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DONNE NELLA STORIA: Vittoria Colonna

DONNE NELLA STORIA: Vittoria Colonna

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VITTORIA COLONNA

Seconda parte – segue dal 23 febbraio 2019

Nel ’20 è a Roma, per rendere omaggio a papa Leone X che aveva elevato al rango di cardinale suo cugino Pompeo Colonna. A Roma conosce Castiglione, Pietro Bembo e Iacopo Sadoleto, allora segretari di Leone X.

Alla morte del marito a Vittoria Colonna viene riconosciuto il governo di Benevento, che era stato affidato da Clemente VII, quando questi era partito per la guerra.

In quegli anni fra la famiglia Colonna e il Papa i rapporti divengono sempre più tesi, per l’insofferenza, iniziando da Ascanio Colonna, all’obbedienza verso il  pontefice.

Nel ’27 il sacco di Roma dà l’occasione alla Colonna di accattivarsi le simpatie del papa per l’opera di soccorso verso la popolazione romana, anche grazie all’aiuto del cugino Alfonso d’Avalos marchese del Vasto.

Quando un esercito francese attaccherà Napoli, tutta la casa Avalos, che là risiedeva, si rifugerà nell’isola d’Ischia e Vittoria Colonna fa pressioni presso Filippino Doria, vicino al papa, affinché questi sia clemente con i suoi parenti, dimostrando così la propria riconoscenza per quanto da lei fatto in precedenza a Roma. Vittoria, inoltre, cerca anche, quanto può, di riparare i torti commessi dal marito. Infatti, con una serie di lettere, del ’29, sostiene l’obbligo che la casa Avalos ha di restituire all’abbazia di Montecassino un terreno di cui, a torto, si era impadronito il marito.

Nel ’30, nuovamente a Napoli, Vittoria comincia a frequentare un circolo formatosi attorno alla predicazione di G. Valdés, in cui si riunivano tutte le personalità più sensibili alla spiritualità valdesiana, dal Flaminio a Piero Vermigli, Isabella Breseña, Giulia Gonzaga. Proprio questo primo cenacolo la spingerà ad approfondire i temi della fede, secondo la nuova lezione che l’evangelismo valdesiano andava elaborando.

Nel ’32, a Roma, nasce la polemica sui cappuccini che le permette di prendere apertamente posizione in favore di quella nuova religiosità che esprimeva le ansie di rinnovamento all’interno del mondo cattolico.

Fondato nel 1526, grazie ad un diploma pontificio, l’Ordine dei Cappuccini si riproponeva un ritorno all’originaria povertà francescana e alla predicazione evangelica. Nel ’29 Clemente VII aveva esteso ai Cappuccini gli stessi privilegi e indulti dei camaldolesi. Ma questa posizione di favore durò poco perché una bolla papale del 7 aprile del ’34 costringeva i cappuccini a rientrare tra gli osservanti per poi essere addirittura scacciati da Roma, tra l’indignazione dei loro proseliti. La Colonna, le cui lettere ci mostrano come già da tempo avesse individuato nei cappuccini un’occasione di rinnovamento religioso e di dibattito sulla decadenza di alcune manifestazioni di fede, interviene immediatamente presso il papa in difesa dell’Ordine, assieme a Caterina Cibo e a Camillo Orsini.

In una lettera del ’36 a Gasparo Contarini, la Colonna difende l’alto valore morale e religioso dell’esempio di vita dato dai cappuccini e l’esigenza che venga raccolto dall’intera Chiesa cattolica il loro messaggio di carità e di umiltà. Il suo intervento raggiunge il suo scopo Paolo III conferma la bolla di Clemente VII che scioglieva i cappuccini dall’obbedienza agli osservanti.

Ottavia Luciani

Fine seconda parte – segue 10 marzo 2019

 

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