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ALMANACCO DEL GIORNO

ALMANACCO DEL GIORNO

ALMANACCO DI OGGI – Domenica 16 Maggio 2021

Diciannovesima Settimana dell’Anno 2021

Giorni trascorsi dall’inizio dell’anno 136 * giorni mancanti alla fine dell’anno 229

A Roma il sole sorge alle 04.49 e tramonta alle 19.24 (ora solare)

A Lecce il sole sorge alle 04.19 tramonta alle 18.54 (ora solare)

OGGI SI FESTEGGIA: Ascensione del Signore      

ACCADDE OGGI: 1792 – A Venezia viene inaugurata la Fenice:

Un nome, un destino. Espressione della cultura illuministica e in questo osteggiato fin dalla sua progettazione, il “massimo teatro” veneziano risorse più volte dalle proprie ceneri, tenendo viva la memoria di oltre due secoli di storia della lirica, intrecciata con le principali vicende della repubblica lagunare prima e del regno sabaudo poi.

Gli ultimi anni del XVIII secolo segnarono il definitivo tramonto della Serenissima Repubblica di Venezia: dopo sette secoli di storia il governo oligarchico, retto dal nuovo doge Ludovico Manin, sembrava del tutto inerme di fronte alla spinta riformatrice che proveniva dalla Francia rivoluzionaria e alle richieste di Napoleone. Ciò si rifletteva anche nella vita cittadina, dilaniata da scontri tra diverse fazioni.

In questo scenario si inserì la proposta di costruire un nuovo teatro da parte della Nobile Società dei palchettisti, estromessa dalla gestione del Teatro San Benedetto. Questa decisione aveva portato la suddetta Società a rifarsi del torto subito, con la costruzione di un nuovo edificio, più grande di quello perduto e il nome di Fenice, è per sottolineare la rinascita della società dalle proprie vicissitudini.

Il bando di concorso pubblicato il 1° novembre 1789 preannunciava l’intenzione di dare con quest’opera un volto nuovo alla città, in contrapposizione alla parte più conservatrice. Per questo tra i ventotto concorrenti in gara, venne premiato l’architetto Giannantonio Selva, presentatosi con un progetto improntato a una visione più “repubblicana” (vicina agli ideali della rivoluzione francese) del teatro, dove insieme all’uguaglianza dei palchi (senza spazi privilegiati) si perseguiva l’austerità degli ornamenti.

Una linea in totale antitesi con quella rappresentata dal Checchia, più conservatrice e sostenuta da buona parte dell’oligarchia veneziana. Iniziati i lavori ad aprile del 1790 sotto la supervisione di Antonio Solari, le polemiche non si arrestarono nemmeno dopo il rapido completamento dell’opera, inaugurata ufficialmente il 16 maggio di due anni dopo, con i “I Giuochi d’Agrigento” del conte Alessandro Pepoli. I detrattori puntarono il dito sui costi lievitati eccessivamente rispetto alle previsioni di partenza.

Ciononostante, la Fenice entrò subito nel novero dei palcoscenici più prestigiosi dell’Europa ottocentesca, ospitando le “prime” di opere immortali della lirica italiana. Ad iniziare da quelle di Gioacchino Rossini, che qui mise in scena Tancredi, Sigismondo e Semiramide. Dopo il Belisario di Gaetano Donizetti, accadde l’irreparabile: la notte del 13 dicembre 1836 da una stufa austriaca si propagò un incendio di vaste proporzioni che, secondo le cronache dell’epoca, durò tre giorni e tre notti.

Ricostruito a somiglianza dell’originale dagli architetti Tommaso e Giambattista Meduna, La Fenice si riprese subito il suo ruolo nel panorama lirico internazionale, ospitando altre celebri prime, tra cui quelle del Rigoletto e de La Traviata (rispettivamente nel 1851 e 1853) di Giuseppe Verdi. Nel XX secolo, si avvicendarono qui compositori del calibro di Pietro Mascagni, Igor Stravinskij e Sergej Prokof’ev.

A 160 anni di distanza una seconda catastrofe si abbatté sul “massimo teatro” lagunare, stavolta con effetti più distruttivi. Il 29 gennaio 1996, la follia criminale di due elettricisti, intenzionati a coprire i loro ritardi nei lavori, li spinse ad appiccare un incendio che in una notte rase al suolo l’antico edificio.

Otto anni dopo, grazie alla perseveranza dei veneziani e al sostegno dell’opinione pubblica nazionale, la Fenice tornò in vita, presentandosi nella sua veste storica. L’evento fu celebrato il 14 dicembre 2003 da un concerto diretto da Riccardo Muti.

L’EVENTO SPORTIVO: 2004 – Scudetto del Milan e l’addio di Roberto Baggio:

Lo stadio San Siro è gremito di tifosi, è l’ultima partita del campionato di serie A 2003/04 e il Milan di Carlo Ancelotti celebra la conquista del 17° scudetto, con 11 punti di vantaggio sulla Roma. L’ultimo avversario della stagione è il Brescia di Giovanni De Biasi, già salvo.

A fine partita il tabellino riporta quattro marcature rossonere (doppietta di Tomasson, Shevchenko e Rui Costa) e due bresciane (doppietta di Matuzalem). Ma a quattro minuti dalla fine un evento rende ancora più storica questa partita, si tratta dell’uscita dal campo di gioco di un calciatore del Brescia di 37 anni: Roberto Baggio.

Mentre tutto lo stadio ripete il suo nome, il divin codino lascia il calcio giocato, consapevole di aver scritto pagine importanti della storia di questo sport, durante la sua lunga e prestigiosa carriera (in 19 anni 452 presenze in serie A e 205 reti, il settimo goleador di sempre).

NACQUERO OGGI:

1915 – Mario Monicelli

1931 – Vujadin Boskov

1951 – Claudio Baglioni

1955 – Claudio Garella

1974 – Laura Pausini

LA FRASE CELEBRE (Aforisma): 

Godo immensamente nel sentire che il Signore è sempre prodigo delle sue carezze con la tua anima. Lo so che soffri, ma la sofferenza non è forse il segno certo che Dio ti ama? Lo so che soffri, ma non è forse questa sofferenza il distintivo di ogni anima che ha scelto per sua porzione ed eredità un Dio ed un Dio crocifisso? Lo so che il tuo spirito è sempre avvolto nelle tenebre della prova, ma ti basti, mia buona figliola, il sapere che Gesù è con te ed in te. (S. Pio da Pietrelcina)

IL PROVERBIO DEL GIORNO:

Maggio soleggiato, frutta a buon mercato.

I DOODLE DI GOOGLE: Lo scrittore Juan Rulfo:

Il Messico post rivoluzionario trovò nello scrittore Juan Rulfo la sua voce più autorevole in campo letterario. Dopo gli esordi su rinomate riviste quali “Mexico”, “Pan” e “América”, il suo stile giunse a maturità con la produzione degli anni Cinquanta, attraverso i due suoi capolavori: i racconti di El llano en llamas (1953) e il romanzo Pedro Páramo.

Con quest’ultimo si meritò la palma di capostipite del realismo magico e l’ammirazione di grandi autori del calibro di Garcia Marquez, che ne trasse ispirazione per la celebre opera Cent’anni di solitudine. Stimato come il più popolare scrittore di lingua spagnola del Novecento e apprezzato anche come fotografo e sceneggiatore, Rulfo è stato celebrato da Google nel 2012, per il 95° anniversario della sua nascita, con un doodle locale (visibile in Messico) che richiama l’ambientazione rurale del suo romanzo di maggior successo.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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