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LE DONNE NELLA STORIA: MATILDE DI CANOSSA

LE DONNE NELLA STORIA: MATILDE DI CANOSSA

Matilde di Canossa, o Mathilde, o più correntemente Matilde di Toscana, nota anche come la Gran Contessa nata a Mantova (?) nel marzo del 1046 deceduta a Bondeno di Roncore 24 luglio 1115. fu contessa, duchessa, marchesa e vicaria imperiale.

 segue da venerdì 06 ottobre 2023

Nel 1093 il figlio secondogenito dell’imperatore, Corrado di Lorena, sostenuto dal papa, da Matilde e da una lega di città lombarde, veniva incoronato Re d’Italia. Matilde liberò e diede rifugio persino alla moglie dell’imperatore, Prassede, figlia del Re di Russia ed ex vedova del Marchese di Brandeburgo, che aveva denunciato al Concilio di Piacenza del 1095 “le inaudite porcherie sessuali” che aveva preteso Enrico da lei e per le quali veniva relegata in una specie di prigionia-alcova a Verona. Si accese dunque una lotta all’interno stesso della famiglia imperiale, che indebolì sempre più Enrico IV.

Questi morì ormai sconfitto nel 1106; alla deposizione e morte di Corrado di Lorena (1101), il figlio terzogenito del defunto imperatore e nuovo imperatore, Enrico V di Franconia, riprese a sua volta la lotta contro la Chiesa e l’Italia. Stavolta l’atteggiamento della Granduchessa nei confronti della casa imperiale dovette modificarsi e Matilde si conformò ai voleri dell’imperatore. Nel 1111, sulla via del ritorno in Germania, Enrico V la incontrò al castello di Bianello, vicino a Reggio Emilia. Matilde gli confermò i feudi da lei messi in dubbio quando era vivo suo padre, chiudendo così una vertenza che era durata oltre vent’anni. “In vice regis” recita Donizone, e da qualcuno è stato interpretato come se Enrico V avesse conferito alla Granduchessa un nuovo titolo: “Viceregina d’Italia” e “Vicaria Imperiale”, ma è negato dagli storici Carlo Guido Mor, Paolo Golinelli ed Eugenio Riversi.

Matilde morì di gotta nel 1115 a Bondeno di Roncore (oggi Bondanazzo di Reggiolo, una corte circondata fino al XIX secolo da fossati e incastellata). Al suo fianco si trovava il vescovo di Reggio Bonsignore Arlotti, che le amministrò gli ultimi sacramenti. Era il 24 luglio, vigilia di san Giacomo, il santo cui Matilde negli ultimi mesi aveva fatto erigere un oratorio proprio davanti alla sua camera da letto, per potere assistere alle funzioni in quanto era ormai inferma. Venne inizialmente sepolta nel sarcofago nell’abbazia di Polirone (San Benedetto Po).                                  Nel 1632, per volere di papa Urbano VIII, la sua salma venne traslata a Roma in Castel Sant’Angelo; nel 1644 trovò definitiva collocazione nella basilica di San Pietro in Vaticano, rara presenza femminile nelle grotte vaticane, assieme solo alla regina Cristina di Svezia, all’erede al trono di Cipro Carlotta di Lusignano e alla principessa polacca Maria Clementina Sobieska, consorte di Giacomo Francesco Stuart.            La sua tomba, scolpita dal Bernini, fu detta “Onore e Gloria d’Italia”.

La discendenza

Dal matrimonio con Goffredo il Gobbo nel 1070 nacque Beatrice, che morì dopo alcuni giorni. Matilde, nel tentativo di creare una dinastia in Toscana, adottò Guido Guerra II detto “succhiasangue”, duca di Toscana, ma anche questo tentativo fallì. Non avendo lasciato eredi diretti, di conseguenza il suo immenso patrimonio andò disperso.                                                                                                                              Alcuni castelli rimasero in possesso di signori locali e Communi Militum, cioè cavalieri e mercenari; altri ai discendenti di Prangarda, sorella di Tedaldo, nonno di Matilde (come forse alle famiglie che diedero vita alle dinastie parmensi dei Baratti e degli Attoni o Iattoni/Jattoni ed infine di Antesica e di Beduzzo, le vere castellane matildiche).                                                                                                                              Per quanto riguarda i feudi appartenuti alla contessa, alcuni possedimenti vennero addirittura dimenticati in un vuoto di potere, altri semplicemente incamerati nei possedimenti papali.

 

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