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LE DONNE NELLA STORIA: SYLVIA PLATH

LE DONNE NELLA STORIA: SYLVIA PLATH

SYLVIA PLATH, (nata a Boston, Massachussets, il 27 ottobre 1932 – morta  11 febbraio 1962

È stata la poetessa che vinse un premio Pulitzer postumo

Seconda parte segue da venerdì 30 giugno 2023

Nel 1960 nacque la loro prima figlia, Frieda, e Sylvia pubblicò la sua prima raccolta di poesie, intitolata Il colosso. Poco dopo ebbe un aborto spontaneo che la sprofondò di nuovo nella depressione. Un anno dopo recitò alla BBC il suo famoso poema Tre donne, in cui racconta la maternità attraverso tre voci con una prospettiva femminista e antibellica. Nel poema parlò anche del dolore causatole dall’aborto. Da quell’esperienza alla BBC Sylvia iniziò a concepire le sue poesie perché fossero lette ad alta voce. Quell’anno nacque il suo secondo figlio, Nicholas.

Il 1963 fu un anno importante per Plath anche perché pubblicò il suo primo e unico romanzo, La campana di vetro. In questo racconto semi autobiografico, Sylvia esplora l’instabilità emotiva che porta la sua protagonista a un disturbo depressivo. La prima edizione fu pubblicata con lo pseudonimo Victoria Lucas, ma nel 1967 il romanzo apparve firmato con il suo nome.

Dopo aver scoperto diverse infedeltà da parte di Ted e aver subito dei maltrattamenti da parte del marito, Sylvia decise di divorziare. Tornò a Londra con i due figli e affittò un appartamento in cui aveva vissuto lo scrittore W.B. Yeats, cosa che le parve di buon auspicio.

Quell’inverno si rivelò troppo duro per la scrittrice che, sola, con due bambini, lontana dal Paese natale, malata e afflitta da problemi economici, sprofondò di nuovo nei meandri più oscuri della sua mente. La mattina dell’11 febbraio 1963 Sylvia Plath preparò la colazione per i bambini, che erano in casa, e si tolse la vita infilando la testa nel forno e aprendo la manopola del gas. Fu così che Plath mise fine agli episodi depressivi e al disturbo bipolare di cui si crede soffrisse e che l’avevano tanto tormentata. Purtroppo non aveva avuto i mezzi necessari per curare la propria salute mentale.

Fu sepolta nel cimitero di Hepton Stall, a West Yorkshite.

Pubblicazioni postume e riconoscimenti

Dopo la morte della moglie Ted Hughes acquisì i diritti dell’opera di Plath e divenne l’editore della sua eredità letteraria. Hughes supervisionò ed editò i suoi manoscritti e, nel 1965, pubblicò la raccolta Ariel, in cui sono raccolte le poesie scritte dall’autrice nei mesi precedenti alla sua morte.

Ariel è considerato il capolavoro di Sylvia Plath, per le sue profonde riflessioni sul cuore spezzato e la creatività e la radicale onestà con cui descrive il dolore. In Ariel si trovano i famosi poemi Daddy e Lady Lazarus, in cui Plath parla del suicidio e omaggia la sopravvivenza.

Questa raccolta segnò un punto fondamentale nella sua fama di poeta e la rese una delle massime esponenti del genere confessionale.

Gli anni successivi Hughes pubblicò Attraversando l’acqua (1971) e Winter Trees (1972), oltre a una raccolta di racconti, estratti dei suoi diari e saggi intitolata Johnny Panic e la bibbia dei sogni (1977).

Molti critici hanno accusato Hughes di aver usato e censurato l’opera di Sylvia Plath a proprio vantaggio. In effetti, la prima cosa che fece il poeta quando entrò in possesso dei manoscritti di Plath fu distruggere l’ultimo volume dei suoi diari, in cui l’autrice narrava il loro tormentoso matrimonio.

Prima di morire Hughes pubblicò Birthday Letters, dove raccolse tutte le poesie che aveva scritto per Sylvia.

A partire dagli anni ottanta e novanta si cominciò a studiare l’opera di Plath da una prospettiva critica femminista e di genere. Nel 1982 la scrittrice ottenne il riconoscimento del Pulitzer per la poesia per l’opera raccolta in Collected Poems: fu la prima autrice a ricevere questo premio postumo. Nel 1998 fu pubblicata l’edizione quasi completa dei suoi diari.

 

Fine.

luciani.2006@libero.it

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