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LE DONNE NELLA STORIA: MATILDE DI CANOSSA

LE DONNE NELLA STORIA: MATILDE DI CANOSSA

Matilde di Canossa, o Mathilde, o più correntemente Matilde di Toscana, nota anche come la Gran Contessa nata a Mantova (?) nel marzo del 1046 deceduta a Bondeno di Roncore 24 luglio 1115. fu contessa, duchessa, marchesa e vicaria imperiale.

segue da venerdì 15 settembre 2023

Il matrimonio con Goffredo il Gobbo

Goffredo il Barbuto, sposando Beatrice, era diventato signore della Tuscia. Una clausola del contratto di matrimonio stabilì che il figlio di Goffredo, Goffredo il Gobbo, avrebbe sposato la figlia di Beatrice, Matilde, per consolidare il suo potere e quello dei Canossa, e per non dover in seguito dividere i possedimenti delle rispettive casate, ma soprattutto per rinforzare i legami tra i Canossa e la Bassa Lorena che da sempre era la spina nel fianco dell’Impero e teatro di guerre di successione, data la posizione strategica. I due promessi sposi erano cugini per il ramo materno, da parte di Beatrice.

Le nozze furono anticipate al 1069, allorché Goffredo il Barbuto si trovò in punto di morte. Matilde alla fine dell’anno accorse al capezzale del patrigno (prima a Bouillon e poi a Verdun). Poco prima della sua morte Matilde e Goffredo il Gobbo si unirono in matrimonio. Il marito era un giovane onesto e coraggioso, ma afflitto da alcuni difetti fisici (tra gli altri gozzo e gobba), comunque Matilde, conscia dei doveri nobiliari per i quali era stata educata e con la persuasione della madre, seppur riluttante restò in Lotaringia coabitando con il marito e ne rimase incinta. Tra la fine del 1070 e l’inizio del 1071 partorì una bambina che chiamò Beatrice, per poter rinnovare il nome della madre (nome molto frequente in Lotaringia). Il parto però non fu facile e dopo pochi giorni la piccola Beatrice morì, il 29 gennaio 1071. Il 29 agosto la madre di Matilde eresse il monastero di Frassinoro, nell’Appennino Modenese, com’era usanza tra i nobili, per «la grazia dell’anima della defunta Beatrice mia nipote».

La permanenza di Matilde in quella che era la Bassa Lotaringia fu breve quanto difficile e rischiosa. Matilde rischiò la vita non solo per i postumi di un parto difficile, che nel Medioevo spesso si concludeva con la morte della madre, ma anche per l’ira del casato di Lotaringia che accusò la Grandecontessa di portare il malocchio, in quanto non aveva dato un erede maschio al suo “Signore”, compito principale, se non unico, per le mogli dell’epoca. Nel gennaio del 1072 fuggì appena le circostanze le offrirono la possibilità, e rientrò a Canossa, presso la madre.

Tra il 1073 e il 1074 il marito Goffredo scese nella penisola italiana per riconquistare Matilde offrendole possedimenti e armate, ma la risposta della Grancontessa fu estremamente ferma e rigida. Sul suo atteggiamento si è costruito il mito di una donna priva di debolezze.

Goffredo il Gobbo nel 1076 cadde vittima di un’imboscata nelle sue terre nei pressi di Anversa. Lamberto di Hersfeld riporta che durante la notte, spinto da bisogni corporali, si recò al gabinetto e un sicario che stava in agguato gli conficcò una spada tra le natiche lasciandogli l’arma piantata nella ferita. Sembrava dovesse sopravvivere, ma una settimana dopo, il 27 febbraio 1076, morì, lasciando Matilde vedova. Molti commentatori dell’epoca l’accusarono di essersi macchiata personalmente del crimine; comunque come colpevole viene indicato più verosimilmente il conte fiammingo Roberto I delle Fiandre. In ogni caso Matilde non versò al clero neppure un obolo per l’anima del marito ucciso, né fece recitare una messa o gli dedicò un convento, com’era invece d’uso fare tra i nobili.

Fine seconda parte

luciani.2006@libero.it

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