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LE DONNE NELLA STORIA:  GIOVANNA D’ARCO

LE DONNE NELLA STORIA:  GIOVANNA D’ARCO

GIOVANNA D’ARCO

Settima ed ultima parte – Segue da venerdì 12 febbraio

La riabilitazione e la  canonizzazione

Nel 1449 Rouen capitolò dinanzi all’esercito francese, agli ordini del Jean d’Orléans, dopo decenni di dominazione inglese (durante i quali la popolazione era passata da 14.992 a 5.976 abitanti. Alla vista delle avanguardie dell’armata reale, gli abitanti della città tentarono di aprir loro la porta di Sant’Ilario, ma furono giustiziati dalla guarnigione inglese. Tuttavia, la ribellione nella “seconda capitale del regno” era evidentemente ormai prossima. Il governatore, Edmond de Somerset, ottenne un salvacondotto per sé e i suoi, e un’amnistia generale per coloro che avevano collaborato con gli inglesi nel periodo di occupazione; in cambio, lasciò sia Rouen sia altre città minori e si ritirò nei pressi di Caen.

Quando Carlo VII entrò nella città fu accolto da trionfatore, e di lì a breve ordinò al suo consigliere Guillame Bouillé un’inchiesta sul processo subito da Giovanna diciotto anni prima. Nel frattempo, molte cose erano cambiate o stavano cambiando: con la vittoria francese nella battaglia di Castillion del 1453 la guerra dei cent’anni ebbe fine, pur in assenza di un trattato di pace; gli inglesi mantenevano il controllo solo del porto di Calais. Lo scisma che travagliava la Chiesa era cessato con l’abdicazione dell’ultimo antipapa, Felice V; tra i negoziatori che giunsero a persuarderlo a sottomettersi all’autorità della Chiesa vi era lo stesso Jean d’Orléans, ormai braccio destro del re sul campo di battaglia, suo consigliere e suo rappresentante in tutte le questioni diplomatiche rilevanti.

Nel 1452, il legato pontificioGuillaume d’Estouteville e l’Inquisitore di Francia, Jean Bréhal, aprirono anch’essi un procedimento ecclesiastico che portò a un rescritto a firma del Papa Callisto III con cui si autorizzava una revisione del processo del 1431, che durò dal 7 novembre 1455 al 7 luglio 1456. Dopo aver ascoltato centoquindici testimoni, il precedente processo fu dichiarato nullo e Giovanna fu, a posteriori, riabilitata e riconosciuta innocente.

Il suo antico compagno d’armi, il Jean d’Orléans, ormai divenuto conte di Dunois, fece erigere in ricordo di Giovanna una croce nel bosco di Saint-Germain, la “Croix-Pucelle”, ancora oggi visibile1. Quattro secoli dopo, nel 1869, il vescovo d’Orleans presentò una petizione per la canonizzazione della fanciulla. Papa Leone XII, il 27 gennaio 1894, la proclamò venerabile e diede inizio al suo processo di beatificzione.

Giovanna venne beatificata il 18 aprile 1909 da Papa Pio X e proclamata santa da Papa Benedetto XV il 16 maggio 1920, dopo che le era stato riconosciuto il potere intercessorio per i miracoli prescritti (guarigione di due suore da ulcere incurabili e di una suora da una osteo-periostite cronica tubercolare, per quanto concerne la beatificazione, e la guarigione “istantanea e perfetta” di altre due donne, l’una affetta da una malattia perforante la pianta del piede, l’altra da “tubercolosi peritoneale e polmonare e da lesione organica dell’orifizio mitralico”, per quanto concerne la canonizzazione).

Giovanna fu dichiarata Patrona di Francia, della telegrafia e della radiofonia. È venerata anche come protettrice dei martiri e dei perseguitati religiosi, delle forze armate e di polizia. La sua festa liturgica è celebrata dalla Chiesa cattolica il 30 maggio. Giovanna d’Arco viene richiamata esplicitamente nel catechismo della Chiesa cattolica quale una delle più belle dimostrazioni di un animo aperto alla Grazia salvatrice. Oggi è la santa francese più venerata

Le reliquie

Giovanna d’Arco fu giustiziata sul rogo il 30 maggio 1431 e l’esecuzione procedette con modalità ben descritte nelle cronache dell’epoca. La condannata fu uccisa direttamente dalle fiamme, contrariamente a quanto accadeva solitamente per i condannati a morte, che erano soffocati dall’inalazione dei fumi arroventati prodotti dalla combustione del legname e della paglia. Alla fine, del corpo della Pulzella rimasero solo le ceneri, il cuore e qualche frammento osseo. Secondo la testimonianza di Isambart de La Pierre, il cuore di Giovanna non fu consumato nel rogo e, per quanto zolfo, olio o carbone il carnefice vi mettesse, non accennava ad ardere. I resti del rogo furono quindi caricati su un carro e gettati nella Senna, per ordine del conte di Warwick.

Nonostante la meticolosità dei carnefici e le rigide disposizioni delle autorità borgognone e inglesi avessero reso molto improbabile questa eventualità, nel 1867 furono rinvenute alcune presunte reliquie di Giovanna d’Arco nella residenza parigina di un farmacista. Fra queste vi era anche un femore di gatto la cui presenza, a detta di chi ne sosteneva l’autenticità, era spiegabile con il fatto che uno di questi animali sarebbe stato gettato nel rogo in cui ardeva la fanciulla. Le recenti analisi condotte da Philippe Charlier hanno però dimostrato che le reliquie attribuite alla santa sono in realtà databili tra il VI e il III secolo a.C. e sono frammenti di una mummia egiziana (i presunti segni di combustione sono in realtà, secondo Charlier, il prodotto di un processo di imbalsamazione).

Ottavi Luciani

redazione.lecceoggi@gmail.com

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