HomeCronaca e AttualitàALBANIA. COME PADRE, MEDICO E POLITICO UNA PROFONDA TRISTEZZA E TANTA RABBIA

ALBANIA. COME PADRE, MEDICO E POLITICO UNA PROFONDA TRISTEZZA E TANTA RABBIA

ALBANIA. COME PADRE, MEDICO E POLITICO UNA PROFONDA TRISTEZZA E TANTA RABBIA

luigi_manca

Il vicepresidente della Commissione Sanità e consigliere regionale Luigi Manca, racconta un episodio della sua vita familiare per confermare la sua battaglia contro il numero chiuso

Circa 20 anni fa erano loro a sbarcare sulle nostre coste! Oggi sono i nostri figli a “sbarcare” nelle loro università per realizzare un sogno inseguito da sempre: diventare un medico. E ora vi racconto una storia di vita vissuta, comune, in questo periodo, a tantissime famiglie italiane.

Diventare un medico è stato fin da piccola il sogno di mia figlia Martina, una passione che gli ho trasmesso involontariamente, ma che fa di me un padre orgogliosissimo. Per ben due volte, lo scorso anno e quest’anno, ha tentato di superare lo scoglio del numero chiuso in Italia, ha partecipato a un test con domande fantasmagoriche, moltissime delle quali – da medico – vi dico che nulla hanno a che vedere con  la Facoltà di Medicina, ma che sono, però, in grado di distruggere il sogno di migliaia di ragazzi che finiscono per perdere anni preziosi nella speranza di superarlo prima o poi, o decidono di andare a tentarlo all’estero, come ha fatto Martina in Albania! Nei giorni scorsi la bella notizia: ce l’ha fatta per un soffio a entrare e quindi farà parte di quei giovani che lasciano l’Italia per andare a studiare fuori.

Tre brevi considerazioni:

Come padre sono orgoglioso di avere una figlia che nonostante le difficoltà non ha mai mollato, non ha mai rinunciato al suo sogno, ma soprattutto non  mi ha mai chiesto di “darle un aiutino”. Come padre anche un pensiero per tutti quei padri che pur orgogliosi non sono nelle stesse condizioni economiche di poter affrontare lo studio all’estero di un proprio figlio. Il primo anno in Albania costerà 8mila euro, denaro che avrei potuto versare nelle casse di qualche università italiana…

Come medico penso alla carenza di colleghi che renderà la nostra Sanità più povera, penso ai tanti cervelli che potrebbero contribuire a far crescere il nostro sistema sanitario e che una volta “volati” all’estero chissà semmai vorranno tornare. Penso che la classe medica per prima dovrebbe mobilitarsi contro il numero chiuso proprio perché la più consapevole dei numeri e delle prospettive della categoria.

Come politico, come consigliere regionale, una grande amarezza per le logiche assurde che sottintendono il numero chiuso. Tutti d’accordo che il test di ammissione non è lo strumento giusto per selezionare i medici del futuro, tutti d’accordo che occorre spostare più in là la selezione facendo andare avanti solo coloro che sono in regola con gli esami… ma poi tutte queste belle intenzioni si scontrano sul muro delle risorse, delle strutture e della mancanza di docenti. In pratica non ci sono aule sufficienti e professori per accogliere il primo anno un numero elevato di matricole e non ci sono soldi per far fronte a questo.

Ma come padre, medico e politico non mollo la battaglia contro il numero chiuso, per le tante Martina che non possono studiare all’estero, continua più di prima!

Ma questa vicenda ha anche un risvolto socio-economico che dovrebbe far riflettere tutti: 20 anni rappresentavamo noi per tanti giovani albanesi la speranza di un futuro migliore, il posto dove realizzare i loro sogni. Oggi è l’Albania a rappresentare tutto questo per i nostri giovani.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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