HomeCronaca e AttualitàArriva a sentenza il giudizio sulla gestione sportelli antiracket

Arriva a sentenza il giudizio sulla gestione sportelli antiracket

Arriva a sentenza il giudizio sulla gestione sportelli antiracket

Inflitti 15 anni di reclusione alla ex presidente. Assolto Attilio Monosi

Dopo quasi sei anni, il processo, relativo all’inchiesta sulla gestione negli sportelli antiracket chiusa con quattro arresti e sette misure interdittive, iniziato nel maggio 2017, ha avuto una prima sentenza.

 

Attilio Monosi, al tempo assessore al Bilancio dei Comune di Lecce e candidato consigliere in vista delle successive amministrative fu uno dei sette che subirono le misure interdittive perché accusato, in concorso con altri, di peculato e falso, in merito alla spesa sostenuta per opere di ristrutturazione, presso lo sportello di Lecce, con fondi comunali anziché con quelli erogati dall’apposito ufficio, e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falsi, sempre in concorso, il verdetto emesso oggi è stato di assoluzione con formula piena “per non aver commesso il fatto”.

Accolte dunque le argomentazioni degli avvocati difensori Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella che hanno espresso profonda soddisfazione per l’esito del dibattimento, essendo riusciti a dimostrare l’estraneità a tutte le accuse, da sempre rigettate categoricamente dall’ex politico che dichiarò di essere finito nelle indagini per errore.

La sentenza emessa, dopo circa nove ore di camera di consiglio, dal collegio della seconda sezione penale, presieduto dalla giudice Cinzia Vergine, ha invece riconosciuto la piena responsabilità per la presidente dell’Associazione Antiracket Salento con la condanna a 15 anni di reclusione (a fronte della richiesta del pm Massimiliano Carducci di 18 anni).

Eccetto l’esclusione di alcuni falsi, dai quali la donna è stata assolta (perché il fatto non è più considerato reato), ha dunque retto l’addebito più grave, ossia di essere al vertice di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati contro il patrimonio, la pubblica amministrazione, la fede pubblica, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, peculato, violazioni delle disposizioni finanziarie.

Oltre a lei, il reato associativo è stato attribuito anche all’epoca dei fatti dirigente presso l’ufficio Europa, e presso l’ufficio Patrimonio del Comune di Lecce, per il quale la pena è stata di 8 anni e tre mesi e, al tempo, funzionario di quest’ultimo ufficio, condannato a 8 anni e mezzo.

Lo stesso reato non è stato riconosciuto invece per altri due imputati che hanno così rimediato, rispettivamente, 2 anni e un mese, un anno e un mese (col beneficio della pena sospesa).

Le altre condanne, sono state: 3 anni e 9 mesi per G.S. di Otranto; un anno e 7 mesi (pena sospesa) per P. R. Lecce; tredici mesi (pena sospesa) a B. S. Lecce; un anno e 7 mesi (pena sospesa) a M. V. di Nardò; 3 anni a G.DM. di Gallipoli.

Essendo alcuni reati andati in prescrizione, la sentenza è stata di non luogo a procedere per: P. C. di Novoli; M. C. di Carmiano; M. C. P. di Gallipoli; F.C. di San Cesario di Lecce.

Assolti “per non aver commesso il fatto” o “perché il fatto non costituisce reato”: M. L. di Veglie; M.M.D. di Leverano; F. N. leccese; V. S. di Galatina; P. C. leccese.

luciani.2006@libero.it

No Comments

Leave A Comment