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LE DONNE NELLA STORIA: LILIANA SEGRE

LE DONNE NELLA STORIA: LILIANA SEGRE

Liliana Segre nata a Milano il 10 settembre 1930 – Antifascista italiana. Reduce dell’Olocausto.

Orfana di madre sin da quando aveva un anno, ha avuto tuttavia un’infanzia felice, amata e viziata da un padre che, pur continuando a lavorare alacremente, aveva riposto in lei ogni ragione di vita. Con loro, a Milano, in corso Magenta, vivevano anche i due nonni paterni. Conducevano una vita agiata, frequentavano l’Ippodromo di San Siro, la domenica pranzavano con gli amici al Savini in Galleria; Liliana era una Piccola italiana, come tutte le bambine cresciute sotto il fascismo.

Poi, nel 1938, le leggi razziali: le progressive limitazioni nel lavoro, il repentino voltafaccia degli amici, la consapevolezza delle umiliazioni la vita cambiò e per Alberto ma soprattutto per la piccola Liliana che dovettero subire un lungo periodo di tribolazioni che segnarono inevitabilmente, malgrado i suoi sforzi di non ricordare, la ormai tredicenne Liliana

Nel 1943 ha cercato di fuggire insieme al padre in Svizzera, ma furono respinti e, a tredici anni, è stata arrestata a Selvetta di Viggiù; da qui è stata trasferita prima nel carcere di Varese, poi in quello di Como e infine a Milano. Nel 1944 fu deportata nel campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz con il padre e i nonni paterni, con cui, comunque, era vissuta sino ad allora.

Nel campo di concentramento il padre e i nonni morirono, le venne tatuato il numero di matricola 75190 e fu impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni Union. Venne liberata dall’Armata Rossa nel 1945. La Segre è una dei venticinque sopravvissuti dei settecentosettantasei bambini italiani di età inferiore ai quattordici anni che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.

Dal 1990 ha iniziato la sua infaticabile attività di divulgazione della sua esperienza di sopravvissuta, partecipando a molti incontri con gli studenti e convegni di ogni tipo, convinta che l’indifferenza sia peggiore della violenza.

La Segre ancora più che per la sua instancabile e feconda opera di memoria – è pienamente una testimone: nel suo risentimento, nel suo risentire senza remissione l’offesa portata a se stessa, a quelli che chiama “i miei santi martiri” e a tutte le vittime della Shoah, ella, ha fatto di sé un luogo memoriale. A pieno titolo è da considerare una sopravvissuta, una figura segnata dal portare in sé il senso della sopravvivenza: vivere comunque, senza fare del male a nessuno, ma non lasciarsi uccidere. Vivere nonostante il dolore, l’incomprensione, e l’immenso, insanabile stupore. Vivere come scelta etica, come sopravvivenza dell’umano.

Oggi è Presidente del comitato per le Pietre d’inciampo – Milano, che raccoglie tutte le associazioni legate alla memoria della Resistenza, delle deportazioni e dell’antifascismo. Nel 2008 ha ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall’università degli Studi di Trieste e nel 2010 quella in Scienze pedagogiche dall’università degli Studi di Verona.

Il 7 dicembre 2010, ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro della Città di Milano.

Nel 2018 è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Mattarella per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale; Cavaliere della Legion d’Onore dal 2020, nel 2021 ha pubblicato, in collaborazione con G. Colombo, il testo La sola colpa di essere nati e il libro Ho scelto la vita. La mia ultima testimonianza pubblica sulla Shoah, che raccoglie il suo ultimo discorso pubblico nella Cittadella della Pace di Rondine. Dal 2021 è presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza di Palazzo Madama.

Ottavia Luciani

redazione.lecceoggi@gmail.com

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