SAN VALENTINO patrono degli innamorati e protettore degli epilettici
San Valentino da Terni, detto anche san Valentino da Interamna nato a Terni e morto a Roma il 14 febbraio 273, è stato un vescovo e martire cristiano.
Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e successivamente dalla Chiesa anglicana, è considerato il patrono degli innamorati ed il protettore degli epilettici.
La più antica notizia di Valentino di Terni è contenuta nel Martyrologium Hieronymianum, un documento ufficiale della Chiesa dei secolo V-VI dc dove compare il suo nome, la città di sepoltura e il dies natalis, cioè il giorno della morte, il 14 febbraio. Ancora nel secolo VI un altro documento, la Passio Sancti Valentini episcopi et martiri (BHL 8460)[3], ci narra alcuni particolari del martirio, la tortura e la decapitazione notturna e di nascosto, la sepoltura a Terni ad opera dei discepoli Procolo, Efebo e Apollonio, il successivo martirio di costoro e la loro sepoltura sempre in Terni.
La vicenda di Valentino di Terni si è per secoli confusa e accavallata con quella di un altro martire, un prete romano di cui si fa menzione nella spuria “Passione di Mario e Marta” (BHL 5543), ambientata ai tempi di Claudio il Gotico (morto nel 270), sotto il quale è noto non si siano mai verificate persecuzioni anticristiane, e che per di più viene dato come coevo di papa Callisto I, morto però nel 222.
Di ben altro spessore la Passio di Valentino di Terni (BHL 8460). L’azione è ambientata a Roma: il grande filosofo greco Cratone, che vi tiene una scuola rinomatissima e seguita da tutti i rampolli dell’aristocrazia senatoria, ha un figlio, Cerimone, afflitto da una gravissima patologia neurologica. Qualcuno gli suggerisce di contattare il vescovo di Terni, Valentino che tempo prima ha curato una persona affetta esattamente da quella rara e terrificante malattia. Cratone manda immediatamente a chiamarlo, e Valentino arriva a Roma. Cratone gli chiede di intervenire a favore del figlio. Valentino gli risponde che lo farà, ma solo se il padre veramente lo vuole. Cratone assevera e offre a Valentino la metà di tutti i suoi beni. Valentino risponde che gli interessa solo la sua conversione al cristianesimo. Cratone, allora, da filosofo e intellettuale, pone a Valentino una serie di dubbi teologici sulla religione cristiana, che il presule gli spiega e alla fine Cratone accetta. Valentino allora si chiude in una stanzetta da solo con Cerimone, e resta tutta la notte in preghiera. La mattina dopo, miracolosamente, la porta si apre e Cerimone corre cantando in braccio ai genitori, lui che prima non muoveva un muscolo, lingua compresa. Cratone e tutti i suoi si convertono ipso facto. E si converte, tra i suoi studenti anche Abbondio, il figlio del prefetto dell’Urbe Furioso Placido. A questo punto il senato decide di intervenire, il prefetto fa arrestare Valentino e di notte e di nascosto lo fa giustiziare e seppellire. Allora tre altri studenti di Cratone, Procolo, Efebo e Apollonio prendono il corpo di Valentino e lo portano a sepoltura a Terni. In questa città il magistrato Lucenzio li fa arrestare e giustiziare. Una pia matrona in seguito mette insieme i corpi di Valentino e dei suoi tre seguaci.
La vicenda (come dimostrato per primo da Edoardo d’Angelo nel 2010) va collocata cronologicamente all’altezza della prefettura urbana di Furio Memmio Ceciliano Placido, negli anni 346-347. Dunque in piena età postcostantiniana. Questo spiega l’agire occulto e segreto dei magistrati romani, ormai impossibilitati a perseguire legalmente i cristiani. Ma la classe dirigente romana resta tutta pagana anche oltre la fine del sec. IV, e faide di questo genere erano all’ordine del giorno. Rita Lizzi ha poi collocato biograficamente Valentino tra gli esponenti della famiglia senatoria dei Simmachi, con tutta probabilità un Giunio Valentino, consularis Campaniae nel 326.
È commemorato il 14 febbraio nel Martirologio Romano, che lo ricorda solo con la qualifica di martire:«A Roma sulla via Flaminia presso il ponte Milvio, san Valentino, martire.»
Reliquia di san Valentino nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma.
Le sue spoglie furono sepolte sulla collina di Terni, al LXIII miglio della via Flaminia, nei pressi di una necropoli. Sul luogo sorse nel IV secolo una basilica nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del santo: pare che essi siano stati portati nella città dai tre discepoli del filosofo Cratone, Apollonio, Efebo e Proculo, convertiti dal futuro santo, e che per questo motivo siano stati martirizzati.
Dal 1936, grazie all’allora vescovo della Diocesi Sarno-Cava, il mons. Pasquale dell’Isola, la città di San Valentino Torio detiene alcune reliquie del Santo Patrono degli Innamorati.