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L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO

L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO

COLT 45. Cinque racconti noir di Antonio Canonico

Una raccolta di cinque brevi racconti dove una pistola è l’elemento ricorrente, insieme al filo della sopportazione che si spezza, i sogni che si infrangono contro la realtà, portando a gesti estremi.

Antonio Canonico ha una scrittura scorrevole, anche se a volte avrei preferito un uso diverso di termini e una maggiore fluidità verbale.

Ho apprezzato la fantasia e la diversità dei racconti, il rispetto di quell’elemento che li rende tutti parti coerenti della stessa opera, un po’ meno lo sviluppo delle storie.

Nel primo racconto, “Mea Culpa”, sono rimasta spiazzata dall’atteggiamento ambivalente del protagonista verso la moglie, come di quello di lei verso il marito. La spiegazione, quando è arrivata, mi è parsa frettolosa, troppo rapido lo sviluppo per entrare in empatia e veloce la fine per una narrazione realmente appassionate.

Una storia che mi ha dato poco.

Il secondo, “Tutti giù per terra”, è di certo il mio preferito. Più sviluppato e approfondito, il mistero interessa, portando un tema importante al lettore, quel non rispetto per le diverse fisicità che tante e tanti fa soffrire. Anche qui, però, ho trovato debole la motivazione dell’azione delittuosa finale, quella frase scatenante che in sé non ha nulla di provocante. Va bene che andrebbe letta con altri occhi e soprattutto diverse esperienze e stati mentali, ma sono tornata indietro a rileggerla e ancora, dopo la spiegazione, mi è sembrata fragile. Ci voleva più incisività, avrebbe dovuto dare fastidio per suscitare nel lettore un impatto più deciso, per fissarsi nella mente e non lasciare che le parole scivolassero via innocue.

Il terzo componimento, “Io e lei”, è invece in fondo alla mia lista delle preferenze. Forzato, tra il surreale e il fantastico, mostra anche una visione stiracchiata delle tematiche gay e gender, inverosimile. L’emozione non filtra e si resta distanti dal racconto.

Si passa poi a “Frammenti bui” che ho trovato interessante sul piano dell’impostazione, anche se pericolosamente vicino alla confusione. Quando si gioca coi salti temporali è sempre un rischio e tornare a guardare le date per ritrovarsi è una fatica che molti non hanno voglia di fare. D’altro canto sono proprio quelle indicazioni che suddividono la storia in tanti piccoli capitoli a essere importanti e a dare il rito narrativo. Nonostante ciò è qui che ho trovato la suspense e la sorpresa. Avrei preferito una maggiore esposizione, proprio quando l’interesse era acceso il racconto era finito, peccato.

L’ultima storia, “La terra non è piatta”, è un po’ “telefonata”. C’è poco di sorprendente, l’ho trovato anche eccessivo, davvero si può uccidere per così poco? Un saggio sarebbe passato oltre.
“Colt 45” non mi ha soddisfatto. Ho trovato gli scritti troppo brevi per essere efficaci, non è un caso che quello che mi ha maggiormente convinto sia il più lungo. Il noir ha bisogno di atmosfera, di tempo per entrare in connessione coi personaggi e con l’indagine iniziale, gonfiarsi, arrivare all’apice, dare svolte, vicoli ciechi e accelerazioni.
Se penso al noir mi vengono in mente le storie di Chandler, Lehane e Winslow, ma anche di Carlotto, Lucarelli e De Giovanni, dove c’è forza e fragilità, violenza, ma si arriva a comprenderne i motivi, ci si sente parte della trama, si prova un gusto amaro che piace. Un coinvolgimento che qui non ho sentito, una poesia nera che mi è del tutto mancata.

Canonico ha delle buone carte, gli consiglio meno fretta, più profondità, perché il lettore nelle storie ci deve entrare con tutto il corpo, se si resta alla finestra si smette in fretta di giocare.

luciani.2006@libero.it

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