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SAGRE E FESTE PATRONALI SEGNALATE DA LECCEOGGI

SAGRE E FESTE PATRONALI SEGNALATE DA LECCEOGGI

FESTA DI SAN CESARIO MARTIRE

San Cesario di Lecce 26 luglio

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A San Cesario si festeggia il Santo Patrono facendo riferimento al luglio del 1724, quando uno dei figli del duca Marulli portò nella cittadina una reliquia di San Cesario, che lui, cavaliere di Malta, aveva ottenuto dalla chiesa di Lucca.

San Cesario, di probabili origini africane, ritornato in Terracina, si dimostrò subito fervente cattolico, sino a raggiungere il diaconato.

Fu accusato di lesa maestà e di alto tradimento perché si oppose a sacrifici umani agli déi pagani. Correva l’anno 107 d.C., essendo imperatore Traiano, e il giovane diacono fu condannato ad essere precipitato in mare, rinchiuso in un sacco appesantito da pietre, sino al sopraggiungere della morte. Gli fu compagno di martirio San Giuliano.

Secondo il martirologio cristiano l’evento del sacrificio si ritiene possa essersi verificato, rapportando l’odierno calendario a quello romano, il 7 Novembre del 107 d.C. Quindi, la vera solennità del Santo Patrono si dovrebbe festeggiare in tale data.

In effetti, nella nostra località si celebra, sempre con solennità civili e religiose, “San Cesario de lu sindacu” che , nell’edizione del 2000, ha visto la ripresa di una centenaria tradizione: l’apposizione di una corona floreale sulla statua del Santo, posta a 25 metri di altezza sul timpano della facciata della chiesa matrice.

Sino agli anni ’50 del secolo scorso si ricordava l’intervento miracoloso del Santo Patrono con l’accensione di numerosi falò.

Era “San Cesariu de le tridici fòcare”, a ricordo dell’intervento miracoloso del Patrono invocato il 21 Febbraio 1823, per il verificarsi di un tremendo terremoto.

Sentitissimo è nel paese il culto del Santo; nella Chiesa Matrice, per esempio, il Santo si presenta in facciata con una statua lapidea; sopra il grande organo monumentale, con una finestra policroma in vetri legati al piombo, che lo raffigura; nell’altare a Lui dedicato, con una grande pala d’altare, un busto in argento e con una statua lignea, opera dell’insigne scultore napoletano Nicola Fumo; nel vano sovrastante l’ingresso laterale, con un simulacro in cartapesta di buona fattura.

La vocazione al Patrono, protettore da calamità telluriche e meteorologiche, è confortata anche dal fatto che la statua sul prospetto della chiesa, colpita alla fine dell’800 da un fulmine, non crollò, ma ebbe solamente una parte del viso sfregiata.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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