HomeCronaca e AttualitàNELLE ZONE INFETTATE DALLA XYLELLA SI DEVE SOLO ERADICARE. NON CI SONO CURE POSSIBILI

NELLE ZONE INFETTATE DALLA XYLELLA SI DEVE SOLO ERADICARE. NON CI SONO CURE POSSIBILI

NELLE ZONE INFETTATE DALLA XYLELLA SI DEVE SOLO ERADICARE. NON CI SONO CURE POSSIBILI

Nella relazione presentata dal deputato L’Abbate proposte soluzioni di sostegno per la filiera e il reimpianto

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Il rapporto di causa-effetto tra la presenza di Xylella e il disseccamento degli ulivi è «chiarito» fin dal 2014, senza spazio a nessuna teoria complottista o comunque stravagante sull’esistenza di possibili cure. Ed esiste la necessità di procedere con «estrema urgenza, attivando ogni misura utile al contenimento del batterio e alla ripresa produttiva dei territori colpiti».

La proposta di relazione finale dell’indagine conoscitiva della Camera sulla Xylella, relatore il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) presentata alla Commissione Agricoltura che dovrebbe approvare entro giovedì, suona come sentenza finale nella lotta contro la battereosi che ha colpito gli ulivi pugliesi, meglio salentini. Il relatore ha trasmesso il documento ai colleghi da una decina di giorni: dopo l’ascolto di 33 persone (tra cui numerosi esperti, oltre che il ministro Centinaio, il governatore Emiliano e il procuratore di Lecce Leonardo Leone De Castris) è emerso un quadro di grave allarme per «la drammaticità della situazione in cui versano gli olivicoltori pugliesi».

È necessario, ora, «definire con urgenza un piano di intervento che individui con esattezza le azioni da intraprendere, definisca le risorse finanziarie destinate a combattere l’emergenza e a ristorare gli olivicoltori e tutti coloro che partecipano, a diverso titolo, alla filiera olivicolo dai danni subiti, fornendo loro un supporto per riavviare una redditizia attività produttiva».

«Risulta, ormai, certo che la causa del disseccamento degli ulivi in Puglia è dovuta al diffondersi del batterio della Xylella fastidiosa e alla capacità di essere trasportato da vettori, tra i quali il più noto è quello denominato Philaenus spumarius L., nota come “sputacchina media”». Non esistono – secondo la relazione – strategie alternative: «La presenza del batterio richiede interventi di contenimento, risultando, pressoché impossibile, al momento, un’eradicazione totale. La Xylella fastidiosa deve essere cioè eradicata laddove sia possibile e contenuta laddove l’eradicazione non sia più attuabile». E dunque, accanto a un «piano di comunicazione» e al «monitoraggio», affidato al Servizio fitosanitario della Regione Puglia, che potrebbe essere effettuato anche via «satellite» sulle «aree indenni», bisogna «adottare un piano di lotta ai vettori» che si sviluppi «privilegiando misure fitosanitarie di natura agronomica e fitoiatrica a basso impatto ambientale».

Non può essere trascurato il tema delle «procedure per l’abbattimento delle piante infette», che è necessario «snellire» per effettuare gli abbattimenti «con tempestività»: «Le istituzioni devono poter contare su una legislazione che garantisca loro la tempestività e l’efficacia dell’intervento», ovvero su norme «di carattere emergenziale» che consentano «di dare tempestiva attuazione alle misure fitosanitarie e di semplificare le procedure istruttorie prodromiche all’abbattimento e alla rimozione delle piante infette». Allo stesso tempo bisogna «intervenire anche in quelle aree di proprietà pubblica o abbandonate, dove non è possibile far affidamento sull’intervento degli olivicoltori».

Molto articolate anche le proposte per le aree colpite da Xylella. Sì al reimpianto delle specie resistenti, sì al sostegno per le imprese, sì anche alla revisione del Piano olivicolo nazionale. «La Commissione ritiene in particolare che debba essere incoraggiata nella zona infetta, attraverso strumenti di sostegno al reddito degli agricoltori, la riconversione verso altre colture, presenti in passato e sostituite nel tempo, anche al fine di diversificare il paesaggio agrario e aumentare la biodiversità nel territorio».

redazione.lecceoggi@gmail.com

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