnò nel soccorso dei feriti pur continuando a combattere; nell’assedio di Porta San Pancrazio morì sotto il fuoco dell’artiglieria francese, in difesa della Repubblica Romana. Colpita in pieno da una palla di cannone il 13 giugno 1849, spirò pochi istanti dopo tra le braccia del marito; la tradizione vuole che morendo abbia mormorato: “Viva l’Italia”.

Della sua tragica fine scrive Giuseppe Garibaldi nelle sue Memorie: « La palla di cannone era andata a battere contro il muro e ricacciata indietro aveva spezzato le reni di un giovane soldato. Il giovane soldato posto nella barella aveva incrociato le mani, alzato gli occhi al cielo e reso l’ultimo respiro. Stavano per recarlo all’ambulanza quando un ufficiale si era gettato sul cadavere e l’aveva coperto di baci. Quell’ufficiale era Porzi. Il giovane soldato era Colomba Antonietti, sua moglie, che lo aveva seguito a Velletri e combattuto al suo fianco. »

Fu sepolta dapprima nella Chiesa di San Carlo ai Catinari, dove era cappellano don Ugo Bassi; nel 1941 le sue spoglie furono traslate presso il Mausoleo Ossario Garibaldino sul Gianicolo, che accoglie i caduti nelle battaglie per Roma Capitale e per l’Unità d’Italia. Della sua figura tracciarono ammirati ritratti molte personalità del Risorgimento, tra le quali Domenico Guerrazzi, Felice Orsini, e lo stesso Giuseppe Garibaldi che di lei scrisse: «mi fece ricordare la mia povera Anita, la quale essa pure era sì tranquilla in mezzo al fuoco».

Due mesi dopo la morte nei combattimenti romani, Luigi Mercantini dedicò a Colomba Antonietti un’ode.

Il marito fuggì in Sud America. Visse inizialmente in Brasile, poi in Uruguay e in Argentina, prima di fare ritorno nuovamente in Uruguay, dove morì, nel 1900, a Canas de Montevideo. Nel mezzo secolo trascorso lontano dall’Italia non si è mai risposato

Riconoscimenti alla memoria

A Bastia Umbra: monumento costruito nel 1964 in Piazza Cavour, di fronte alla sede municipale. Sostituisce il precedente di Vincenzo Rosignoli, eretto nel 1910 in Piazza Mazzini, di cui riutilizza in parte l’impianto decorativo; inoltre la scuola media cittadina è intitolata proprio all’eroina risorgimentale ed a suo nome vi è anche la via, antistante la piazza principale della città, dove la donna visse durante l’infanzia, con una targa posta in quella che fu la sua abitazione.

A Roma: il suo busto è fra le Statue e monumenti dei patrioti sul Gianicolo.

A Foligno, Palazzo del Municipio (Sala consiliare): Colomba Antonietti muore per la difesa di Roma nel 1849 (1886/1887), affresco a tempera, di Mariano Piervittori.

A Foligno una pubblica via è intitolata a Colomba Antonietti dal 1865

L’attuale “Istituto tecnico per le attività sociali Colomba Antonietti” venne fondato e intitolato all’eroina umbra nel 1932 a Roma

A Medole una pubblica via è stata intitolata a Colomba Antonietti nel giugno 2012.

Anche a Cagliari le è stata intitolata una pubblica via nella frazione di Pirri.

 

Ottavia Luciani

redazione.lecceoggi@gmail.com

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