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GUERRA HAMAS – ISRAELE

GUERRA HAMAS – ISRAELE

Oggi è il 209° giorno di guerra

Tv Israele: “Sinwar considera una trappola l’accordo”

Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, considera la proposta di intesa per una tregua come “una trappola”. Lo riferisce la tv israeliana Channel 12 che cita una fonte vicina a Sinwar, secondo quanto riferisce il Times of Israel. Secondo Sinwar, “la proposta sul tavolo non è una proposta egiziana, ma una proposta israeliana sotto mentite spoglie”. La fonte ha riferito a Channel 12 che Sinwar sarebbe riluttante in quanto l’accordo non garantisce la fine della guerra e afferma anche che i recenti commenti a favore dell’intesa da parte dei leader di Hamas in esilio sono privi di significato in quanto non parlano a nome del gruppo.

 

Casa Bianca: “Ancora nessuna risposta da Hamas sull’accordo”

La portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha dichiarato che “nessuna risposta è arrivata ancora da Hamas” sulla proposta di accordo per la tregua a Gaza. “Crediamo che tutti gli sforzi debbano essere compiuti per convincere Hamas ad accettare immediatamente l’accordo”, ha aggiunto la portavoce, citata da Haaretz. Fonti israeliane ieri avevano affermato che lo Stato ebraico aspettava una risposta della fazione palestinese sulla bozza d’intesa entro stasera.

 

Giornale libanese rivela dettagli della proposta di accordo al vaglio di Hamas

Secondo i dettagli della proposta al vaglio di Hamas filtrati sul giornale libanese Al-Akhbar vicino a Hamas e al gruppo libanese Hezbollah, questa prevedrebbe un un ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza in cambio di un previsto rilascio di ostaggi. La proposta, confermata poi oggi da un funzionario egiziano e da un funzionario di Hamas, prevedrebbe che durante la prima settimana di una fase iniziale di 40 giorni dell’accordo Hamas rilascerebbe ostaggi civili donne in cambio di prigionieri palestinesi. Dopo questa prima fase, le truppe israeliane si ritirerebbero da una strada costiera e si dirigerebbero verso est per facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e consentire il ritorno di civili sfollati alle loro case nel nord di Gaza; durante questo periodo Hamas fornirebbe anche una lista di ostaggi ancora vivi. Entro la terza settimana, poi, entrambe le parti dovrebbero avviare negoziati indiretti volti a ripristinare la calma permanente e, dopo 3 settimane dalla prima fase, le truppe israeliane si ritirerebbero dal centro di Gaza. La seconda fase prevista nell’accordo, della durata di 6 settimane, finalizzerebbe gli accordi per una calma permanente, vedrebbe il rilascio di tutti gli ostaggi rimanenti, sia civili che soldati, detenuti da Hamas, in cambio di altri prigionieri palestinesi; gli ostaggi militari non verrebbero invece rilasciati prima dell’inizio della calma. La terza e ultima fase comprenderebbe il rilascio dei corpi degli ostaggi detenuti a Gaza, di altri prigionieri detenuti da Israele e l’avvio di un piano di ricostruzione quinquennale. Il piano prevede che Hamas accetti di non ricostruire il suo arsenale militare.

 

Usa: “Il molo artificiale per gli aiuti a Gaza è oltre il 50%”

La costruzione da parte dell’esercito americano del molo artificiale e temporaneo per consentire la consegna di ulteriori aiuti umanitari alla Striscia di Gaza è completata per oltre la metà: lo ha annunciato il Pentagono.
Di fronte ai blocchi israeliani sulla fornitura di aiuti via terra nel territorio palestinese assediato e in preda a un disastro umanitario, il presidente americano Joe Biden ha annunciato all’inizio di marzo la creazione di questa installazione. “Ad oggi, abbiamo completato più del 50% del porto”, ha detto ai giornalisti Sabrina Singh, vice portavoce del Pentagono. Questo porto, il cui costo di costruzione dovrebbe ammontare a circa 320 milioni di dollari, sarà operativo dall’inizio di maggio, secondo le autorità americane.

Ma l’iniziativa non può sostituire i convogli terrestri, ha avvertito Washington.

L’annuncio arriva mentre il segretario di Stato Antony Blinken si trova in Medio Oriente. Il capo della diplomazia americana ha visitato oggi Kerem Shalom, un punto di passaggio per gli aiuti umanitari da Israele alla Striscia di Gaza. Il giorno prima in Giordania aveva parlato di “progressi reali e significativi” nell’ingresso degli aiuti avvertendo tuttavia che c’è “ancora molto da fare”.

Un alto funzionario dell’amministrazione statunitense ha dichiarato la scorsa settimana che tutti i 2,2 milioni di residenti di Gaza si trovano ad affrontare insicurezza alimentare.

 

Katz contro il colombiano Petro: “Antisemita pieno d’odio”

Il presidente colombiano è un leader “antisemita e pieno d’odio”. Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz commentando l’annuncio di Bogotà di voler rompere le relazioni diplomatiche con Israele dopo aver accusato Benyamin Netanyahu di compiere “un genocidio” a Gaza.

“La storia ricorderà che Gustavo Petro ha deciso di schierarsi accanto ai mostri più vili che la storia abbia mai conosciuto – ha scritto Katz su X -, che hanno bruciato neonati, ucciso bambini, violentato donne e rapito civili innocenti”.
“I rapporti tra Colombia e Israele sono sempre stati cordiali e nessun presidente antisemita pieno di odio cambierà la situazione”, ha concluso il ministro israeliano.

 

luciani.2006@libero.it

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