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LEGAMBIENTE FA IL PUNTO SUI REATI CONTRO L’AMBIENTE

LEGAMBIENTE FA IL PUNTO SUI REATI CONTRO L’AMBIENTE

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«Quello che mi preoccupa maggiormente sono i reati nella filiera agroalimentare. Numerose sono le operazioni degli uomini del comando regionale del corpo forestale dello stato che sono intervenuti contro frodi e contraffazioni che minacciano i prodotti a marchio protetto. La netta diminuzione dei reati ambientali è dovuta anche all’entrata in vigore della nuova legge sugli eco reati ma è anche il frutto della prevenzione, controllo e contrasto dei reati ambientali che in maniera costante è stata postata avanti dal 2007 dalle forze dell’ordine». Lo ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, presentando a Bari, il report “Ecomafia 2016”.

La mafia però permane nel campo degli illeciti ambientali e la corruzione resta un fenomeno dilagante specie nelle quattro regioni “a tradizionale insediamento mafioso” che sono in testa alla classifica dei reati ambientali: maglia nera alla Campania con 4.277 reati, più del 15 per cento sul dato complessivo nazionale, seguita da Sicilia (4.001), Calabria (2.673), Puglia (2.437).

Nonostante l’inversione di tendenza dopo l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale e il calo complessivo dei reati ambientali nel 2015, “per contrastare le ecomafie c’è ancora da fare, dato che la criminalità organizzata la fa ancora da padrone (sono 326 i clan censiti) e la corruzione rimane un fenomeno dilagante, è il volto moderno delle ecomafie che colpisce ormai anche il nord Italia”, si legge nel report. Senza dimenticare che la criminalità organizzata continua la sua pressione nelle aree boschive e agricole e nel mercato illegale del legno, del pellet e della biodiversità. Per questo Legambiente, torna a ribadire “l’importanza di continuare a rafforzare il quadro normativo con leggi ad hoc che tutelino anche la filiera agroalimentare, i beni culturali e l’istituzione di una grande forza di polizia ambientale diffusa sul territorio”.

In particolare i dati del rapporto Ecomafia 2016 rivelano che a fronte del calo complessivo dei reati nel 2015, cresce l’incidenza degli illeciti in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, dove se ne sono contati ben 13.388, il 48,3 per cento sul totale nazionale. La Campania con 4.277 reati, più del 15% sul dato complessivo nazionale, è la regione con il maggior numero di illeciti ambientali seguita da Sicilia (4.001), Calabria (2.673), Puglia (2.437) e Lazio (2.431).

Crescono i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi, con un’impennata che sfiora il 49 per cento, che hanno mandato in fumo più di 37mila ettari. A rischio anche i beni culturali: lo scorso anno ne sono stati recuperati o sequestrati dalle forze dell’ordine per un valore che supera abbondantemente i 3,3 miliardi. Un valore sei volte superiore a quello registrato nell’anno precedente, quando si era “fermato” intorno ai 530 milioni.

 

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