LE VENERI DI PARABITA – Cinquant’anni dalla scoperta
Ricorrono quest’anno cinquant’anni da quando il Prof. Giuseppe Piscopo recuperò in una grotta di Parabita, in località “Monaci” – che dopo tale scoperta fu denominata “Grotta delle Veneri” – due statuette in osso del Paleolitico Superiore raffiguranti la donna durante lo stato di maternità, quali rappresentazioni propiziatorie della fecondità nella cultura primitiva.
“Nella grotta delle Veneri di Parabita , in un contesto culturale dell’Epigravettiano antico, venne rinvenuta una sepoltura bisoma (un soggetto femminile ed uno maschile), purtroppo manomesso in epoca neolitica (età della pietra levigata) e conservate solo le ossa del bacino e arti inferiori. I due corpi erano stati sepolti in una fossa ellissoidale. Gli oggetti del corredo constavano di una trentina di denti di cervo forati, di un ciottolo calcareo di forma allungata e di una scheggia di selce”.
Le due statuette furono chiamate “Le Veneri di Parabita”. Le statuette sono scolpite in osso di cavallo o di bue e hanno un’età di 12.000-14.000 anni. A conclusione della campagna di scavi, tutti i reperti vennero trasferiti all’Università di Pisa. Nel 2014, dopo un’azione congiunta della Soprintendenza archeologica di Taranto e della sezione Sud Salento di Italia Nostra e con il supporto economico della Provincia di Lecce, si riuscì a farli rientrare a Lecce ove oggi sono custoditi presso il Dipartimento di Beni culturali dell’Università in attesa di essere studiati e valorizzati.
La statuetta più grande misura 9 cm d’altezza, 2,1 cm di larghezza e 2,2 cm di spessore massimo, la statuetta più piccola misura 6,1 cm d’altezza, 1,5 cm di larghezza e 1,2 cm di spessore massimo. Le statuette rappresentano donne in gravidanza: caratteristica peculiare dei due esemplari è la posizione delle braccia poste sul ventre, caratteristica condivisa con analoghi esemplari rinvenuti a Kostienki, località situata nel bacino del Don in Russia e ad Avdejevo, Ucraina.