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IL SALENTO DALLA PREISTORIA ALLA MODERNITÀ: MURO LECCESE

IL SALENTO DALLA PREISTORIA ALLA MODERNITÀ: MURO LECCESE

MURO LECCESE

(seconda parte – segue dal 19 ottobre

Luoghi da visitare :

CHIESA MADRE

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Dedicata alla Madonna Annunziata fu costruita tra il 1680 al 1693 su un preesistente più piccolo edificio sacro.

Il prospetto in pietra leccese è diviso in due ordini da un’aggettante trabeazione sostenuta da lesene con capitelli corinzi. Il primo ordine è arricchito da quattro nicchie vuote e dal settecentesco portale barocco, inquadrato da due colonne reggenti l’architrave ospitante le statue della Madonna e dell’Abgelo Gabriele, posto in asse con l’ampio finestrone dell’ordine superiore sormontato dallo stemma della cittadina raffigurante una testa di moro.

L’interno, a tre navate con breve transetto, presenta una copertura a stella e accoglie un altare maggiore della prima metà del XVII secolo proveniente dalla chiesa del convento dei Domenicani.

Tantissime le opere pittoriche conservate nella struttura che può essere definita una vera e propria pinacoteca. Tra le altre quelle del murese Liborio Riccio con i dipinti “La cacciata dei mercanti dal Tempio” e “il Sacrificio di Abramo”; del leccese Serafino Elmo sono le tele raffiguranti Davide danzante durante il trasporto dell’arca, Eliodoro cacciato dal Tempio e le tele di Sant’Oronzo riguardanti la conversione e il martirio del Santo. Altre tele sono quelle della Madonna Annunziata, della Madonna Immacolata, della Madonna Assunta, della Madonna col Bambino tra san Giovanni Battista e san Francesco d’Assisi, di San Giuseppe, della Madonna fra san Carlo Borromeo e san Francesco di Paola, alcune delle quali posizionate sugli altari laterali elegantemente decorati con fregi, sculture e statue. Il pulpito, il coro e l’organo, tutti settecenteschi, completano la vasta gamma delle opere presenti in chiesa.

CHIESA DELL’IMMACOLATA

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La Chiesa dell’Immacolata è una struttura barocca di fine Settecento edificata fra il 1778 e il 1787 come riscontrabile nelle date incise sulla facciata. Anche questa chiesa poggia sui ruderi di una struttura più antica avente lo stesso titolo e sede dell’omonima confraternita ancora esistente. La chiesa è considerata una delle meraviglie del barocco leccese.

La facciata, divisa in due ordini da un cornicione, termina con un articolato frontone curvilineo raccordato da volute. Sull’ordine inferiore si apre l’ampio portale sul quale è posizionata una sfarzosa nicchia a forma di baldacchino con la statua dell’Immacolata; sull’ordine superiore si apre invece un finestrone centrale decorato da un’elaborata cornice. Due grandi arcate, addossate alle murature laterali con funzione perlopiù statica, completano il prospetto.

L’interno, sulle pareti sono posizionate sei tele riguardanti il ciclo della vita della Madonna: la Natività la Natività di Maria, la Purificazione, l’Annunciazione, la Visita a Santa Elisabetta e la Presentazione. Un’altra tela dell’Immacolata costituisce la pala dell’altare maggiore.

CHIESA DI SANTA MARINA

La Chiesa di Santa Marina è la chiesa più antica di Muro e una delle più antiche chiese di Terra d’Otranto, risale, infatti ai secoli IX-XI. Presenta una La struttura muraria è stata costruita, in parte,  utilizzando i blocchi squadrati della cinta che proteggeva Muro in età messapica.

L’edificio custodisce un ciclo di affreschi antecedenti il 1087 che raffigurano la vita e le opere di San Nicola.

CHIESA DI SANTA MARIA DI MIGGIANO

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Si tratta di un edificio di epoca bizantina risalente al XIV – XVI secolo e costituisce l’unica testimonianza dell’antico casale di Miggiano. Insiste nelle campagne muresi, nell’immediato confine con il comune di Sanarica. Presenta una copertura a doppio spiovente e la maggior parte degli elementi iconografici esistenti si trovano nella zona presbiteriale e nel catino absidale. Gli affreschi esistenti risultano dipinti in epoche che vanno dal 1300 fino al 1700.

PALAZZO DEL PRINCIPE

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Il palazzo fu edificato nella seconda metà del XV secolo sui resti di una struttura medievale del quattrocento. Nella zona nord è presente un fossato ricavato nella roccia e nel cortile sono presenti alcune fosse granarie.

L’edificio si presenta con un’austera facciata costituita da un portale, sormontato dallo stemma dei Protonobilissimo che raffigura un dragone, e da finestre e balconi di gusto rinascimentale.

Nel cortile è possibile vedere, sotto il ponte di accesso, il fossato interrato al momento dell’ampliamento dell’edificio. Sempre nel cortile è possibile leggere, grazie all’utilizzo di tipi di pietra diversi nella costruzione del pavimento moderno, l’andamento delle murature medievali emerse durante gli scavi archeologici. A sinistra del cortile le stalle seicentesche ospitano il “Museo del Borgo”.

Dal cortile si accede nei sotterranei dove sono visibili enormi pile monolitiche in pietra leccese per la conservazione dell’olio, le finestre a bocca di lupo per la difesa del castello e, infine, il vano delle carceri, ricco di graffiti ed incisioni lasciate dai prigionieri.

Attualmente l’edificio, è in parte destinato a sede comunale, per il resto viene utilizzato come contenitore culturale. Alcune stanze ospitano il museo che raccoglie reperti medievali e quelli provenienti dall’antica città messapica, qui esistita fra il IV e il II secolo a.C.

MURA MESSAPICHE

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Poco si conosce di quella che doveva essere una delle più dinamiche e floride città messapiche del Salento. L’attuale nome della cittadina si deve, con molta probabilità, alla cinta muraria che i Messapi costruirono come fortificazione alla loro città. La cinta, lunga quasi quattro chilometri, delimitava un’area di 107 ettari e risulta essere inferiore solo a quella della città di Ugento. A causa dell’espansione urbanistica, nei primi anni del novecento, i resti della messapica cinta muraria furono in gran parte distrutti o utilizzati per la costruzione di muretti a secco e piccoli edifici di campagna. Tuttavia, sono ben visibili alcuni tratti, di cui il più lungo è quello di nord-est (circa 840 metri) che comprende la porta nord, resa visibile dopo gli scavi effettuati nella seconda metà del secolo scorso; ci sono poi altri tratti che hanno una lunghezza di 40 e 500 metri.

Nel corso degli scavi eseguiti tra il 1986 e il 1992, si è scoperto inoltre che il sistema di fortificazione non era costituito da un’unica cinta muraria. Gli scavi effettuati hanno riportato alla luce tre muri di cinta concentrici; (prima cinta – larg. 5 m), (seconda cinta – larg. 3 m), (terza cinta – larg. 3,60 m). I resti che si possono ammirare oggi, sono dunque i resti della terza cinta muraria, quella più esterna. In totale, lo spazio interessato dalle mura di fortificazione è di circa 16 metri. La data di edificazione di tali mura non è ben conosciuta. Al momento l’unico dato certo è che la prima sia precedente al 300 a.C.

I MENHIR

Menhir Crocefisso

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È ubicato nei pressi della chiesa del Crocefisso. Fu trovato dal Palumbo infisso in una base monolitica circolare alta 20 cm, sua collocazione attuale, e con un aspetto corroso. Il menhir (49 x 28 cm) presenta un’altezza di 140 cm, spigoli arrotondati e due croci graffite sul lato N.

Menhir Giallini

Il monolite ha una base quasi quadrata (37 x 40 cm) ed è alto 130 cm. Presenta numerose formazioni di licheni e una croce graffita sul lato N.

Menhir Miggiano

Alto circa 200 cm, è situato nei pressi della chiesa bizantina di Santa Maria di Miggiano.

Menhir Trice

Alto 430 cm, è situato nell’omonima piazzetta nei pressi della chiesa bizantina di Santa Marina.

Menhir Croce di Sant’Antonio

Alto 420 cm, è situato al confine con il comune di Sanarica.

Ottavia Luciani

FINE

 

redazione.lecceoggi@gmail.com

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