L’ANGOLO DEL LIBRO

L’ANGOLO DEL LIBRO

IL MISTERO DEL DIPINTO SCOMPARSO di Iacopo Cellini

Il mistero del  dipinto Il mistero del dipinto scomparso” di Iacopo Cellini, lo confesso immediatamente, appartiene ad un genere che non mi ha mai entusiasmato, quello del  libro gioco o libri interattivi. Parafrasando un famoso film dei fratelli Coen direi che “non è un  libro per vecchi” (lettori o altro), lo catalogherei quindi nella narrativa per ragazzi.

Apprezzo da sempre i libri per ragazzi, professionalmente ci ho convissuto per circa vent’anni, ma questa branca a metà strada tra il videogame e il libro non mi ha mai convinta. Mi è stato proposto di leggere questo lavoro ed ho accettato perché amo la lettura, le sue sfide e mettermi in discussione ma immaginate che vi piaccia andare al ristorante e fare le recensioni. A un certo punto vi portano in un bel ristorante giapponese, solo che a voi non piace il pesce. Certo, tutto freschissimo, bell’impiattamento e tutto quanto. Però se il pesce non vi piace, non vi piace. Ecco, “Il mistero del  dipinto Il mistero del dipinto scomparso” non offre quasi nessun appiglio per gli argomenti che mi interessano.

Ebbene, ho letto il  libro tre volte (è breve) e alla fine l’ho trovato mediocre. So che quest’affermazione mi renderà impopolare e passerò per essere un’intransigente e antiquata bacchettona ma ho rilevato molti difetti.
Innanzitutto è anacronistico nella caratterizzazione dei personaggi e dell’ambientazione: la vicenda si svolge nel 1994 ma sembra di trovarsi in pieno medioevo, il protagonista Leandro (di cui poi il lettore si farà alter ego) è un adolescente che si definisce “bambino”, ma quando mai? Negli anni ’90? La famiglia è un teatro di burattini, personaggi finti e incartapecoriti, c’è persino un impettito maggiordomo che, per rispettare il cliché si chiama Ambrogio e ha un figlio di nome Battista che ne prenderà il posto.

La location è un castello, o meglio un vetusto palazzo signorile di  Montefalco, ovviamente isolato dal resto del mondo e circondato da una landa ricca di ruderi e pericolosissima, tanto che, a un minimo ritardo dei ragazzi, la famiglia atterrita e in ambasce corre fuori a cercarli con le torce… ripeto, nel 1994?
La narrazione vuole essere stimolante ma è lenta, i bivi proposti vivacizzano giusto un po’ il tutto, gli enigmi a volte sono troppo semplici, a volte incomprensibili e il formato elettronico non aiuta perché mischia ulteriormente le carte.

La conclusione, dopo avere cercato, e non sempre trovato, il nesso tra i vari indizi e relative spiegazioni, lascia anch’essa a desiderare: è posticcia, come un tupé…

Sicuramente io non sono la persona adatta per questo genere di libri fusion, preferisco di gran lunga i videogiochi, ma non escludo che un pubblico giovane possa gradire. Pur di far leggere un ragazzino farei carte false ma gli fornirei almeno una visione corretta della realtà in cui muoversi leggendo e, forse, arricchirei il testo con qualche piantina dei luoghi.

Se tutti i librogame meritano di essere letti, questo merita di essere letto poco e velocemente messo in archivio. A meno di non averne un invidiabile e splendido ricordo d’infanzia, quando lische figure nascoste nell’oscurità, vestigia abbandonate e nebbie maledette facevano battere forte il cuore di bambini coraggiosi, troppo impegnati a emozionarsi per dissezionare freddamente un  libro a uso recensione.

Non me ne voglia l’autore che, peraltro, so essere apprezzato nel suo genere.

 

luciani.2006@libero.it

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