HomePoliticaGIUSTIZIA. NEGARE PUBBLICAZIONE ORDINANZA CUSTODIA CAUTELARE SUI GIORNALI E’ REGOLA ELEMENTARE DI CIVILTA’

GIUSTIZIA. NEGARE PUBBLICAZIONE ORDINANZA CUSTODIA CAUTELARE SUI GIORNALI E’ REGOLA ELEMENTARE DI CIVILTA’

GIUSTIZIA. NEGARE PUBBLICAZIONE ORDINANZA CUSTODIA CAUTELARE SUI GIORNALI E’ REGOLA ELEMENTARE DI CIVILTA’

“L’ordinanza di custodia cautelare non è un elemento di colpevolezza. Solo le sentenze definitive hanno l’autorità di determinare la colpevolezza di un cittadino di fronte alla legge. Purtroppo, qualche epigono del peggior Robespierre presente in Parlamento, mi costringe ancora oggi a ribadire un principio elementare di civiltà giuridica. Le ordinanze di custodia cautelare, infatti, prevedono, come contraltare ai gravi indizi di colpevolezza e all’ipotesi che un soggetto possa subire una condanna superiore ai 2 anni di reclusione, un interrogatorio di garanzia entro 5 giorni che consenta all’indagato di dare la sua versione dei fatti. Una possibilità che, come l’esperienza professionale insegna, si tramuta spesso in una rapida scarcerazione. Negare quindi la possibilità che alcuni stralci dell’ordinanza, di solito quelli che sposano le tesi accusatorie, vengano pubblicati sui giornali, significa evitare di esporre al pubblico ludibrio un soggetto che potrebbe essere totalmente scagionato in pochi giorni e che, comunque, secondo la Costituzione italiana non può essere considerato colpevole se non dopo i 3 gradi di giudizio. Questo non comporta alcun attentato alla libertà di stampa, come sostiene qualcuno che avrebbe preferito fino a pochi anni fa vivere nell’ “Eldorado” dell’Unione Sovietica. Le informazioni, infatti, vengono date in maniera chiara e trasparente attraverso l’apposita conferenza convocata con i giornalisti dai Procuratori della Repubblica. Evitando il paradosso di avvocati difensori, la cui nomina non è stata ancora notificata agli uffici, costretti a chiedere le ordinanze cautelari al giornalista amico che ne è già “magicamente” in possesso. Questo non può essere normale in uno Stato di diritto, così come non lo è certamente pubblicare stralci di atti che, per ragioni di pura notiziabilità, vere o false che poi si rivelino le notizie, vanno necessariamente nella sola direzione della colpevolezza, quando non diventino addirittura strumento di lotta politica. Chi è colpevole, con sentenza passata in giudicato, va ovviamente punito secondo la legge, ma non si può mai smarrire quel senso di civiltà che ogni giustizia veramente giusta deve avere. Senza immolare Dike sull’altare del gossip o del presunto scoop”.

Lo dichiara il deputato della Lega, Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia

luciani.2006@libero.it

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