LECCE “Non è uno scherzo”: la campagna di sensibilizzazione per fermare il catcalling
L’associazione PARI, di concerto con la Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecce, ha lanciato a Palazzo Adorno una campagna di sensibilizzazione pubblica contro il catcalling, dal titolo “Non è uno scherzo”.
Si tratta del naturale sfogo del percorso condotto dall’associazione negli scorsi mesi, in cui si sono tenuti diversi incontri nelle scuole della provincia di Lecce sul tema della violenza di genere, al fine di sensibilizzare tutte e tutti sulle molestie contro le donne nei luoghi pubblici.
Il percorso, supportato dalla CPO della Provincia di Lecce, che sotto la guida della sua presidente Anna Toma è costantemente impegnata in azioni ed attività sui temi della violenza di genere, nasce nella convinzione che occorra la consapevolezza e l’impegno di tutti per contrastare il catcalling e la violenza patriarcale.
Il catcalling
Fare rete per arginare un fenomeno che è molto più di semplice malcostume. Il catcalling è purtroppo una forma molto diffusa di violenza di genere (il 79% delle donne italiane ha dichiarato di aver subito la prima molestia in strada già prima dei 17 anni di età) che si realizza attraverso attenzioni non consensuali e indesiderate, come ad esempio gesti, fischi, commenti, strombazzate dall’auto, allusioni sessuali più o meno volgari.
Non è, come spesso viene rappresentato dal pensiero maschilista dominante, un comportamento innocuo: esso, al contrario, può avere gravi conseguenze per le donne che ne restano vittima, provocando ansia, depressione, rabbia, problemi di autostima e gravi ripercussioni sulla vita privata, su quella professionale e nelle relazioni interpersonali.
Anche molte donne tendono a minimizzare il suo impatto, non essendo consapevoli di quanto sia realmente negativo, anche a causa del “processo di auto-oggettivazione“ che le porta a guardare sé stesse e i propri corpi dalla prospettiva degli uomini che le guardano e le giudicano, partendo da una marcata disparità di potere tra i generi.
L’idea
Negli incontri scolastici dell’ultimo anno, Pari ha raccolto numerose testimonianze studentesse di età compresa tra 12 e 18 anni che, in maniera anonima, hanno raccontato quanto loro accaduto per strada, nei bar, sull’autobus o in altri luoghi pubblici.
Da qui l’idea di accendere la luce su questo fenomeno, lanciando un appello a cittadini, istituzioni, associazioni ed a tutti coloro che vogliano unirsi all’iniziativa.
La campagna di sensibilizzazione “Non è uno scherzo” è infatti una campagna aperta.
A chi vi aderisce, liberamente e gratuitamente, è offerta la possibilità di condividere i contenuti grafici e testuali della stessa (sui propri canali di comunicazione o in affissione nel proprio Comune), aggiungendo il proprio logo istituzionale o quello del Comune di appartenenza.
La campagna “Non è uno scherzo”, oltre ad alcune delle testimonianze raccolte, veicola un contenuto informativo sul fenomeno del catcalling, richiamando l’attenzione di tutti sugli effetti che esso può provocare.
Gli interventi
Alla conferenza di presentazione hanno preso parte le delegazioni delle Commissioni Pari Opportunità dei singoli Comuni della Provincia di Lecce.
La presidente di PARI aps, Deborah Russo, ha dichiarato: “Il lavoro che abbiamo portato avanti nelle scuole in questi mesi sul tema ci ha restituito misura di quanto anche quelle molestie che sono socialmente ritenute innocue possono pesantemente incidere sulla vita delle persone. È emersa palese la necessità di approfondire questo tema, di non lasciare che questo lavoro restasse circoscritto alle mura scolastiche. Per questo abbiamo deciso di investire in una campagna di comunicazione che, creando una rete, trasformasse le testimonianze in quella consapevolezza che la nostra società non ha ancora raggiunto”.
La presidente della CPO della Provincia di Lecce Anna Toma è intervenuta così: “Aderiamo e sosteniamo con convinzione il progetto promosso dall’associazione Pari perché vi è necessità, al giorno d’oggi, di far chiarezza sul significato di molte parole e sulle modalità con cui le pronunciamo. Occorre comprendere che fischi, commenti e avance sessuali indesiderati sono vere e proprie molestie. È opportuno spiegare la differenza tra un complimento e l’abuso verbale.
La sensibilizzazione e la promozione di una cultura finalmente libera da retaggi sessisti è la strada più efficace da percorrere per progredire verso una condizione di reale parità e libertà”.
E’ intervenuta, a distanza, anche la docente di Sociologia per Unisalento Maria Chiara Spagnolo: “Tutti parlano di catcalling e nonostante l’uso frequente del termine anglosassone l’impostazione culturale non sembra essere cambiata in questi ultimi anni. Tutti deplorano le condotte espressive violente e di molestia, ma nessuno sa esattamente quali siano, dato l’inusitato grado di genericità e vaghezza che contraddistingue ciascuna delle sue varie definizioni. A qualunque contesto specialistico appartengano le varie definizioni di catcalling hanno due limiti: quello della circolarità (l’errore di definire qualcosa usando come definizione quello stesso qualcosa) e quello dell’empiricità (che si riduce a un elenco di casi concreti che hanno il difetto di restare aperti a nuove espressioni offensive, capaci di camuffare la violenza e di aggirare le censure per poi divenire un linguaggio e un comportamento socialmente accettato). Sarebbe interessante rintracciare un modello storico-culturale del catcalling.
Probabilmente lo troviamo in quello antico delle società tribali: Aristotele nella Retorica fa riferimento ad una struttura sociale, culturale e anche politica caratterizzata dal predominio delle tribù, impegnate nella propria difesa e nello sforzo di prevalere le une sulle altre. Questo si è trasformato oggi attraverso l’uso dei social ed è riverberato nella vita quotidiana, con il diffondersi di tecnologie della comunicazione che promuovono la formazione di “bolle” comunicative, dove l’insicurezza nasce anche dall’uso che se ne fa del linguaggio”.
Come aderire
Siamo convinti che per arginare la violenza di genere sia fondamentale un impegno comune, che contrasti anche quei comportamenti discriminatori alla base della “piramide della violenza di genere”, al cui vertice troviamo i femminicidi.
Chiunque volesse unirsi alla campagna può farlo seguendo il seguente link
(https://drive.google.com/drive/folders/15RPwG3EJgPUKRZ8NucVAMMtNh9qLcwzd?usp=s haring) o scrivendo a pari.associazioneculturale@gmail.com.