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SMANTELLATO PERICOLOSO CLAN COLLEGATO ALLA SCU

SMANTELLATO PERICOLOSO CLAN COLLEGATO ALLA SCU

Un clan emergente, spregiudicato, violento e collegato a gruppi storici della Scu, che finora ha agito sottotraccia, senza far percepire la sua pericolosa presenza. Fino all’omicidio di Mattia Capocelli, il 28enne di Maglie ucciso il 24 aprile scorso: una delle tante spedizioni punitive ordinate dal clan, secondo gli inquirenti, che però finì male. Ma i carabinieri del Norm della Compagnia di Maglie erano sulle tracce del gruppo criminale dal settembre 2017 e questa mattina sono scattati gli arresti: all’alba di oggi dai carabinieri sono finite in manette 30 persone, di cui 19 in carcere e 11 ai domiciliari. In tutto 37 sono gli indagati tra i quali figura anche il sindaco di Scorrano, Guido Stefanelli, che dovrà rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. Le indagini dei carabinieri, supportati dalla DDA, hanno messo in luce contatti frequenti e stabili tra gli uomini del clan e Stefanelli con promesse di appalti per parcheggi a pagamento e di un parco pubblico. Lo stesso primo cittadino avrebbe subito minacce anche gravi, mai denunciate.
Il capo dell’organizzazione è ritenuto Giuseppe Amato, detto “padre eterno”  legato ad una figura storica della Sacra Corona Unita, Corrado Cucurachi  “giaguaro”, notoriamente legato al clan “Tornese” di Monteroni. Di rilievo il ruolo del figlio Francesco che faceva da punto di riferimento di un reticolo di giovani che si muovevano secondo le sue direttive. Il giro di affari si aggira intorno ai 500mila euro l’anno grazie a monopolio di spaccio in diversi Comuni, ricettazione, usura.

Uno dei canali di approvvigionamento di cocaina passava attraverso un soggetto di origine marocchina, già gravato da precedenti specifici, e dalla compagna, originaria di Scorrano, entrambi residenti a Madone, in provincia di Bergamo. Lo stop ai rifornimenti è arrivato a luglio dello scorso anno quando a Bari è stato arrestato un “corriere” di rientro da Bergamo con 575 grammi di cocaina. Il clan, tuttavia,  si riforniva anche dai più consueti canali che fanno riferimento a consorterie criminali del territorio, con ramificati contatti nel network della criminalità organizzata salentina, in particolare a Lecce, a Cavallino e nel circondario di Casarano. Nel corso del blitz sono stati sequestrati 5 chili tra cocaina, eroina, mdma, marijuana, hashish. 

I comuni sui quali il gruppo Amato esercitava la propria egemonia nello spaccio di stupefacenti sono quelli del circondario magliese e otrantino, e gli appartenenti non esitavano a ricorrere alla violenza fisica, alle minacce con armi e agli attentati dinamitardi al fine di imporre la propria presenza sul territorio, ottenere i pagamenti, estorcere somme di denaro a titolari di esercizi pubblici, ma anche amministrare la disciplina nei confronti di sodali ritenuti responsabili di comportamenti “non in linea” con le disposizioni del capo,  punire soggetti rivali o percepiti come in grado di mettere in discussione il dominio del clan nei territori di riferimento. 

Sebbene il “core business” dell’associazione fosse costituito dal traffico di stupefacenti, fonte primaria di guadagno illecito, sono state documentate anche estorsioni e ritorsioni, con attentati dinamitardi, e con attività di sistematiche “spedizioni punitive” nei confronti di soggetti non in linea con il gruppo o che non si adeguavano alle sue richieste. In tale contesto si inquadra l’omicidio di Mattia Capocelli, giovane organico al clan rimasto ucciso il 25 aprile 2019. 

Tra i numerosissimi episodi contestati emergono anche l’attentato dinamitardo del 22 novembre 2017 ai danni di un’autovettura a Scorrano; l’ordigno fatto esplodere il 17 aprile 2017 nelle vicinanze della casa di un soggetto ritenuto responsabile di avere fatto un affronto al “gruppo”, l’esplosione di un ordigno nei pressi dell’abitazione di altro soggetto debitore nei confronti del gruppo avvenuto a Muro Leccese il 31 luglio 2017; le minacce nei confronti del proprietario di attività imprenditoriali a Scorrano ed Otranto il 2 giugno 2018; l’estorsione ai danni del titolare di uno stabilimento balneare ed altri locali notturni al fine di costringerlo a versare con cadenza periodica somme di denaro nell’agosto 2018; l’esplosione di un ordigno posizionato su un’autovettura a Scorrano di proprietà di un buttafuori presso una nota discoteca che aveva avuto diverbi all’ingresso con alcuni sodali del “gruppo” il 23 agosto 2018. A questi episodi si aggiunge anche l’aggressione ai danni del titolare di una stazione di servizio avvenuto lo scorso 26 gennaio e numerosi episodi di minacce di morte e violenze, molte non denunciate. 

Nel corso del tempo il clan ha dimostrato un’elevatissima pericolosità, entrando in possesso di numerose armi bianche e da fuoco, oltre che l’illimitata disponibilità di materiale esplodente che veniva fornito – insieme alle conoscenze tecniche per il confezionamento degli ordigni ad alto potenziale – da una ditta di fuochi d’artificio di Scorrano, perquisita nell’operazione odierna e il cui titolare è stato raggiunto da una misura cautelare, in quanto riconosciuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa. Il nome “Tornado” dato all’operazione infatti, è il nome commerciale di una marca di petardi di genere vietato, utilizzati con opportune modifiche e potenziamenti per la realizzazione degli ordigni. A riscontro dell’attività, nel corso delle indagini, sono stati sequestrati 6 fucili e 3 pistole, armi alterate, modificate (fucili a canne mozze) ed alcune provento di furto, oltre a numeroso munizionamento di vario calibro, mazze ferrate, tirapugni, coltelli, quattro ordigni artigianali ad alto potenziale, artifizi pirotecnici commerciali e polvere pirica utilizzati per il confezionamento.  

Le indagini hanno permesso di ricostruire i contatti tra il clan ed esponenti politici, in particolare con il sindaco di Scorrano. Quest’ultimo, che risulta indagato per concorso in associazione mafiosa, aveva promesso la gestione del parco comunale “La Favorita” con annesso chiosco bar, nonché la gestione dei parcheggi comunali, impegnandosi a superare gli eventuali ostacoli burocratici ed amministrativi connessi alle aggiudicazioni, ottenendo quale contropartita il sostegno del clan nelle competizioni elettorali alle quali era interessato. Per questo motivo questa mattina sono scattate perquisizioni anche negli uffici del Comune di Scorrano.

Gli arrestati sono indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, danneggiamento seguito da incendio, detenzione abusiva di armi e di materie esplodenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione, minaccia aggravata, porto abusivo di armi, sequestro di persona e violenza privata. 

In carcere sono finiti: Giuseppe Amato, detto “padreterno”, 63enne di Scorrano e il figlio Francesco Amato di 28 anni; Antonio De Cagna, detto “Chilla”; Giuseppe Grasso, 50enne di Lecce; Hamid Hakim, marocchino 29enne; Luigi Antonio Maraschio, 54enne di Scorrano; Salvatore Maraschio detto “Toto”, 25enne di Poggiardo; Andrea Marsella detto “Banderas”, 27enne di Scorrano, Donato Mega detto “Duccio”, 37enne di Scorrano; Simone Natali, 30enne di Scorrano; Matteo Peluso, 27enne di Scorrano; Matteo Presicce detto “Saulle”, 27enne di Scorrano; Giorgio Rausa detto “Giorgino”, 24 anni di Scorrano; Luigi Rausa 45enne di Scorrano; Salvatore Rausa detto “Pizzileo”, 31 anni di Scorrano; Matteo Rizzo detto “penna o pennetta”, 2enne di Poggiardo; Giovanni Verardi detto “briga”, 51enne di Scorrano.

Agli arresti domiciliari sono finiti Daniele Antonazzo, 34enne di Supersano; Andrea Carrisi, 30enne di Scorrano, Marco De Vitis, 43enne di Scorrano; Francesca Ferrandi, 26enne di Scorrano; Gloria Fracasso detta “Bessj”, 47enne di Scorrano; Giorgio Piccinno detto“Bambi” 30enne di Maglie; Sarah Piccinno, 36enne di Scorrano; Luca Presicce 26enne di Scorrano; Mirko Ruggeri detto “Stromberg”, 45enne di Scorrano; Franco Tamborino Frisari, 39enne di Maglie.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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