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FESTE PATRONALI E SAGRE SEGNALATE DA LECCEOGGI: SANT’IPPAZIO a TIGGIANO

FESTE PATRONALI E SAGRE SEGNALATE DA LECCEOGGI: SANT’IPPAZIO a TIGGIANO

SANT’IPPAZIO

TIGGIANO 19 gennaio 2018

lo starnaddhu

lo starnaddhu

Il 19 gennaio si celebra a Tiggiano la festa patronale di Sant’Ippazio Vescovo e Martire, protettore della virilità maschile e dell’ernia inguinale.

Sant’Ippazio, vescovo di Gangra, nato in Asia Minore ai tempi dell’imperatore Costantino, mentre partecipava al Concilio di Nicea, nel corso di un’animatissima discussione, ricevette un poderoso calcione nel basso ventre che, una volta santo, gli fece meritare il titolo di protettore dell’apparato genitale maschile. La sua venerazione arrivò  nel basso Salento probabilmente portata dai monaci basiliani

A Tiggiano viene festeggiato nella mattinata con la tradizionale fiera di animali, attrezzi per l’agricoltura e  prodotti ortofrutticoli, tra i quali la shishela (la giuggiola) e la pestanaca, tipica varietà di carota.

Nel tardo pomeriggio, poi, ha luogo la processione, con la statua più grande del Santo patrono portata a spalla per le vie del paese. Prima della processione, però, si procede al rito dell’innalzamento dello starnaddhu. Si tratta di un’asta lunga sette metri, avvolta per quasi tutta la sua lunghezza da un panneggio rosso granata, che termina con una sfera in ghisa del peso di cinque chili. La persona che esegue quest’atto rituale è il vincitore di un’asta, ovvero chi ha versato la somma di denaro più alta in favore del Santo. La persona incaricata del rito deve partire in corsa dal portone della chiesa, percorrere il breve sagrato, scendere i tre scalini prospicienti tenendo lo starnaddhu parallelo alla strada, sempre in corsa tra il rullo dei tamburi, egli arrivare all’altezza della cappella della Madonna Assunta (poco distante, circa 50 metri) e lì innalzarlo con un strappo deciso. La leggenda vuole che un tempo, se il rito procedeva senza intoppi e terminava col dovuto innalzamento dello starnaddhu, si poteva sperare auspicare una buona annata agricola; caso contrario le prospettive erano di cattivo presagio. È evidente trovare in questo rito la riproduzione di ciò che erano in passato gli antichi riti di fertilità. Alla luce di tutto ciò, la fera de Santu Pati, ovvero le festività in onore di Sant’Ippazio, può essere interpretata come la riproposizione in chiave cristiana di un più antico rito pagano per la celebrazione del capodanno contadino.

L’ultimo atto dell’anno contadino consiste in pratica nella potatura degli alberi: una parte della legna che ne risulta viene impiegata per alimentare la tradizionale Focareddha de Santa Lucia, il tradizionale falò in onore di Santa Lucia, che si tiene la sera del 13 dicembre, alla fine della processione. Anche questa probabilmente è la perpetuazione di un rito più antico del Cristianesimo: il fuoco come agente purificatore, che chiude un ciclo e prepara all’avvento del nuovo anno.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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