HomePoliticaPROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA, COR: IL CASO NARDO’ PONE UNA QUESTIONE PIU’ AMPIA. LE CURE DEVONO ESSERE IN ESENZIONE.

PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA, COR: IL CASO NARDO’ PONE UNA QUESTIONE PIU’ AMPIA. LE CURE DEVONO ESSERE IN ESENZIONE.

PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA, COR: IL CASO NARDO’ PONE UNA QUESTIONE PIU’ AMPIA. LE CURE DEVONO ESSERE IN ESENZIONE.

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Dichiarazione dei consiglieri regionali dei Conservatori e Riformisti, Erio Congedo (presidente Commissione Affari Istituzionali) e Luigi Manca (vice presidente Commissione Sanità)

La Procreazione Medicalmente Assistita ha un costo. Non solo economico. Le donne che si rivolgono vi arrivano con un carico di sofferenza e speranza che merita non solo attenzione sanitaria, ma anche psicologica.

Quello che sta accadendo al Centro di Procreazione Medicalmente Assistita di Nardò ci offre lo spunto per una riflessione più ampia e che come Conservatori e Riformisti intendiamo tradurre in un’interrogazione da proporre al presidente e assessore alla Sanità, Emiliano, perché le cure a cui le donne si sottopongono siano in esenzione. L’infertilità, infatti, è una patologia che per altro ha notevoli risvolti sul piano psicologico. E’ iniquo poter offrire questa possibilità solo a chi è nelle condizioni di potere economicamente sostenere i costi. Non è giusto che una coppia non in grado di farlo sia punita due volte: dalla patologia e dalle condizioni economiche.

Per quanto riguarda Nardò, invece, invitiamo il direttore generale della Asl di Lecce, Melli, a provvedere con urgenza alla nomina un medico anestesista struttura nel centro di PMA di Nardò che consenta di proseguire il percorso intrapreso dalle pazienti già in cura. Si tratta di lunghe terapie, gravose sia dal punto di vista economico, che fisico, oltre che, appunto, psicologico.

Bisogna, quindi, scongiurare assolutamente il rischio che le donne – che devono sottoporsi a interventi in anestesia ed indispensabili al perfezionamento del percorso di procreazione medica assistita – debbano rivolgersi altrove con conseguente vanificazione (e danno) delle costose cure sinora effettuate.

Un rischio che appare concreto visto che un anestesista della struttura è andato in pensione, mentre l’altro ha un contratto in scadenza il 30 giugno prossimo. Ovvero fra soli quattro giorni.

Il Direttore Melli non può rimanere indifferente, anche da donna meglio di chiunque comprende come sia importante garantire la continuità di queste cure, per cui confidiamo che effettui al più presto la nomina dell’anestesista.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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