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OGGI LA REPUBBLICA ITALIANA TAGLIA IL TRAGUARDO DEI 76/ANNI

OGGI LA REPUBBLICA ITALIANA TAGLIA IL TRAGUARDO DEI 76/ANNI

La Repubblica Italiana oggi compie 76 anni e come consuetudine anche quest’anno verrà celebrata, ed anzi il Presidente della Repubblica ha già dato l’avvio ai festeggiamenti da ieri pomeriggio in occasione del cambio della Guardia d’Onore in forma solenne sulla piazza del Quirinale. Successivamente insieme ai capi Missione accreditati in Italia, Mattarella seguirà il concerto eseguito al Quirinale dall’orchestra del teatro “La Fenice” di Venezia diretta dal maestro Myung Whun Chung.

Il concerto trasmesso su Rai Uno, ore 18.30, è stato aperto dal saluto del Presidente.

Oggi, ovvio, sarà la giornata più ricca di eventi e manifestazioni ad iniziare alle ore 9.15, allorché il Presidente alla presenza delle più alte cariche istituzionali renderà omaggio all’Altare della patria deponendo la corona d’alloro con nastro tricolore. A seguire, il passaggio delle Frecce tricolori sulle vie più importanti di Roma. La tradizione vuole poi che si svolga la parata militare e che il presidente della Repubblica passi in rassegna i reparti che sfilano per l’occasione. Così, come si legge nella nota del Quirinale, Mattarella riceverà in via di San Gregorio “la presentazione dei reparti schierati per la rivista” e assisterà alla tradizionale parata militare dalla tribuna presidenziale di via dei Fori Imperiali. Non ci sarà la consueta apertura al pubblico del Quirinale ma, sempre nel rispetto delle misure di prevenzione, l’ingresso dei giardini riguarderà categorie di persone con fragilità rappresentate dalle associazioni a carattere nazionale. Gli invitati saranno circa 2.300 divisi in turni, per permettere a tutti di visitare in sicurezza il Palazzo.

Un’interessante iniziativa è stata intrapresa dall’Università di Pisa che ha voluto fortemente investire in un progetto che trasmette, con semplicità e immediatezza – così come il mondo dei bambini richiede -, due valori fondamentali: integrazione e accoglienza. È stato pubblicato, infatti, un libriccino di poco più di 100 pagine contenente la Costituzione Italiana, ma non una Costituzione italiana ‘qualunque’, bensì una tradotta in ucraino – una traduzione che fino ad oggi non c’era – e che sta arrivando in dono nelle scuole di tutta Italia, tra i banchi dove in questi mesi sono stati accolti i bambini in fuga dalla guerra.

Perché si festeggia il 2 giugno?

Nel 1946 fu il giorno in cui 28 milioni di italiani furono chiamati a votare il referendum per scegliere la forma governativa tra monarchia e repubblica, dopo la fine della guerra e del regime fascista. Il 18 giugno fu annunciata la vittoria della repubblica grazie ai due milioni di voti in più che decretarano la fine della monarchia sabauda, con conseguente esilio del re Umberto II e della famiglia reale. Nello stesso appuntamento elettorale, gli italiani votarono anche per eleggere i membri dell’Assemblea costituente: la Democrazia cristiana ottenne la maggioranza relativa con 207 deputati sui 556 totali, seguiti dai socialisti e dai comunisti. Era il preludio della prima repubblica. Il referendum costituì la prima votazione a suffragio universale: le donne si recarono ai seggi elettorali per la prima volta nella storia italiana, grazie al decreto n.74 del 10 marzo 1946, in occasione delle prime elezioni amministrative postbelliche. Venne stabilito che “sono elettori tutti i cittadini italiani che abbiano raggiunto la maggiore età entro il 31 dicembre 1945”, quindi anche le donne, che potevano inoltre essere elette. In quell’occasione sei donne vennero elette sindaco.

Si è sempre festeggiato il 2 giugno?

Dal 1946 le celebrazioni in onore della ricorrenza si sono ripetute uguali nel tempo, tranne in due occasioni: nel 1976 a causa del terremoto del 6 maggio in Friuli Venezia Giulia, quando il ministro della difesa Forlani decise di sospendere la parata militare per far sì che militari e mezzi aiutassero le zone colpite e nel 2020, quando durante la prima ondata della pandemia di Sars Cov-2 il presidente Mattarella si recò sull’Altare della patria cancellando però tutta la parata.

Inoltre, dal 1977 al 1999 la festività fu sospesa nei giorni feriali a causa della crisi economica in atto: non ci si poteva permettere di perdere un ulteriore giorno di lavoro, quindi con la legge 54 del 5 marzo il presidente della repubblica Giovanni Leone promulgò le disposizioni in materia di giorni festivi, firmando un articolo il quale diceva che “a decorrere dal 1977 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica e quella della festa dell’Unità nazionale hanno luogo rispettivamente nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre. Cessano pertanto di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre”. La ricorrenza è stata poi reintrodotta nel 2001, con la legge numero 336 del 20 novembre 2000.

Nonostante queste circostanze particolari, il 2 giugno è sempre stato celebrato, sollevando talvolta qualche polemica come nel 2012, quando l’allora presidente Giorgio Napolitano decise di mantenere la festività seppur tanti proposero di evitarla per concentrare gli aiuti e l’attenzione all’Emilia, colpita dal terremoto a fine maggio. “La repubblica non può dimenticare di celebrare la sua nascita. In questo momento le sue istituzioni devono dare un esempio di fermezza e serenità. Non possiamo piangerci addosso, dobbiamo dare messaggi di fiducia”, aveva replicato il Presidente.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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