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LE DONNE NELLA STORIA: RENATA FONTE

LE DONNE NELLA STORIA: RENATA FONTE

Una Donna che ha dato la vita per la salvare “Porto Selvaggio” dallo scempio edilizio che la mafia voleva

Il prossimo marzo cade il trentesimo anno dal tragico attentato, ci auguriamo che non solo Nardò ma tutto il Salento, almeno, sappiano ricordare nel modo più degno una Figlia che per difenderlo ha dato la vita.

Nata a Nardò il 10 marzo 1951 Renata Fonte fu Assessore alla cultura ed alla pubblica istruzione di quel Comune, eletta nel 1982 nelle file del PRI

Era vissuta lontano da Nardò per qualche tempo, ma una volta rientrata con la sua famiglia si era dedicata subito alla vita civile della città. Nel 1982 aveva vinto le elezioni, portando in giunta comunale, dopo tantissimi anni, i repubblicani. Fu definita “eletta a sorpresa” perché nei piani programmatici al posto suo avrebbe dovuto esserci un’altra persona.

Giovane ma valente insegnante Renata Fonte si dedicò alla politica con tutto l’entusiasmo da cui era sempre animata quando intraprendeva qualcosa. Era nel suo carattere fare tutto nel migliore dei modi, dedicandosi al sociale ed alla giustizia con grande lealtà e onestà d’intenti

Convinta dei propri principi e innamorata della propria città, Renata Fonte è l’esempio fulgido che tutti dovrebbero imitare se davvero vogliono operare nell’interesse del popolo che governano.

Come membro del Consiglio Comunale, soleva lavorare senza sosta per la tutela e per la difesa del territorio di Nardò, in particolare per la salvaguardia di Porto Selvaggio che oggi, grazie al suo sacrificio, è un’oasi incontaminata di bellezza mediterranea, ma che all’epoca era oggetto di obiettivi completamente diversi.
Renata Fonte,  il 31 marzo 1984, cadeva assassinata per mano mafiosa. Alla mafia Lei si era opposta combattendone gli interessi speculativi di una lottizzazione senza scrupoli che avrebbe distrutto una delle zone più belle della Sua Nardò il Parco naturale di Porto Selvaggio.

La Sua fu una lotta fiera che, attraverso i microfoni di una piccola emittente locale, Radio Nardò1, veicolava i sani principi della legalità, della democrazia, della giustizia.

Un avversaria fiera, onesta e incorruttibile come Renata Fonte, poteva essere sconfitta solo con la violenza e a questo mezzo vile ed incivile la mafia locale si affidò per abbattere un’avversaria che, però, anche dopo il tragico attentato risultò vincente. Si perché, sembrerà un paradosso ma Renata Fonte, dopo la morte, diventò anche più forte dei suoi avversari e ha vinto la Sua battaglia. Porto Selvaggio è lì integro ed ora quando ci si reca sul posto oltre ad ammirare il magnifico panorama che la natura gli ha donato, non si può non rivolgere un pensiero affettuoso e riconoscente a Chi per quel sito ha donato la vita.

Quando è caduta sotto i colpi di pistola dei sicari, aveva 33 anni e due figlie bambine piccole, che l’aspettavano a casa.

Nel solco tracciato dallo zio Pantaleo Ingusci, storica figura del Partito repubblicano salentino, perseguitato e arrestato durante gli anni del fascismo, Renata Fonte è stata una delle prime donne salentine ad affacciarsi alla politica, Ella si è rivelata da subito un personaggio scomodo, fin dai primi incarichi istituzionali, assessore alle Finanze nel 1982 e nel 1983 assessore alla Cultura e alla Pubblica Amministrazione. Per Lei esisteva solo un modo per fare le cose: operare nel giusto e nella legalità, nessun compromesso,  nessun tentennamento.

Qualche anno addietro al Parco di Porto Selvaggio è stata inaugurata una stele in memoria di Renata Fonte, e posta al cimitero la prima pietra del monumento funebre intestato ai valori della legalità, della democrazia e dell’antimafia.

Ancora attivo, grazie all’opera incessante delle figlie di Renata Fonte, il Comitato per la Salvaguardia del Parco, da Lei fondato, che ogni anno ricorda questa Donna che avrebbe meritato di vivere per sempre e invece è morta per difendere un pezzo della Sua terra dalle mani lorde di chi vede solo i propri interessi.

Ottavia Luciani

redazione.lecceoggi@gmail.com

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