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Baseball: il gioco perfetto

Baseball: il gioco perfetto

MICHELE DODDE

 

(segue dal 17 maggio)

Ad Alex infine viene poi attribuito anche il merito di aver tracciato il campo di gioco e stabilito che le basi fossero distanti 90 piedi, poi 9 inning come durata della partita e 9 i giocatori a scendere in campo.

E’ vero: si dice che a dare credito ad una storia inglese pubblicata nel 1987 siano stati i britannici ad evocare a loro la nascita del baseball a partire dai primi del 1700.  Infatti, il baseball, anche se può sembrare strano, ricorda testualmente la storia, era giocato in quel periodo con il nome di baseball (questo appellativo è apparso per la prima volta nel 1744 sul libro inglese “A Little Pretty Pocket-Book”), o rounders, o feeder, o stoolball, o goal–ball e che dalla natia Inghilterra trasmigrò nelle colonie con i primi pionieri. Anzi, prosegue la citazione, durante la prima parte del 19° secolo il gioco si praticò secondo le regole londinesi del feeder sino al 1845 quando tale Alexander Cartwright … “sintetizzò le stesse secondo l’interpretazione americana del gioco (nda) codificando di fatto quel tipo di regole. Solo per tale motivo in seguito gli fu conferito l’appellativo di Padre del Baseball”.

Questo è sicuramente un eccesso di protagonismo tutto inglese e forse la verità è un pò più sfumata poiché è ancora più credibile il fatto che un similare gioco non solo in Inghilterra si praticava ma nel 15° e 16° secolo anche in Russia (Lapta), Polonia (Pilka Palantow), Germania (Schlagball) e in Italia (Lippa in Piemonte, Nizza nel Lazio, Mazza e Pizzarieddhu nel Salento) ed anzi anche molto prima secondo la fantasia interpretativa degli archeologi sui siti etruschi, egizi e romani.

Ebbene questo intimo ma vistoso bagaglio culturale etnico, che è stato portato dai tanti giovani figli di immigrati, probabilmente è stato l’unico fraterno collante che li poteva unire nella fantasia degli spazi ancor prima della lingua e dei nuovi costumi. Quando nel 1839 Abner Doubleday (quanta ironia fu vergata dalla rivista MAD su questo cognome!) vide giocare nelle periferie o nelle strade questi ragazzi, che nelle diverse città propendevano per una o l’altra versione, ma comunque sempre alla ricerca di un approccio emotivo e semplicistico, cercò a più riprese una sintesi comune tra le varie componenti di questi giochi e tanta fu la sua dedizione da indurre poi nel 1905 la Mills Commission a considerarlo l’inventore del baseball.

Michele Dodde

fine seconda parte

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