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LE DONNE NELLA STORIA – HILLARY CLINTON

LE DONNE NELLA STORIA – HILLARY CLINTON

Hillary Diane Rodham, coniugata Clinton, politica, avvocato e diplomatica statunitense

Segue da venerdì 24 novembre 2023

Nonostante gli Stati rurali e piccoli premiassero Obama, Clinton ottenne la vittoria negli Stati più grandi dove concentrava tutte le sue risorse di tempo e denaro come lo Stato di New York (57%-40%, Stato di cui era senatrice), o il Massachusetts (56%-41% nonostante l’appoggio dei Kennedy a Obama) ed anche in alcuni Stati importanti del Sud in cui le minoranze nere ma soprattutto latine erano ancora fedeli ai Clinton; riuscì a pareggiare e addirittura a vincere per un pugno di delegati con 1056 delegati totali contro 1 036 di Obama, che però vinse i delegati del voto popolare. Obama ha vinto soprattutto nei caucus, tra i giovani, tra gli afroamericani, tra gli uomini sotto i 45 anni e con titoli universitari superiori, nel Nord-West, nel Mid East e nell’East Coast; Clinton ha vinto invece nelle grandi primarie grazie alla mobilitazione capillare della sua macchina organizzativa tra le donne bianche, tra gli elettori superiori ai 65 anni, tra le persone con titoli di studi più modesti e nel Sud dei grandi Stati.

A febbraio, dopo il sostanziale pareggio del SuperTuesday, Clinton decise di prestare 5 milioni di tasca sua alla campagna elettorale. La mossa fu giudicata male dai suoi investitori, segnalando possibili difficoltà di rilanciarsi nella sfida, che oramai vedeva Obama come netto favorito. Infatti, dopo pochi giorni, il comitato di Obama comunicò di aver raccolto in poco tempo oltre 32 milioni di dollari e portato il numero di volontari oltre i 500000 collaboratori.

Nelle primarie intanto, Obama si rafforzava ovunque trionfando, anche con forza, nel cosiddetto Democrats Abroad (32%-66%), ovvero il voto dei Democratici all’estero, segnando la sua popolarità acquisita in tutto il mondo e doppiando Hillary.

Vittorie importanti e nette segnando come l’apparato democratico avesse oramai abbandonato l’ex favorita Clinton per convergere sulla nuova stella di Obama, come dimostrato da molti superdelegati passati con lui.

Nonostante la minimizzazione la campagna di Hillary era fortemente in difficoltà. Cominciarono i primi licenziamenti e la possibilità di perdere l’enorme vantaggio di cui si godeva dall’inizio. Tuttavia, grazie all’incondizionato supporto di anziani bianchi, classe operaia democratica e latini, come previsto dai sondaggi, Hillary ottenne una sorprendente vittoria sul filo di lana nei due Stati chiave di Ohio (53%-45%) e Texas (51%-47%) ma anche nel piccolo Rhode Island (58%-40%), anche se di pochi punti rispetto ai 10-20 previsti. Inoltre questo si determinò dall’emergere di alcuni scandali di Obama come quelli di un suo collaboratore, Tony Retzko, a processo per corruzione a Chicago, o di contatti ambigui con il Canada sulla discussione di una nuova bozza di Trattato di Libero Scambio Nordamericano che avrebbe favorito alcuni sponsor. Inoltre le TV di questi Stati vennero inondate da uno spot che divenne celebre, nel quale, da un telefono rosso giungeva una chiamata dalla Situation room per avvisare il Presidente di un’emergenza improvvisa con un Obama impacciato e impreparato ribadendo il concerto dell’esperienza, uno dei cavalli di battaglia di Clinton.

Per la prima volta dalle primarie Clinton ricevette un numero maggiore di delegati, anche se il voto delle primarie in Florida e Michigan incise per la metà, come stabilito dalle delegazioni. Obama però vinse facilmente con alte percentuali nei caucus del Vermont (39%-59%), dello Wyoming (38%-68%) e del Mississippi (37%-61%). Inoltre Obama ricevette l’appoggio dei delegati di tutti i candidati minori ritiratisi, soprattutto quelli di Edwards e di Richarson, che aveva ricoperto importanti ruoli nel Governo Clinton.

Dopo tutto questo, anche tra i media e giornali, iniziò a serpeggiare la convinzione che la vittoria di Clinton fosse sempre meno probabile, visto oramai il considerevole vantaggio dell’avversario. Clinton, infatti, avrebbe dovuto vincere le ultime sfide e convincere a far valere totalmente il voto dei delegati contestati in Michigan e Florida e inoltre, convincere diversi superdelegati ad abbandonare Obama per sostenerla.

Tanto gli stessi vertici del Partito quanto la speaker Nancy Pelosi, sconsigliarono di delegittimare il candidato vincitore dei voti popolari. Inoltre erano forti le voci di riunire il partito dietro Obama, dato che si temeva una Open Convention, cioè una Convention senza un chiaro vincitore, e che questo avrebbe permesso la vittoria del presunto candidato repubblicano, il senatore dell’Arizona e l’ex eroe-prigioniero di guerra John McCain, che, dopo la sua vittoria, aveva compattato il partito repubblicano sul suo nome.

Fine quinta parte

Pubblicato  Primo dicembre 2023

luciani.2006@libero.it

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