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LECCE: INAUGURATE LE MURA URBICHE – NOTIZIE STORICHE E TECNICHE

LECCE: INAUGURATE LE MURA URBICHE – NOTIZIE STORICHE E TECNICHE

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Ieri in prima serata si è proceduto all’inaugurazione del primo lotto di lavori di restauro eseguiti alla cinta fortificata posta all’ingresso nord della città che per troppo tempo è rimasto dimenticato. Nell’area ex Carlo Pranzo la cinta fortificata si presentava come un relitto murario trascurato e danneggiato dal tempo, davanti al quale, dopo che si era proceduto, oltre cinquant’anni addietro, all’abbattimento dell’obbrobrioso mercato ortofrutticolo, per chi arrivava a Lecce, era possibile parcheggiare la propria auto riservando alle Mura, talvolta, uno sguardo sfuggevole. Gli stessi leccesi, del, resto ignoravano cosa ci fosse dietro le Mura.

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Dopo l’intervento di restauro delle strutture murarie e lo svuotamento dei fossati, che facevano parte integrante del sistema difensivo urbano, la fortificazione cinquecentesca potrà essere apprezzata in tutta la sua imponenza.  Le Mura, ripristinate nella loro configurazione volumetrica, strutturale e materica, vengono ora percepite – insieme al fossato e al banco di roccia antistante il fossato riemersi dopo gli scavi archeologici – come un unico paesaggio di pietra, dotato di una intrinseca qualità figurativa e formale.

Non solo, il bastione di San Francesco si configura come una visione attraente ed invitante non solo per chi si avvicina a piedi lungo i nuovi percorsi pedonali che lo costeggiano, ma anche per chi lo vede da lontano, entrando in città dalla superstrada.

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Cerchiamo di conoscere meglio questo eccezionale monumento che arricchisce il patrimonio culturale di Lecce. Il doppio bastione, con la sua singolare configurazione “a tenaglia”, è una macchina da guerra costruita nella metà del 1500 dall’ingegnere militare del Regno di Napoli Gian Giacomo dell’Acaya per difendere la città da un probabile attacco da parte dell’impero ottomano con le nuove armi da guerra. L’attacco sanguinario di Otranto da parte dell’armata turca nel 1480 aveva creato una forte preoccupazione lungo le coste, e non era, certo, venuta meno a causa del persistere  delle mire espansionistiche del potere ottomano in Europa. Per fortuna di chi ha vissuto quel contesto storico, la nuova costruzione militare non annovera vicende di  grandi trionfi né di saccheggi in quanto gli attacchi dell’esercito ottomano non sono mai arrivati a colpire direttamente la  città.

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La cinta fortificata, cessata la sua funzione difensiva, ha continuato ad esistere, pressocché integra, fino alla fine del 1800 identificando Lecce come una città fortezza,  le cui Mura sono state percepite come emblema del potere militare,  icona di forza e magnificenza della città.

Persa la loro funzione, come in tante altre realtà urbane,  molti tratti  del circuito murario sono stati abbattuti per agevolare l’espansione urbana. Il bastione S. Francesco, seppure mutilato della grande galleria al piano primo, è stato risparmiato. Gli spazi interni però, ormai privi di destinazione, sono stati usati, con imperdonabile distrazione, come un grande “immondezzaio” nel cuore della città”.

Ci si chiede, cosa troveranno  i visitatori dentro i bastioni? La risposta la dà l’architetto Patrizia Erroi, Erroi, progettista e direttore dei lavori:

“Gli ambienti interni sono stati svuotati di tutto il materiale di risulta accumulato, si è proceduto al restauro ed al consolidamento statico delle strutture murarie. Gli spazi riscoperti, riemersi nella loro originaria configurazione, consentiranno di comprendere come funzionava e a quali principi rispondeva una architettura militare. Si potrà leggere la simmetria e la rigorosa geometria dell’impianto architettonico, comprendere la strategica posizione delle aperture quali cannoniere, troniere e i lucernai posti sulle coperture. Si potranno apprezzare le ingegnose soluzioni architettoniche e formali nell’articolazione delle masse murarie del progettista Gian Giacomo dell’Acaya che, non dimentichiamo, non è stato solo un ingegnere militare ma uno dei massimi architetti artefici del rinnovamento urbano del 1500”.

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E i camminamenti  resi accessibili dopo l’intervento a cosa serviranno?

“I camminamenti superiori della cinta, la cui quota non è più quella originaria a causa di modificazioni d’uso intervenute nel tempo, diventano un elemento di connessione all’interno della città. Ormai le Mura non sono più una barriera che racchiude al suo interno l’abitato urbano, ma possono diventare un elemento osmotico dentro la città. Quello che un tempo era un elemento di protezione della città e del pubblico ora potrà tornare  ad essere elemento pubblico, ma in difesa della cultura e del benessere”. Conclude sempre l’architetto Patrizia Erroi

Il recupero delle “Mura” sarà di sicuro promotore di cultura perché, asserisce sempre l’architetto Erroi “I camminamenti in quota, persa la loro funzione di percorso di guardia ed in ultimo utilizzati dalle ronde a presidio del vicino carcere giudiziario, sono di fatto percorribili.  La loro funzione è ora quella di mettere in relazione tra loro edifici storici, anche di pregio monumentale, posti nell’area. Dai camminamenti e dalle coperture dei bastioni si aprono nuove prospettive inimmaginabili prima del progetto e grazie all’attento studio dell’illuminazione da parte dell’arch. Andrea Ingrosso, vari scorci saranno resi ancora più suggestivi nelle ore notturne.

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Dai camminamenti i monumenti limitrofi offrono scorci visuali inediti ( la chiesa  di S.Francesco di Paola svela da una nuova prospettiva il suo prospetto laterale e il campanile), altri monumenti cittadini offrono i propri spazi  (il riferimento è al  giardino murato del cinquecentesco palazzo Giaconia che a breve, con la conclusione dei lavori di restauro rientranti nel 2° stralcio, entrerà a far parte del circuito di fruizione turistico-culturale della città).

E poi, man mano che il lavoro è proseguito, abbiamo arricchito le nostre conoscenze della storia della città, dall’età classica in poi.  In margine, ma non tanto, abbiamo anche scoperto una direttrice di età romana che conduceva all’antica Lupiae, nonché una fase totalmente sconosciuta delle difese medievali della città, probabilmente realizzate sotto l’Imperatore Federico II. Possiamo dire, quindi, che i lavori sulle Mura consentono di rivisitare “dal vero” la storia dello sviluppo urbanistico della città”.

Ottavia Luciani

redazione.lecceoggi@gmail.com

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