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UOMINI ILLUSTRI DEL SALENTO: Antonio De Ferraris

UOMINI ILLUSTRI DEL SALENTO: Antonio De Ferraris

Antonio De Ferraris, a volte scritto “De Ferrariis”, detto il Gakateo, nato a Galatone nel 1444 morto a Lecce il 22 novembre 1517 è stato un medico, filosofo ed astronomo, appartenente alla minoranza greca del Salento.

Segue dallo 04 aprile 2025

De Ferraris fu uno studioso che, come gli intellettuali suoi contemporanei, riuscì a coniugare una vasta erudizione umanistica con nozioni scientifiche e, nel suo caso, anche con una apprezzata pratica medica. Le sue conoscenze erano di ampio respiro, e il suo bagaglio filosofico includeva la cultura classica di AristotelePlatone ed Euclide, e quella araba di Avicenna e Averroè. Considerò che la filosofia classica era stata traviata dai pensatori medievali, come Alberto Magno e Duns Scoto, e dei filosofi dei secoli bui salvò solo Severino Boezio e la sua Consolatio philosophiae. In campo letterario era un estimatore della lingua spagnola, anche se prediligeva la civiltà classica e autori  come OmeroSenofonte e Plutarco; Terenzio, Catullo, OvidioSenecaSvetonioVirgilio e Orazio; e insieme il mondo del volgare, con letture di Dante, Petrarca, il Morgante e Sannazaro fra i tanti.

De Ferraris si interessò anche delle opere geografiche di StraboneTolomeo e Plinio. A questo patrimonio di conoscenze associò lo studio di medicina, cominciando dai dottori del mondo classico (fra gli altri IppocrateGaleno) e arabo (Serapione il Vecchio).

Nonostante questa cultura ampia e poliedrica, De Ferraris non trascurò gli usi e i costumi della sua terra d’origine, e descrisse in termini molto particolareggiati le zone del salentino, illustrando con realismo Gallipoli ed esaltando uno stile di vita meditativo in alcune sue opere. Ma non sfuggì all’intellettuale il quadro generale della società dei suoi tempi e della corruzione morale e politica che la attanagliava; e che fu anch’essa soggetto degli scritti di De Ferraris nei quali criticò la diffusione delle consuetudini spagnole[4].

Il suo De situ Iapygiae, scritto nel 1510-1511, circolò a lungo manoscritto fino alla sua pubblicazione a Basilea (1553), a cura del duca di Oria Giovanni Bernardino Bonifacio, e fu per secoli il più autorevole trattato storico-geografico sul Salento.

Mentre era a Bari (1503) come medico di Isabella d’Aragona (vedova di Gian Galeazzo Sforza) e precettore di sua figlia Bona Sforza (futura regina di Polonia), ebbe notizia della “Disfida di Barletta” e ne narrò per primo la storia nel suo De pugna tredecim equitum.

Diverse città pugliesi hanno intitolato una via “Antonio De Ferraris”, come LecceBari, oltre a Collepasso, Poggiardo, Santa Maria al BagnoTaurisano  in provincia di Lecce e Manduria in quella di Taranto

Galatone, che ha una strada “Antonio Galateo”, onorato il poeta nel marzo 2017 con l’apposizione di una lapide dedicata alla sua memoria, in Piazza Crocefisso, evento inserito nel programma delle Celebrazioni del V centenario della morte di Antonio De Ferraris.

FINE

luciani.2006@libero.it

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