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IL SALENTO DALLA PREISTORIA ALLA MODERNITA’ – SAN CESARIO DI LECCE

IL SALENTO DALLA PREISTORIA ALLA MODERNITA’ – SAN CESARIO DI LECCE

San_Cesario_di_Lecce-Gonfalone                San_Cesario_di_Lecce-Stemma

(il gonfalone)             (lo stemma)

Continuiamo a spostarci nei centri più vicini a Lecce quasi nati a formare una corona di cinta alla città capoluogo, oggi visitiamo San Cesario di Lecce.

San Cesario di Lecce è un comune costituito da quasi novemila abitanti, insistente nel centro-settentrionale del Salento, distante cinque chilometri dal centro del capoluogo provinciale in direzione sud. Fa parte, come accennato, dei paesi che costituiscono la prima corona intorno a Lecce e ricade nella Valle della Cupa, un’area caratterizzata da affinità naturali, climatiche e culturali.

Conosciuto in epoca romana come “Castrum Caesaris”, in onore di Cesare Augusto, la località fu evidenziata come San Cesario nel Medioevo quando in un decreto di Tancredi Conte di Lecce, il territorio fu donato al Monastero dei Celestini.

Il territorio comunale, che si estende su una superficie di circa trenta chilometri quadrati più le frazioni Aria Sana, è caratterizzato da una morfologia prettamente pianeggiante; l’altitudine raggiunge l’altezza massima di 61 m s.l.m.. Ricade nella Valle della Cupa, ossia in quella porzione della pianura Salentina, intorno al capoluogo leccese, caratterizzata da una grande depressione carsica. È situato a metà strada fra il mare Ionio e il mare Adriatico dai quali dista circa 20 km. Confina a nord con il comune di Lecce, a est con il comune di Cavallino, a sud con il comune di San Donato di Lecce, a ovest con il comune di Lequile.

Pur registrando, nei tempi andati, a causa dell’esiguità del feudo territoriale, che si allunga verso Lecce a forma di cono, una economia agricola povera, che nonostante tutto andava rinomata per la maestria degli addetti, tanto che San Cesario era conosciuto come “Lu Sciardinu de Lecce”. L’economia era dovuta al lavoro delle persone dedite al bracciantato (chiamati bracciali) o al trasporto delle merci (vaticali) mentre pochi, pur se valenti, erano i coltivatori.

Nel tempo San Cesario è stato famoso, inizialmente, come centro dedito alla produzione di biancheria da corredo (il famoso corredo della sposa confezionato artigianalmente con l’impiego di telai lignei) per poi fregiarsi della manualità di numerosi valenti scalpellini e scultori che lavoravano la pietra leccese estratta dalle vicine cave.

Nel corso del secolo scorso (XX secolo) si registrò una sorta di industrializzazione del paese.

Nacquero, così, alcune fabbriche per la lavorazione dell’alcool; altre che si dedicarono invece alla lavorazione del tabacco; due mulini e infine ben tredici frantoi ipogei.

Di tutto questo, oggi, rimane molto poco e l’economia del paese si avvale del “terziario”  e di alcune forma di artigiano, con la lavorazione del ferro battuto, e nell’ebanisteria.

Sulla via che collega San Cesario al capoluogo si sono allocate alcune grandi strutture per la distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di generi alimentari, di abbigliamento, di merci varie e officine per la produzione in serie di manufatti in alluminio e in ferro, oltre naturalmente a botteghe artigiane specializzate nell’elaborazione dei materiali più vari, ed a una fabbrica di liquori

Attuale Sindaco è Fernando Coppola eletto nel giugno di quest’anno come “Lista Civica”

COSA VISITARE

Chiesa Madre di Santa Maria delle Grazie

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La chiesa Madre di Santa Maria delle Grazie, iniziata a costruire nel 1623, fu benedetta nel 1704; nominata parrocchia nella seconda metà del XVI secolo. Ampliata per ben tre volte, l’ultima ricostruzione è del 1847 su progetto dell’ingegnere Casotti. Fu dedicata a Santa Maria delle Grazie il 22 luglio 1854. La facciata, formata da due ordini sovrapposti e da un timpano triangolare, è scandita dall’alternanza di paraste doppie. L’ordine inferiore accoglie il portale d’accesso e quattro nicchie, nelle due che affiancano l’ingresso si trovano le statue di San Pietro e San Paolo. Sul timpano è addossata la statua di San Cesario. L’interno, a navata unica terminante nel presbiterio, possiede un grande soffitto a cassettoni con il pavimento a mosaico. All’interno conserva la cappella di Santa Maria del Carro, preesistente alla chiesa e inglobata in essa. Da ammirare l’altare barocco dedicato a San Cesario, con relativa tela e busto argenteo del Santo, e quello votivo al Crocefisso, voluto dai duchi Marulli.

Chiesa di San Giovanni Evangelista

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La chiesa di San Giovanni Evangelista fu costruita tra il 1320/1321 per volontà del sacerdote Michele di Sternatia così come riporta un’epigrafe interna. L’interno, ad aula unica, presenta un ciclo di affreschi di gusto bizantineggiante datati da un’iscrizione greca al 1329. Gli affreschi raffigurano una cristologia nella parte superiore e una lunga teoria di Santi nella parte inferiore. L’abside accoglie un altare settecentesco mentre all’ingresso sono collocati un sarcofago medioevale e un’acquasantiera barocca.

Chiesa dell’Immacolata

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L’attuale chiesa dell’Immacolata risale alla metà del Settecento e sorge sul luogo di un’omonima cappella di epoca precedente. All’interno, sui muri dell’unica navata, sono posizionate le tele riguardanti il ciclo della vita della Madonna raffiguranti la Natività, la Purificazione, l’Annunciazione, la Visita a Santa Elisabetta e la Presentazione. È sede della confraternita dell’Immacolata.

Palazzo Ducale

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Il Palazzo Ducale è stato ricostruito nella seconda metà del XVII secolo sulle fondamenta di una fortezza cinquecentesca di cui rimangono alcune tracce. La struttura, su due piani, presenta un’elaborata facciata ricca di nicchie contenenti statue mitologiche e busti degli antenati dei duchi Marulli. L’ingresso centrale è costituito da un ampio portale affiancato da quattro colonne accoppiate che sorreggono una balconata barocca. Addossato al centro del prospetto è lo scudo araldico dei Marulli costituito da un leone passante e sormontato dalla corona ducale e dall’aquila di Carlo V. Attraverso il portale si accede al cortile interno nel quale è posizionato un pozzo rinascimentale con cupolino settecentesco sorretto da quattro colonnine.
Nel piano attico del palazzo è ospitato il Museo Civico d’Arte Contemporanea istituito nel 1979

ex distilleria De Giorgi

esterno distilleria De Giorgi

È uno dei più interessanti esempi di archeologia industriale conservati nel Salento e, nel 2005, è stato dichiarato, persino, monumento nazionale. Il complesso industriale è diviso in due parti: una destinata ad abitazione e ad attività specifiche dello stabilimento, quale era la fabbrica di liquori; l’altra invece destinata alle numerose fasi della produzione. Dopo aver varcato l’androne d’ingresso, il cortile e un passaggio coperto, si accede alla seconda parte destinata alle varie funzioni della distilleria. Si scorgono l’imponente torre di distillazione e l’alta ciminiera, di circa 25 metri, della caldaia a vapore e altri, numerosi vani, dove sono ubicate: la macchina per la depurazione dell’acqua, la caldaia a vapore, le colonne per la demineralizzazione dell’acqua, il nastro trasportatore, i silos per la conservazione delle materie prime, le vasche per i vari lavaggi, la falegnameria per la costruzione delle botti. All’interno dell’opificio sono ancora presenti numerosi vecchi impianti per la produzione di alcol e l’imbottigliamento del liquore.

Casa-museo Ezechele Leandro e Santuario della Pazienza.

opera di Ezechele Leandro

È un luogo visionario, uno di quei rari giardini concepiti da un artista attraverso un alfabeto visuale stupefacente e con materiali di risulta: il Santuario della pazienza di San Cesario di Lecce, opera di Ezechiele Leandro, artista outsider morto nel 1981precursore dellarte povera. Il Santuario della pazienza si estende per più di settecento metri quadri in un’area all’aperto adiacente alla casa museo che ospita anche una galleria di opere pittoriche e scultoree dell’autore a San Cesario di Lecce. Leandro lo inaugurò nel 1975, dopo quasi quindici anni di lavoro: un popolo di oltre duemila figure realizzate con cemento e vari materiali di scarto o dei rifiuti, addirittura.

Ottavia Luciani

 

redazione.lecceoggi@gmail.com

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