HomeLe donne nella storiaLE DONNE NELLA STORIA – SIBILLA ALERAMO, PSEUDONIMO DI MARTA FELICINA FACCIO DETTA RINA

LE DONNE NELLA STORIA – SIBILLA ALERAMO, PSEUDONIMO DI MARTA FELICINA FACCIO DETTA RINA

LE DONNE NELLA STORIA – SIBILLA ALERAMO, PSEUDONIMO DI MARTA FELICINA FACCIO DETTA RINA

Seconda parte – segue da venerdì 20 gennaio

Il romanzo “Una donna”, edito nel 1906 è la vicenda della sua stessa vita, dall’infanzia fino alla sofferta decisione di lasciare il marito e soprattutto il figlio, in nome dell’affermazione di una vita libera e consapevole e contro la costrizione e l’umiliazione dell’esistenza che un’ipocrita ideologia del sacrificio intende imporre alle donne. Una donna fu pubblicato sotto lo pseudonimo di “Sibilla Aleràmo”, suggerito da Giovanni Cena, ispirandosi alla poesia del Carducci “Piemonte”. Da allora divenne il suo nome nella letteratura e nella vita.

Il Cena volle anche rivedere il manoscritto, come rivelò la scrittrice: «Asportò egli dal mio libro le pagine dove io diceva il mio amore per Felice. Ed io lasciai amputare così quello che voleva, che gridava essere opera di verità. Come un altro qualunque dei tagli operati sul manoscritto, come su un qualunque lavoro letterario. Uncinò i margini con parole sue» Il libro ottenne subito un grande successo e fu presto tradotto in quasi tutti i paesi europei e negli Stati Uniti d’America.

Continuò la propria attività nel movimento femminista. Fece parte del comitato promotore della sezione romana dell’Unione femminile nazionale. Si impegnò in una delle principali attività della sezione romana, l’istituzione di scuole serali femminili e di scuole festive e serali per contadini e contadine dell’Agro romano, ideate da Anna Fraentzel Celli e di cui si fece promotrice insieme a Giovanni Cena e Angelo Celli. Fece parte anche del Comitato per l’istruzione delle popolazioni nel Mezzogiorno costituito dopo il terremoto del 1908.

Dal movimento femminista si distaccò poco dopo, giudicandolo «una breve avventura, eroica all’inizio, grottesca sul finire, un’avventura da adolescenti, inevitabile ed ormai superata». Si trattava ora, secondo lei, di rivendicare ed esprimere la diversità femminile: «Il mondo femmineo dell’intuizione, questo più rapido contatto dello spirito umano con l’universale, se la donna perverrà a renderlo, sarà, certo, con movenze nuove, con scatti, con brividi, con pause, con trapassi, con vortici sconosciuti alla poesia maschile».

Terminata la relazione con Cena, condusse una vita piuttosto errabonda. Sibilla Aleramo non si adeguò a ruoli o immagini femminili tradizionali. Ebbe anche alcune relazioni omosessuali, e per questo Giuseppe Prezzolini definì l’Aleramo “lavatoio sessuale della cultura italiana”

È vissuta per qualche tempo a Firenze (1911), a Milano (1913) ed a Parigi (1913/1914); ebbe modo di conoscere Guillaume Apollinaire e Verhaeren ed a Roma, Grazia Deledda. In questo periodo ebbe numerose e brevi relazioni sentimentali come lei stessa raccontò più tardi nelle pagine dei diari: il primo fu Vincenzo Cardarelli, seguito da altre personalità già celebri o che lo diverranno

Durante la prima guerra mondiale conobbe Dino Campana. I due erano molto diversi: lei mondana e frequentatrice di salotti, lui schivo e appartato. Il rapporto fu assai tormentato, brutale, appassionato e ambivalente, dove nessuno dei due soccombe. Fughe, inseguimenti, brevi riappacificazioni. E ancora botte, insulti, sputi, morsi, graffi, sesso. Aleramo lo portò anche da uno psichiatra e quella visita segnerà la fine del rapporto.

Nel 1919 pubblicò Il passaggio e nel 1921 la sua prima raccolta di poesie, Momenti. Nel 1920 è a Napoli, dove scrive Endimione, dedicato a D’Annunzio. L’opera, ispirata alla sua vicenda amorosa con il giovane atleta Tullio Bozza, finita con la morte di lui di tubercolosi, che ebbe successo a Parigi ma a Roma fu fischiata.

Nel 1927 uscì il romanzo epistolare Amo dunque sono, raccolta di lettere, non spedite, a Giulio Parise.

Prima di incontrare Parise, ebbe una breve ma intensa relazione con Julius Evola, come lei stessa riporta nel libro Amo dunque sono. Nel 1928, ridotta in povertà, tornò a Roma. Del 1929 è la raccolta Poesie. Un anno dopo pubblicò un volume di prosa, Gioie d’occasione. Tra il 1932 e il 1938 uscì un romanzo, Il frustino, e un’altra raccolta di poesie, Sì alla terra, e una nuova serie di prose, Orsa minore.

Fine seconda parte

luciani.2006@libero.it

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