L’ANGOLO DEL LIBRO

L’ANGOLO DEL LIBRO

LA PREGHIERA di Fausto Carotenuto

Fausto Carotenuto è un analista di scuola junghiana di gran valore. Conduce corsi di formazione spirituale in un tempo, il nostro, in cui la spiritualità è soffocata dal materialismo, che priva l’umanità di vibrazioni più alte, capaci di collegarci al Divino.

Tale fenomeno di massa si manifesta per la prima volta nella storia dell’uomo, afferma lo psicologo. È necessario, per comprendere il fenomeno nella sua portata, poter innalzare le vibrazioni energetiche e rompere questa specie di destino negativo.

Il discorso sull’energia lo avvicina senza dubbio a Federico Faggin, lo scienziato della Silicon Valley inventore del microchip, il quale è stato capace di virare la sua attenzione dal computer, dal meccanicismo, alla coscienza, trovando la via dell’amore cosmico come soluzione ai problemi che attanagliano l’umanità, problemi di guerra, uso del nucleare in grado, quest’ultimo, di distruggere la terra e la nostra civiltà, o inciviltà che dir si voglia.

Carotenuto ha sentito la necessità di scrivere un manuale dedicato alla preghiera, intitolato proprio La preghiera (Il Ternario editore, pp.188, 2014) con il sottotitolo: Mi serve pregare?

Certo non serve pregare a chi ha perduto il suo referente, l’Altro in sé, poiché si pregherebbe nessuno.

Il credente si pone nella condizione di entrare in sé stesso. La preghiera è atta a ciò. È esigenza imprescindibile. Carotenuto ricorda ai suoi lettori, ponendola come condizione sine qua non per saper pregare, la “discesa nella stanza segreta”. È il nostro “luogo” metaforico, lontano dal mondo, un eremitaggio, in cui risiede la nostra essenza, unita alla coscienza universale.

Vivere totalmente esteriorizzati fa scomparire la “stanza” interiore, lasciandoci in balia dell’io fenomenico, come ombre passeggere prive di fondamento, prigionieri di un io egoico, incapace di elevazione, senza durata, destinato all’estinzione, quindi alla disperazione.

Carotenuto sa che è necessario essere soli, staccati dall’esteriorità; sa che:

Rimanere soli equivale a un ritiro spirituale con il peggior nemico che ci sia dato di incontrare: noi stessi.

Noi stessi intesi nelle passioni egoistiche, quelle che intendono sempre e soltanto prendere, fagocitando.

La preghiera, sublime rituale, pone fine all’isolamento, all’incomunicabilità (ricordiamo i film di Antonioni!), croce del nostro vivere.

Secondo l’autore meditare e pregare sono la stessa cosa, quando si riesce a raggiungere il livello della “preghiera cosciente”.

Ciò significa penetrare la simbologia eterna delle preghiere tradizionali, incominciando dal segno di croce, in cui il Padre è potenza infinita, il Figlio amore infinito, lo Spirito santo azione infinita. Siamo nell’ambito dell’infinito in quanto le immagini sono archetipiche trascendenti, poste oltre lo spazio tempo. La psicologia junghiana ne tiene conto. Le immagini eterne sono usate da millenni. Filippo nel suo Vangelo apocrifo (secondo o terzo secolo d. C.) scrive:

La Verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli e immagini. Esso non la riceverà in altra maniera. (sutra n.67)

Lo stesso può dirsi del Padre Nostro, figura inestinguibile, o di Maria, la madre cosmica, è l’energia, o dell’angelo custode, simbolo reale del nostro Sé superiore, divino, substrato inalterabile, sempre presente, fedele.
L’angelo, secondo il significato etimologico della parola, è il messaggero di tutte le altre presenze spirituali in noi.
Fausto Carotenuto ne La preghiera inoltre mette in evidenza l’errata interpretazione dell’aldilà come “eterno riposo”.
Nessun riposo insignificante esiste, afferma, ma attività beatifica nella luce, per chi in coscienza risvegliata dimora in cielo.

 

 

 

luciani.2006@libero.it

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