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LE DONNE NELLA STORIA: CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOIOSO

LE DONNE NELLA STORIA: CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOIOSO

Altra donna di rilievo nel nostro Risorgimento è Cristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano, 28 giugno 1808Milano, 5 luglio 1871) patriota che partecipò attivamente al movimento. Fu editrice di giornali rivoluzionari, scrittrice e giornalista.

Figlia di Gerolamo Trivulzio (17781812), discendente di una delle famiglie storiche dell’aristocrazia milanese e del celebre Gian Giacomo Trivulzio, e di Vittoria dei Marchesi Gherardini (17901836). Fu iscritta nei registri parrocchiali come Cristina Trivulzi. Varie furono le varianti del suo cognome: da Trivulzi a Triulzi o Triulzio, e lei stessa, fanciulla, si firmava Cristina Trivulzia, solo dopo la morte si imporrà la versione Trivulzio. In ogni caso di suoi nomi di battesimo furono: Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Clotilde Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura Trivulzio

Cristina orfana di padre a soli quattro anni, si affezionò al nuovo sposo di sua madre, Alessandro Visconti d’Aragona, ma questi, sfortunatamente, fu arrestato nel 1821 con l’accusa di aver partecipato ai moti carbonari. Tenuto in prigione per due anni, ne uscì distrutto a livello fisico e soprattutto nervoso. Per Cristina fu un nuovo colpo che determinò la formazione del carattere della giovane. Timida ed introversa trovò in Ernesta Bisi un’amica piuttosto che una semplice insegnante di disegno, con lei Cristina rimase sempre in contatto ed a lei confidò i suoi segreti. Cristina fu molto legata anche ai fratellastri, Alberto, Virginia “Valentina”, Giulia, Teresa. Fu proprio Ernesta Bisi, in seguito, a farla entrare nel movimento carbonaro che puntava a liberare la Lombardia dagli Austriaci.

Il momento più importante della giovinezza di Cristina fu il matrimonio con il giovane principe Emilio Barbiano di Belgiojoso, in Milano nel 1824, Cristina aveva solo sedici anni. L’unione non durò molto. Il principe, un gaudente, non era certo fatto per la vita coniugale, e Cristina iniziava a mostrare i segni dell’epilessia che la tormenterà a vita, condizionandola anche nei desideri sessuali. Sopportò molti tradimenti dal marito, ma quando scoprì il tradimento del principe con una sua amica personale, ebbe un risveglio del senso di dignità come si poté evincere da una sua lettera del 14 novembre 1828 inviata alla Bisi: «Credetti dovere al mio decoro, ed al mio titolo di moglie di non acconsentire formalmente alla continuzione delle sue relazioni con la Ruga». All’epoca non esisteva il divorzio e la coppia da quell’anno visse in regime di separazione, Cristina si avvicinò, a quel tempo ai movimenti per la liberazione. Il capo della polizia austriaca, Torresani, scoprì quasi subito l’attività di Cristina. Trivulzio di Belgiojoso ma visto il censo della stessa evitò di perseguitarla. La fece, però, spiare molto da vicino. Gli austriaci chiusero un occhio sulle sue frequentazioni perché il nonno di Cristina, il Marchese Maurizio dei Gherardini, fu Gran Ciambellano dell’Imperatore d’Austria e poi, fino alla sua morte, anche Ministro Plenipotenziario d’Austria presso il Regno Sabaudo. Un arresto della nipote avrebbe causato uno scandalo dagli sviluppi imprevedibili. Stanca dei pettegolezzi per il suo fallito matrimonio, logorata dall’azione spionistica della polizia Cristina lasciò la Lombardia pe recarsi a Genova. Per farlo ricorse ai favori non di Torresani ma del  governatore Strassoldo che nel 1828 le fece ottenere il passaporto. A Genova però, braccata dalla polizia austriaca e con la propria salute che la costringeva  a stare sempre più spesso a letto, non fu vita serena.  Il 1829 fu speso in viaggi nelle maggiori città italiane: Roma, Napoli e Firenze. Entrò subito nell’entourage di Ortensia di Beauharnais, ed è probabilmente in questo frangente che aderì alla carboneria. Il salotto della madre di Luigi Napoleone, il futuro Napoleone III, costituiva il quartier generale dell’attività carbonara romana. Cristina conobbe di persona il figlio di Ortensia, riponendo in lui grandi speranze.[ A Roma ebbe rapporti con la patriota Teresa Guccioli e con la scrittrice francese Hortense Allart

A Firenze, strinse amicizia con il fondatore dell’Antologia, Gian Pietro Vieusseux, e fu accolta con grande calore. In Toscana, c’era indipendenza politica e il suo territorio ere per tutti gli esuli un porto franco. Il Gabinetto Vieusseux era il polo di incontro per i liberali, ma, a differenza di quanto avveniva nella dimora di Ortensia a Roma, aveva una funzione più letteraria che politica. In questo contesto  Cristina visse un periodo di vita serena e brillante, mostrando le proprie doti di attrice (interpretò Shakespeare e Sheridan con la colonia inglese) e organizzando balli. Ebbe modo di conoscere anche il figlio maggiore di Ortensia, quel Napoleone Luigi che morirà prematuramente, e Edmond d’Alton-Shée, il quale si accingeva a diventare il confidente del principe di Belgiojoso.

Successivamente Cristina attraversò varie città della Svizzera, da Ginevra a Lugano, con un duplice obiettivo: aiutare gli esuli politici con cui era entrata in contatto a Firenze e sottoporsi alle cure di uno dei medici più stimati del tempo.  Nonostante quanto si è detto, con la dovuta cautela, il governo di Vienna le metteva di continuo i bastoni fra le ruote e la sorvegliava. Torresani diventò d’improvviso il suo persecutore: negli anni successivi continuerà a sostenere che Cristina era espatriata illegalmente e doveva tornare entro i confini austriaci. Per sfuggire al rischio di essere costretta a rientrare nei confini austriaci, Cristina si portò a Genova ma Torresani diede ordine di aumentare i controlli.  Dopo aver tentato senza successo di procurarsi un visto per raggiungere Nizza, fu Barnaba Borlasca a risolvere il difficile momento, con uno stratagemma rocambolesco. Il notaio si recò dalla principessa e con lei lasciò l’abitazione da un’uscita secondaria, non presidiata dalla polizia. I due si recarono a  casa di Bianca Milesi e, quindi, il Borlasca fece perdere le proprie tracce. La sera, Cristina Trivulzio, fu scortata in carrozza fino a Nizza.  Cristina, stabilitasi a Parigi alla fine di marzo 1831, si ritrovò sola e senza averi visto che i suoi erano stati messi sotto sequestro dalla polizia austriaca. Per molto tempo la Trivulzio non potrà attingere al suo patrimonio con le  ultime liquidità  impegnate per pagare i debiti del marito, in cambio della sua libertà. Ritrovatasi sola ed ospite di amici nel paesino di Carqueiranne, conobbe Pietro Bolognini detto “il Bianchi”, ex notaio di Reggio Emilia, a cui le spie austriache assegnarono subito, ad arte il ruolo di amante.

Ottavia Luciani

Fine prima parte – la seconda sarà pubblicata mercoledì 30 ottobre 2019

PUBBLICATO 26 OTTOBRE 2019

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