Sergio Blasi comincia la sua campagna elettorale dalla storica sezione di Melpignano
Davanti a militanti e sostenitori l’esordio dell’ex sindaco di Melpignano nel segno di Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme”.
Rappresentare le istanze dei giovani precari, difendere la sanità pubblica, contrastare lo spopolamento dei paesi e delle aree interne, migliorare il servizio di trasporto pubblico. Sergio Blasi apre la sua campagna elettorale affrontando davanti a militanti e sostenitori i temi più urgenti del suo impegno politico. E lo fa parlando nella sezione di Melpignano di Via Roma, un tempo storica sede del PCI, oggi uno dei circoli democratici più attivi del Salento.
E la scelta del “luogo del cuore” non è casuale: «Avrei potuto scegliere uno spazio più grande, ma anonimo, senza anima – ha detto Blasi – Ma la politica non può essere anonima. Ha bisogno di identità, di orgoglio, di un luogo che racconti chi siamo. Io la mia prima tessera l’ho presa, nel 1976, avevo tredici anni. Dalle persone che mi hanno accompagnato da allora ho imparato a vivere degnamente, che è la cosa più importante che si possa fare: interpretare la vita attraverso la politica. A capire davvero, come diceva Berlinguer, che ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non uno per uno».
«Ho imparato tutto qui, e continuo a imparare tutto» ha detto Blasi, aprendo l’incontro affollato, introdotto dagli interventi di Valentina Avantaggiato, sindaca di Melpignano, Roberto Casaluci, sindaco di Castrignano dei Greci e presidente dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, Giuseppe Taurino, sindaco di Trepuzzi, Tiziana Colluto, presidente della Casa delle Agriculture “Tullia e Gino”, e Pierluigi Lopalco, ex assessore regionale alla Sanità. Sul palco anche Sandro De Matteis, presidente dell’associazione “Prendi Posizione”, e in sala Luciano Marrocco, segretario provinciale del Partito Democratico.
«Non sarei stato candidato se non ci fosse stato Decaro. Non solo per la stima che nutro nei suoi confronti, ma per convinzione politica. Con lui si apre una stagione nuova: o si cambia, o non ci siamo. È un segnale di libertà, di rottura con i patti di potere che, a tratti, hanno attraversato l’esperienza di governo del centrosinistra regionale».
Nel suo lungo intervento, Blasi ha affrontato con chiarezza i nodi politici della Puglia di oggi: «Quando sono tornato in Consiglio, lo scorso aprile, ho trovato una maggioranza allo sbando, un Consiglio che non riusciva a terminare le sedute per mancanza del numero legale, una produzione legislativa ridotta al lumicino. Non c’era la politica. Le persone che ci avevano votato non comprendevano perché Rocco Palese, che avevamo combattuto e contrastato, ora facesse l’assessore alla Sanità del centrosinistra. Come è stato possibile?».
Oggi, per Blasi «aprire una nuova stagione significa anche stare attenti ai gattopardi, che sono già in azione, e sono quelli che sono stati bene con Emiliano e ora si precipitano sul carro di Decaro pensando che quello sia lo spazio in cui accomodarsi per il futuro. Ma io nutro fiducia nei confronti di Antonio e della sua esperienza, della sua capacità di praticare “l’arte del governo senza ingannare”, come diceva Gramsci».
La parte centrale dell’intervento è stata dedicata ai temi chiave dell’impegno di Sergio Blasi: sanità pubblica, lavoro e cultura del territorio: «Difendere la sanità pubblica significa garantire che a dirigere siano le migliori competenze, non le migliori raccomandazioni. Dobbiamo costruire nuovi ospedali e rafforzare la medicina di prossimità. Non è solo un tema di liste d’attesa: è il diritto alla cura dei cittadini e il diritto alla dignità di chi lavora in sanità». Sul lavoro, parole dure: «Anche a sinistra per anni c’è chi ha creduto che la flessibilità aprisse il mercato del lavoro, generando opportunità. Oggi è evidente il contrario. In Spagna hanno scelto la stabilità, hanno reso obbligatorio il contratto a tempo indeterminato e i salari sono saliti. Nel Salento, invece, i giovani non superano i 1.200 euro, e nel privato la metà non arriva a 1.000. Questo è il lavoro povero, il tradimento dell’articolo 36 della Costituzione».
E infine la cultura, tema chiave della storia di Blasi: «Negli ultimi anni la Puglia è rimasta senza un assessore alla Cultura. Un segno grave, che ha ridotto l’impegno verso uno dei settori più identitari e produttivi. Gli occupati nel campo della cultura in Puglia sono solo il 4,9%, contro il 6% della media nazionale. Dobbiamo tornare a considerarla il motore di una nuova crescita».
La chiusura è stata affidata a un appello ai suoi sostenitori: «In questa campagna elettorale noi dobbiamo essere la sabbia nell’ingranaggio, l’imprevisto, la notizia inattesa. Proviamo a esserlo, con l’impegno di tutti. Difendiamo la sanità pubblica, i diritti di chi lavora, la cultura della nostra terra. Siamo partigiani del Salento, perché a Bari si tutelino gli interessi di questo pezzo di Puglia che non è secondo a nessuno. Facciamola come un tempo, questa campagna: casa per casa, strada per strada, per incrociare il futuro in una direzione ostinata».


