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CONOSCIAMO IL MONDO DEL BASEBALL – GLI UOMINI INVISIBILI

CONOSCIAMO IL MONDO DEL BASEBALL – GLI UOMINI INVISIBILI

Riprendiamo dopo la pausa estiva gli incontri con Michele Dodde, ed i suoi scritti, per cercare di diffondere la cultura legata ad un’attività sportiva che con le sue grandi regole di fair play ha da insegnare molto alla vita sociale di ogni giorno. Buona lettura.

michele dodde

GLI UOMINI INVISIBILI

Nel suo celebre best sellers “Il Giorno dell’Indipendenza” l’estroso Richard Ford, ex giornalista dell’autorevole rivista tematica “Inside Sport”, ha affrontato in modo etico l’importanza di una cultura inerente la conoscenza della storia degli sport, ed in particolare si è soffermato a quella del baseball quale pura filosofia del vivere ed intrinseca anima del popolo americano. Ma soprattutto quale concreto punto di riferimento e riflessione per lenire le mortificanti pene della più insignificante quotidianità.

Sono pagine di eccezionale bellezza, piene di ricordi, aneddoti e suggestioni ormai patrimonio dell’immaginario collettivo che ben configurano come il baseball non sia solo storia di aggregazione sociale ma anche estro e fantasia, fascino e spettacolo.

Ed ecco allora che con il suo amico alieno l’autore si rifugia proprio nel week end del 4 luglio, giorno dell’Indipendenza, nella celebre Hall of Fame del baseball, voluta nel 1930 da Frick Ford, decimo presidente della National League, e realizzata dalla Works Progress Administration nella cittadina di Cooperstown dove si dice il giornalista Abner Doubleday abbia dato nel 1839 i natali allo spirito del cosiddetto “gioco antico”, ovvero il “batti e corri”, o meglio il baseball.

Ad assemblare questa munifica “Galleria degli Onori”, dandole vita ed interesse, fu successivamente Henry Edwards, segretario dell’American League, che ebbe l’idea di coinvolgere ben 226 membri dell’Associazione Giornalisti del Baseball chiedendo loro, ad insindacabile giudizio, di stilare una prima lista dei migliori giocatori e personaggi del gioco e dei quali era opportuno ed essenziale tramandarne le gesta.

Il più votato fu Ty Cobb, leggendario esterno che per primo evidenziò come nel gioco ci fosse bisogno di una continua applicazione e studio della psicologia comportamentale dell’avversario, seguito dal celebre Babe Ruth il cosiddetto “naso camuso, faccia pallida, tipica andatura, gambe dinoccolate che dal 1916 al 1938 ha acceso l’interesse di milioni di americani semplicemente brandendo un bastone da 1200 grammi” (cfr Milt Kerzer) e che nella sua inimitabile e lunga carriera di giocatore ha avuto il pregio di ricoprire i ruoli di ricevitore, lanciatore ed esterno. Amato da molti, stimato da tutti, nel giorno del suo addio dai diamanti, dinnanzi a 60mila spettatori, indusse il cardinale Spellman a dire: “onoriamo in questa occasione un grande eroe del mondo dello sport, un campione del gioco leale ed una luminosa guida della gioventù d’America”.

Michele  Dodde

 

redazione.lecceoggi@gmail.com

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