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LE DONNE NELLA STORIA: MATILDE DI CANOSSA

LE DONNE NELLA STORIA: MATILDE DI CANOSSA

Matilde di Canossa, o Mathilde, o più correntemente Matilde di Toscana, nota

anche come la Gran Contessa nata a Mantova (?) nel marzo del 1046 deceduta a Bondeno di Roncore 24 luglio 1115. fu contessa, duchessa, marchesa e vicaria imperiale.

 segue da venerdì 29 settembre 2023

Nel 1088 Matilde si trovò a fronteggiare una nuova discesa dell’Imperatore Enrico IV e si preparò al peggio con un matrimonio politico, dato che l’attuale pontefice disgiungeva il potere vaticano da quello canossiano, com’era stato sino a questo momento, per ultimo fino a Gregorio VII. Matilde scelse il duca sedicenne Guelfo V (in tedesco Welf), erede del ducato di Baviera. Le nozze facevano parte di una rete di alleanze approvate dal nuovo papa, Urbano II, allo scopo di contrastare efficacemente Enrico IV.

La Gran Contessa inviò migliaia di armati al confine della Longobardia a prendere il duca, lo accolse con onori, organizzò una festa nuziale di centoventi giorni molto sfarzosa. Cosma di Praga, autore del Chronicon Boemorum, riporta che dopo il matrimonio, per due notti, il duca aveva rifiutato il letto nuziale e il terzo giorno Matilde si presentò nuda su una tavola preparata ad hoc su alcuni cavalletti dicendogli: «tutto è davanti a te e non v’è luogo dove si possa celare maleficio». Ma il duca rimase interdetto; Matilde, indignata, lo assalì a suon di ceffoni e sputandogli addosso lo cacciò con queste parole: «Vattene di qua, mostro, non inquinare il regno nostro, più vile sei di un verme, più vile di un’alga marcia, se domani ti mostrerai, d’una mala morte morirai…». Ovviamente non ebbero figli e ottennero l’annullamento nel 1095, dopo sei anni di matrimonio: si erano sposati nel 1089, quando lei aveva 43 anni e lui 17.

Successivamente Matilde sobillò i due figli dell’imperatore, Corrado di Lorena ed Enrico e ne appoggiò le rivolte contro il padre; si appoggiò inoltre alla potente casata comitale dei Guidi in Toscana, per ostacolare un’altra dinastia, gli Alberti, fedeli all’impero.

La vittoria contro l’imperatore

Dopo numerosi successi militari, tra cui quello sui Sassoni, l’imperatore Enrico si preparava nel 1090 alla sua terza discesa in terra italica, per infliggere una sconfitta definitiva alla Chiesa. L’itinerario fu quello solito, il Brennero e Verona, confine con i possedimenti di Matilde che iniziavano a partire dalle porte della città. La battaglia si accentrò presso Mantova. Matilde si assicurò la fedeltà degli abitanti esentandoli da alcune tasse e con la promessa di essere integrati nello status di Cittadini Longobardi con il diritto di caccia, pesca e taglialegna su entrambe le rive del fiume Tartaro.

La città resistette fino al tradimento del giovedì santo, nel quale i cittadini cambiarono fronte in cambio di alcuni ulteriori diritti concessi loro dall’assediante Enrico IV. Matilde si arroccò nel 1092 sull’Appennino reggiano attorno ai suoi castelli più inespugnabili, in modo particolare a Canossa, dove ascoltò i consigli dell’eremita Giovanni che l’incitava a continuare la guerra contro l’imperatore. Il potere dei Canossa si era basato su una rete di castelli, rocche e borghi fortificati situati nella Val d’Enza, che costituivano un complesso sistema poligonale di difesa che aveva sempre resistito ad ogni attacco portato sull’Appennino. Dopo alterne e sanguinose battaglie, il potente esercito imperiale venne preso in una morsa. L’esercito imperiale, fu distrutto dalla vassalleria matildica dei piccoli feudatari e assegnatari dei borghi fortificati, che mantennero intatta la fedeltà ai Canossa anche di fronte all’Impero. La conoscenza perfetta dei luoghi, la velocità delle informazioni e degli spostamenti, la presa delle posizioni strategiche in tutti i luoghi elevati della val d’Enza, ebbero la meglio sul potente imperatore.

Pare che la stessa contessa avesse partecipato alla battaglia, galvanizzando gli alleati all’idea di combattere una guerra giusta. L’esercito imperiale fu preso a tenaglia nella vallata. Enrico IV si rese conto dell’impossibilità di penetrare quei luoghi asperrimi, ben diversi dalla Pianura Padana o della Sassonia: non si trovava più di fronte ai confini tracciati dai fiumi dell’Europa centrale, ma a scoscesi sentieri, protetti da rocche turrite, da case-torri, dalle quali gli abitanti scaricavano dardi di ogni genere su chiunque si avvicinasse.

Dopo la vittoria di Matilde molte città come Milano, Cremona, Lodi e Piacenza si schierarono con la Contessa canossiana per sottrarsi al controllo imperiale.

Fine quarta parte

 

luciani.2006@libero.it

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